Capitolo 39

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Giada era rimasta un attimo immobile, confusa.
Ma mai quanto Fede...erano stati troppo vicini, e lui sentiva che se fosse rimasto un minuto in più così vicino a lei, l'avrebbe baciata.
Non avrebbe resistito.
Sentiva un caldo incredibile nonostante fosse bagnato, tanto che si tolse la maglietta rimanendo a torso nudo.
Gli sembrava che il cuore volesse esplodergli nel petto tanto gli batteva forte.
Ma che mi sta succedendo? Si chiese.

Giada uscì dall'acqua, si sedette accanto a lui poco dopo, strizzando i capelli bagnati.
"Tu dici sempre che sei ben disposto ad ascoltarmi, giusto?"
"Giusto"
Giada lo guardò un attimo, poi si morse il labbro e poso lo sguardo altrove.
Fede si avvicinò un pochino di più perchè aveva notato il velo di tristezza che si era adagiato su di lei, e voleva capire per quale motivo.
"Con me puoi parlare di tutto quello che vuoi, ti ascolto"
Ma lei non rispose.
Continuò a rimanere voltata dall'altra parte.
"Ehi, guarda che aspetto ancora che mi rispondi sognorinella" le disse ridendo.
Lei si girò, e Fede notò che aveva gli occhi lucidi, stava per piangere.
"Nanerottola..." disse abbracciandola.

"Io non ho un papà..." disse con la voce spezzata.
"Che vuol dire?"
"Che oggi ho scoperto che la persona che ho considerato mio padre per quindici anni della mia vita, alla fine non è il mio padre biologico...e mi sento terribilmente presa in giro...perché non me l'ha detto nessuno? Perché mi hanno mentito?"
Diceva tra un singhiozzo e l'altro.
"Sono senza papà..." sussurrò scoppiando a piangere definitivamente.
"Come lo hai scoperto?"
"Ho trovato un test del DNA in un cassetto e quando ho chiesto spiegazioni a mia madre, lei ha ammesso tutto."
"Mi dispiace...ma del tuo vero padre? Sai qualcosa?"
Giada scosse la testa.
"Mamma mi ha detto solo che si chiamava Gianmarco...non so altro. O almeno, non mi sono fatta dire altro. Ma ora non voglio tornare a casa, non ce la faccio a guardarli in faccia...non ce la faccio..." disse senza smettere di piangere e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
"Devi capire, che papà non vuol dire legame di sangue, vuol dire ben altro"
"Tipo?"chiese tirando su col naso.
"Per esempio, vuol dire imparare ad andare in bici, fare i tuffi al mare...non so se mi spiego"
"Mh..."
"Un papà si definisce tale, solo se ti vuole bene, se è con te quando ridi e quando piangi. Un papà ti consola e ti incoraggia, e non importa quanto sia stanco:troverà sempre tempo per te"
"Stai pensando al tuo papà vero?"
"...."
"Scusa...meglio se sto zitta" disse allontanandosi, ma lui la trattenne e la strinse a se appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Non hai detto niente di male,stai tranquilla. In effetti stavo davvero pensando a lui"
"Ti manca?"
"Sempre...ma so che finché lo porto nel cuore, non se ne andrà mai via"
"Ti ho rattristato?"
"Per niente, io adoro parlare di lui"
"Ok...certo che, cosa penserai di me?"
"Perchè?"
"Non faccio che piangere e nascondermi nei tuoi abbracci, ti sembrerò una bambina"
"Ahahaha a me non dispiace consolarti"
Lei gli diede una leggera botta suo braccio.
"Visto? Ora stai sorridendo. Missione compiuta"
Lei lo guardò divertita.
"Te l'ho mai detto che sei un angelo?"
"Un angelo? Io? Ma dove!ahah"
"Guarda che sono seria...per me sei un angelo"
"Esageri...."
Lei scosse la testa.
"Allora vuol dire che sono il tuo angelo"
A queste parole, a Giada si aprì un sorriso enorme suo viso che che contagiò anche Fede.
"Perché sorridi?"
"Perché sei tenero" disse ridendo successivamente.

"È tardi...ora devo andare a casa, tu che fai?"
"Io torno a Modena, ho la macchina qui vicino, se vuoi ti do un passaggio"
"Volentieri"

*davanti alla casa di Giada*
"Eccoci"
"Già, ci tocca salutarci un'altra volta"
"Dai vedrai che ci vediamo presto, non diventarmi triste che sennò ti si affloscia il ciuffo ahah"
"Ahaha va bene, agli ordini"
Lei gli lasciò un bacio sulla guancia, un ultimo sguardo , scese dalla macchina e lui partì.

Appena inserì la chiave nella toppa, sentì come se invece di rientrare, si stesse allontanando da casa.
Poi capì: era Federico la sua casa.

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