Capitolo 41

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La famiglia stava cenando tranquilla, fin quando Renato, il papà di Giada, non interruppe il silenzio.
"Giada, io e mamma dovremmo dirti una cosa"
"Certo" rispose lei addentando una patatina.
"Tra poco è il nostro anniversario e..."disse la madre.
" e io e la mamma abbiamo deciso di fare un viaggio"
"Davvero? Che bello! Quando si parte?"
"Beh pupetta... Domani, ma partiremò solo e io la mamma. Tu e Aury starete dai nonni."
"No uffa, io so badare a me stessa! Posso anche rimanere a casa qui...e Aury visto che è piccolina và dai nonni! Quanto stareste via?"
"Circa una settimana..."
"Allora è perfetto! Starò a casa e se avrò bisogno chiamo i nonni"
I suoi genitori si guardarono, non troppo convinti.
"No" disse infine la mamma.
"Ma sono abbastanza grande da cavarmela! Perché non vi fidate di me?"
"Non è che non ci fidiamo di te...è solo che starei troppo in pensiero a saperti sola! Cosa ti costa stare dai nonni?"
"Uffa però.." sbuffo rigirando la forchetta nel piatto.
"Facciamo così:puoi stare a casa, ma per qualunque cosa, chiami. Va bene? Così è una via di mezzo."
"Mh va bene, si può fare"
"Oh visto? Compromesso trovato"

"Sicura che starete bene?"
"Si mammina!"disse lo scricciolo.
"È che..."
Giada alzò gli occhi al cielo.
"Mamma ti prego:sali in macchina e smettila! Staremo benone, tu pensa a divertirti ok?"
"Va bene, fate le brave mi raccomando"
"Stai tranquilla"
E dopo essersi abbracciati tutti, i nonni vennero a prendere Aury, i suoi partirono e Giada rimase a casa.
Dopo essersi lasciata la porta alle spalle spalancò le braccia buttando la testa all'indietro e sospirò felice.
"Finalmente sola! Che pace...ora posso fare tutti quello che mi pare wooooo"
Accese lo stereo e mise la musica a tutto volume mentre andava ballando per tutta la casa...che cosa imbarazzante.
Si dimenava come una matta, muovendo i fianchi e squotendo la testa, felice ed euforica perché aveva la casa tutta per se. Poteva lasciare tutto alla rinfusa senza che nessuno le dicesse di riordinare, poteva mangiare completamente a caso e uscire quando le pareva e piaceva.
Insomma, era LIBERA.
Dopo aver ballato circa una ventina di canzoni, spense lo stereo e si gettò a peso morto sul divano.
Insieme a due pacchetti di caramelle, una ciotola di pop-corn e un sacchetto di patatine che sarebbero stati il suo pranzo.
Ah e senza dimenticare la bottiglia di Coca-Cola.
Mise Colpa delle Stelle e già a metà film, piangeva come una fontana mentre mangiava schifezze.
Dopo ciò, chiamò Luca e gli propose di uscire, e lui accettò volentieri.

Dopo una mezz'ora suonarono al campanello e lei aprì.
Si appoggiò allo stipite della porta e lo squadrò dalla testa ai piedi.
"Non male sai?"
"Smettila!Andiamo fanciulla?"disse ridendo.
"Fanciulla? Ti prego non chiamarmi così"
"Perché? Ahah"
"Perchè non mi piace...chiamami come vuoi ma non così"
"Vabbè sali in moto e zitta va"
"Ma, ma, ma!"
"Ahahah che faccia indignata"
Giada gli fece una linguaccia, e salì in sella.

Fecero un giro e si divertirono un mondo insieme!
Luca si era trasferito a Bolzano l'estate prima, e da quando se ne era andato, Giada sentiva che un pezzo di lei mancava in un modo o nell'altro.
Le risate, i giochi, gli scherzi, le chiacchiere, gli insulti...le era mancato tutto di lui.
Ma non riusciva a fare a meno di pensare anche a Fè ogni tanto..
Chissà cosa fa...chissà con chi è...chissà se mi pensa...ma perché lo penso sempre? Basta....però se mi pensasse anche lui? No no, impossibile...devo smetterla di costruire castelli in aria, così non vado da nessuna parte...e poi una come me, come potrebbe mai piacergli?

Luca le schioccò le dita davanti agli occhi.
"Ci sei?" le chiese ridendo.
"Si si.."
"No perchè ti eri incantata"
"Scusami, mi ero persa a pensare"
"Tranquilla succede...comunque tu non mi hai ancora raccontato niente di te! Avanti: cosa mi sono perso in questi mesi?"
"Oh sapessi...ti ricordi Andrea?"
"Come dimenticarlo"
"Beh, è stato il mio ammiratore segreto per una settimana e poi mi ha chisesto più volte di uscire con lui! Ti rendi conto?"
" e tu?"
"Io non ho accettato...non voglio stare ancora male per lui...è solo un..."
"Coglione"
"Veramente stavo per dire cretino, ma anche questo aggettivo gli si addice!" concluse ridacchiando.
Luca ad un tratto sbiancò.
"Lou che succede?"
Lui rimase impietrito e non si mosse, continuava a guardare dritto davanti a se.
Giada che era di fronte al ragazzo, si girò e non credette ai suoi occhi.

C'era Andrea, con una ragazza mano nella mano...
"Giada, andiamo dai" la incitò il suo migliore amico, ma lei non accennò a muoversi.
Andrea si fermò, si voltò verso la biondina accarezzandole i capelli...poi l'attirò a sè e la baciò.
Giada percepì il tempo rallentare,e i pochi cocci del suo cuore, rompersi definitivamente.
"Stai bene?"chiese preoccupato Luca.
" si si" sorrise lei
"Ma adesso mi porteresti a casa? Sono un po' stanca" disse facendo il labbruccio.
"d'accordo..."
Salirono sulla moto e sfrecciarono via.
Mentre il vento le scompigliava i capelli ribelli rimasti fuori dal casco, cercava di ricacciare indietro le lacrime traditrici che minacciavano di scendere copiose sulle sue guancie.
Andrea e la bionda...l'aveva riconosciuta, era Sofia, una ragazza popolare, carina e intelligente che lei non aveva mai sopportato perché troppo viziata e presuntuosa.
Non poteva credere che Andrea si fosse messo con quella troia che cambiava ragazzo come cambiava smalto e quindi ogni settimana.
"Siamo arrivati, ciao stupida" la salutò scherzando.
"Grazie di tutto, ciao stupido"
Un sorriso e Luca ripartì.
Giada come mise piede in casa, si accasciò sul pavimento, senza riuscire a trattenersi dal singhiozzare stavolta.
Nella sua mente continuava a ripetersi quella scena, quel bacio e quelle mani intrecciate.
Lei, che aveva sognato di poter anche solo sfiorarle quelle labbra, lei che aveva immaginato migliaia di volte come sarebbe stato intrecciare la sua mano con la sua, lei, che lo aveva amato con ogni fibra del suo corpo, ora lo vedeva con un'altra.
Continuò a singhiozzare per un tempo indefinito fino a che, stanca e senza più forza di piangere, si avviò verso il bagno per darsi una sistemata.
Guardandosi, notò gli occhi gonfi e rossi, come il naso.
Le girava e doleva la testa e le bruciava la gola, ma credette fosse per il pianto.

Dopo essersi sciaquata la faccia con l'acqua fredda, notò di essere un po' pallida ma forse era solo una sua impressione.
Torno in salotto e le squillò il cellulare:era la mamma.
"Come va?"
"Tutto bene" cercando di essere il più allegra possibile
"Sono contenta! Noi ci siamo quasi imbarcati...ci sentiamo presto amore ciao, ti voglio bene"
"Anche io ciao"

Dopo qualche minuto, le risuonò il telefono.
"Mamma cosa c'è ancora?"
Sentì ridere dall'altra parte, e perse un battito: avrebbe riconosciuto quella risata tra mille.
"Mamma? Da quando sono diventato madre?" chiese ridendo.
"Federico oddio scusa! Che figura..."
"Tranquilla, ma stai bene?"
"Perché?"
"Sei strana nella voce, successo qualcosa?"chiese preoccupato.
Non gli si può proprio nascondere nulla... Che tesoro...no no!
"No no" rispose tossendo.
"Che hai?"
"No è che mi brucia un po' la gola e ho un po' di mal di testa"
"Mi dispiace...prendi qualcosa e cerca di stare a riposo"
"Si" rispose tossendo ancora.
"Giada ma che brutta tosse hai? Dì a tua madre di metterti subito a letto, sembra che tu abbia una brutta influenza"
"I miei non ci sono, e staranno via per una settimana ma tranquillo so badare a a me stessa" disse tossendo sempre più forte.
"Io non credo... "
"Fede mi gira la testa..."
"Stenditi sul letto, io arrivo"
"Mi sento la testa così pesante...oh ma guarda, la finestra si avvicina e si allontana, fa su e giù, avanti e indietro"
"Oh mamma...dimmi una cosa, se arrivo, come entro?"
"Ci sono le chiavi sotto il tappeto...ma Fede tu..."
"Cosa?"
"Sei così carino..."
E poi non ci fu altro che buio.

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