Capitolo 2

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<<Anny, sei morta?>>

Il turbine di riflessioni che mi aveva avvolta nella sua morsa mi abbandona, mentre la voce di Filip nel banco di fianco mi riaggancia alla realtà.

Sbatto le ciglia, il mondo che ritorna a fare capolino dietro la coltre che mi aveva appannato la vista. Mi passo la nocca dell'indice sulla palpebra chiusa prima di dare una rapida occhiata in giro, nonostante stia ancora galleggiando nel torpore della sonnolenza.

Non sembra essere cambiato granché da prima che mi appisolassi: l'istruttrice, svogliata, sta ancora riassumendo le origini delle Province e la fondazione della Capitale, mentre Filip continua a tirare con una cerbottana di sua invenzione palline di carta tra i capelli di Eneka, qualche banco davanti a noi.

<<Purtroppo no. Dovrai sorbirti la mia presenza ancora per molto tempo.>> Mugugno stiracchiandomi.

In tutta risposta lui mi lancia un'occhiata complice, prima di ritornare a sputare addosso al suo bersaglio.

Uno sbadiglio spontaneo mi scivola fuori dalle labbra, i riflessi ramati dei capelli della mia migliore amica che mi ipnotizzano, ammalianti.

Da quanto tempo siamo bloccati qua dentro?

Questa mattinata sembra non finire mai. O magari ho questa impressione perché ho passato l'intera notte in bianco.

È da quando ho finito il mio trattato per Illur che non riesco a fare a meno di pensare alla lettera di Jan, al suo contenuto, ad una possibile strategia per contraccambiare il probabile assalto da parte dei soldati della Provincia del Sud. Anche se la rassegnazione, venutami a trovare con il sorgere del sole, mi sta convincendo sempre di più che da sola non sia possibile fare nulla. Se riferissi le informazioni al colonnello le possibilità di successo aumenterebbero notevolmente, ma il messaggio era chiaro: nessuno deve venirne a conoscenza, o Jan rischierebbe addirittura di essere radiato a vita. Per non parlare dei rischi che io stessa potrei correre, anche se sarei pronta a sacrificare la mia stessa vita per il bene dell'Impero. Ma non ci sono in ballo solamente io e la mia carriera, quindi non ho altra scelta. Tutto quello che posso permettermi di fare è di stare nel più alto stato di allerta costante per essere sempre pronta a correre alle armi in caso di attacco. Perché è ovvio che rimarrei al fianco dei miei compagni a combattere. So quello che mi ha detto Jan, ma so anche il motivo che l'ha spinto a scrivermi di scappare: l'amore. Se fossi stato un soldato qualunque sicuramente le sue istruzioni sarebbero state differenti. Non posso fargliene una colpa; ci tiene molto a me, è ovvio che mi voglia sempre sapere al sicuro. Ma il nostro lavoro ce lo impedisce, ed è proprio perché ho scelto questo mestiere che sono pronta allo scontro. Amo la mia terra e farò di tutto per proteggerla. Per non parlare del fatto che preferirei essere uccisa in battaglia piuttosto che disertare. Scappare è da perdenti. Butterei all'aria con un solo gesto tutto quello per cui ho lottato per metà della mia vita, e per cui sto ancora lottando. Oltre al fatto che fuggire dopo tutti questi anni di addestramento che mi hanno preparata ad affrontare proprio questo possibile genere di situazione sarebbe come rinnegare me stessa e quello in cui credo... E quello a cui tengo. Riuscirei davvero ad abbandonare la mia Provincia e lasciarla in mano a quegli sporchi assassini, dopo tutto quello che hanno fatto?

L'immagine dei nostri perlustratori trovati torturati e legati a degli alberi mi assale la mente all'improvviso, un sordo odio che inizia a bollirmi la bocca dello stomaco...

<<Recluta Yrsaarson!>>

La voce fastidiosamente nasale dell'istruttrice mi perfora i timpani; le mie gambe scattano automaticamente sull'attenti.

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora