Capitolo 30

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L'energia sgorga nuovamente in tutto il mio corpo come l'acqua da una diga distrutta. Gli occhi mi si spalancano di colpo, le labbra aperte ad inalare quanta più aria possibile, quasi fossi stata sul punto di annegare. Il cuore pompa sangue nel mio intero organismo ad un ritmo incessante. Inclino il busto in avanti, l'istinto impossessatosi delle mie facoltà intellettive. Ingoio bocconi di aria, affamata, le mani poggiano inermi sul pavimento freddo.

Questa è la realtà. Ce l'ho fatta.

<<Jorgen...>> quella parola rotta. Una sola, che ha il potere di racchiuderne migliaia d'altre. Una sola, che ha il potere di riempirmi di gioia o di frantumare la mia vita in minuscoli pezzi. Una parola, più importante della mia stessa esistenza.

Il mio sguardo fruga tra le ombre create da questa fastidiosa luce artificiale, l'ansia incatenata alle mie vene.

Un corpo a terra. Bianco, immobile.

Le mie gambe scattano prima che abbia il tempo di impartire un qualsiasi ordine al mio corpo. Avverto le ginocchia piegarsi accanto a lui un istante dopo, la preoccupazione instillata in ogni poro del mio essere. Le dita si avvolgono senza esitazione tra le sue ciocche scure, trasportando il suo capo sulle ginocchia con delicatezza.

Il suo viso è rilassato in uno stato dormiente, l'espressione placida lo fa sembrare meno irrequieto e maturo, senza più tormenti per la testa. Un bellissimo angelo bruno, artificialmente reso assopito. La sua bocca semiaperta mi fa venire voglia di baciarlo con tutte le mie forze fino a svegliarlo, facendogli sgranare quei due bellissimi occhi ambrati.

<<So che riuscirai a superare qualsiasi ostacolo. Io credo in te. Sono qui. Non ti lascerò mai. Ce lo siamo promessi, ricordi?>> gli sussurro ad un orecchio, le mie mani a lisciargli la folta chioma castana.

Un movimento impercettibile coglie la mia attenzione, un guizzo delle sopracciglia scure.

<<No... N-non posso farlo...>> mugugna a denti stretti. La fronte si corruga di colpo, il corpo irrigidito improvvisamente. Le mie carezze tra i suoi capelli morbidi si fanno più intense; una parte di me vuole con tutta me stessa che questo basti per riuscire a comunicargli la mia presenza.

<<Non è per davvero così. Sono illusioni, pallide ombre dei sogni. Io non sono realmente lì. Ti sto aspettando qui, adesso, e ti amo.>> il mio mormorio è leggero come un fruscio.

L'espressione di angoscia che ha scolpita sul volto si intensifica, le lunghe ciglia tremanti. Una goccia scintillante gli nasce delicata dalle palpebre scure, accarezzandogli la guancia liscia, fino a cadere sul mio abito chiaro.

Qualcosa dentro al mio petto si smuove, colpendomi con così tanta forza da lasciarmi senza fiato. Il suo dolore all'improvviso diventa il mio, lo stupore mescolato in questo mulinello di sensazioni.

Ho visto piangere una sola volta Jorgen in tutta la mia vita: il momento in cui aveva capito che la nostra Caserma era stata presa. Neanche dopo il mio rifiuto, nemmeno sotto tortura ha versato una lacrima. Ma ora, mentre mi sta guardando e comprende quello che deve fare, nonostante sappia che sia un'esercitazione...

<<Uccidimi e non esitare. Torna da me.>> le mie dita passano sul solco umido lasciato dalla sua tristezza, asciugandoglielo. Chino il capo, lottando con tutta me stessa per non piangere. Devo essere forte per lui in questo momento. Ha bisogno di me.

<<Anny.>> quel suono.

Il mio cuore si ferma per un istante, il viso si sporge a controllare che...

Uno sguardo color miele si posa subito su di me.

<<Sapevo che ce l'avresti fatta.>> il mio sussurro esce raggrinzito, troppo emozionato per urlare l'euforia che ho dentro.

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora