Capitolo 46

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Federico arrivò a casa di Giada dopo quasi tre mesi che non si vedevano.
Era eccitatissimo, finalmente avrebbe riabbracciato la sua nanerottola.
Suonò il campanello e ad aprirgli fu la madre della ragazza.
"Ciao Federico"
"Salve...c'è Giada?"
"No è uscita con gli amici tornerà fra un paio d'ore"disse freddamente.
"Oh..."
"Ma se vuoi puoi entrare, se non ti dispiace, vorrei scambiare due chiacchiere con te"
"Ehm, d'accordo"
Si accomodarono in cucina, l'uno di fronte all'altra.
"Voglio essere sincera con te...questa cosa che c'è tra te e mia figlia non mi piace molto.."
"Come scusi?"
La donna sospirò.
"Tu la ami non è vero?"
"Si...ero venuto per dirle proprio questo"
"Se la ami vuol dire che la vuoi vedere felice giusto?"
"Certamente, ma non ho capito dove vuola arrivare"
"L'amore in certe situazioni non basta...a volte per essere felici, bisogna stare divisi, lontani."
Federico era alquanto confuso.
"Cosa mi vuole dire?"
"Tu cosa puoi offrire a mia figlia Federico?"
Il ragazzo rimase spiazzato dalla domanda.
"Sei un bravo ragazzo e non ho dubbi su questo...ma sei sempre in viaggio, sempre impegnato, circondato da fans...in più, sei molto più grande di Giada. Lei è troppo giovane per affrontare tutto questo, lei ha bisogno di vivere la sua adolescenza come chiunque altro, trovandosi un fidanzatino della sua età e non un ragazzo più grande che non può offrirle altro che una storia travagliata. Giada è una ragazza forte, ma fragile. Soffrirete entrambi, soffrirete moltissimo e non voglio"
"Capisco, ho valutato la situazione, ma io la amo, cosa posso fare?"
"Lasciarla andare"
"Lasciarla andare??"chiese alzando leggermente il tono di voce.
"È la cosa più giusta"
"No no invece" disse alzandosi dalla sedia.
"Federico, ti parlo da madre. Soffrirete enormemente entrambi e inutilmente tra l'altro. Finireste per autodistruggervi"
"E lei come lo sa? Magari riusciremmo a farcela"
"Come lo so? Lo so perché ho vissuto più di te e di lei, e so come vanno certe cose. Anche io ho avuto una storia simile, e non è finita bene, credimi."
"Non mi importa, io la amo, la amo con tutto il cuore e voglio che lei lo sappia, voglio avere la possibilità di stare insieme a lei"
"Federico calmati e pensa bene. Vi mettete insieme, poi tu parti per un tour o un instore, e stai via per settimane. Poi vai in studio a registrare, per lavorare, e ci vai ogni giorno.
Spiegami, quando vi vedrete?"
"Ogni volta che sarà possibile"
"Ricordati che Giada va ancora al liceo e non può saltare giorni di scuola per venire da te"
"Infatti sarò io a venire qui"
"Ma lo potrai fare un paio di volte, non sempre"
"Invece io lo farò sempre"
"Questo è quello che dici adesso, ma poi quando sarai stanco, avrai davvero voglia di farti tutte queste ore di macchina o di treno solo per vedervi qualche ora? È una follia"
"Io farei anche questo ed altro"ribatte lui con convinzione.
"Se la ami davvero, la vuoi felice. E se la vuoi felice, non può esserlo con te. Devi trovare il coraggio di lasciarla"
Lui tacque.
"Capisco che tu tenga a lei, ma pensa a come si sentirà lei. Pensa al dolore che le procurerai Federico, pensaci. Non è cosa da poco. Pensa che negherà la possibilità di frequentare altri ragazzi che ha la possibilità di vedere quando vuole, che sono persone comuni. Pensa a quanto si sentirà sola ogni volta che tu non ci sarai. Pensa ai fiumi di lacrime che verserà per te. Ai litigi che avrete per telefono. Avevi messo in conto tutto questo?
Lo capisci che lei può essere felice solo lontana da te? Perché anche se non vorrai, finirai per farle del male."
Fede serrò i pugni.
Il discorso di Catia, non faceva una piega. La donna vedendo la sua faccia sofferente, gli si avvicinò e gli poggiò  una mano sulla spalla.
"Lo so che tieni a lei. Basta notare il luccichio dei tuoi occhi quando siete insieme...ma capisci il mio discorso? Ti prego, fallo per lei, per nessun altro. Ne va della sua felicità."
Lui non si mosse, restò perso nel vuoto dei suoi pensieri.
"Arrivederci Caterina..."disse infine, e se ne andò.
Si diresse in macchina e si abbandonò sul sedile.
E cominciò a piangere.
Piangeva ripensando a tutti i discorsi di prova che aveva fatto con Benjamin per dichiarsi a Giada, piangeva pensando che non l'avrebbe più stretta tra le braccia, che non l'avrebbe più chiamata nanerottola...
Nessuno l'avrebbe più chiamato biondino, non avrebbe più sentito la sua risata, non avrebbe più parlato, giocato, scherzato insieme a lei.
Ma doveva dirle addio.
Per il bene di tutti quanti.
La sua testa, diceva di mettere in moto e dimenticarla...ma il suo cuore urlava di andare da lei e dirle quel fatidico "ti amo"...
Infilò le chiavi e accese il motore, uscì dal parcheggio facendo manovra, direzione? Casa, Modena.
Anche se casa sua era lei, e lui, stava per abbandonarla per sempre.
Si asciugò gli occhi e cercò di distrarsi accedendo la radio e ascoltando un po' di musica, ma quando senti il tuo cuore andare in frantumi, niente può consolarti. Puoi solo sperare che col tempo, la ferita faccia meno male.

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