capitolo 13

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Capitolo 13

"Esiste un nemico assoluto immutabile nel tempo? Non esiste una cosa del genere e non è mai esistita. Per il semplice motivo che i nostri nemici sono esseri umani come noi. Possono essere nostri nemici solo in senso relativo."
METAL GEAR SOLID

KEVIN

- Ke...v –

Sentivo Celine gemere e sussurrare il mio nome mentre io scendevo sempre più in basso spostando le mie labbra sulla sua pelle chiara. Le sue gambe avvolgevano i miei fianchi che si muovevano al ritmo dei suoi gemiti, sentii le sue unghie artigliarmi le spalle, mi piaceva. Mi sollevai ancora per baciarla con passione prima di accelerare le spinte, la sentii stringersi ancora di più a me in quel contatto così sconvolgente e caloroso.

Celine ed io stavamo insieme da due anni ormai. L'avevo conosciuta il secondo anno di College, la trovai bella, intelligente e terribilmente interessante. Il modo in cui mi sentivo quando stavo con lei, quella complicità che avevamo sempre avuto non doveva essere un caso. Mi faceva stare bene, per questo ero finito con lei, non so se fosse amore o semplicemente l'aver trovato un'anima affine, ma l'avevo accompagnata lì, perché sapevo che con me accanto non avrebbe avuto paura, avrebbe sempre potuto nascondersi fra le mie braccia, avrebbe sempre potuto fidarsi.

Mi sollevai dal suo corpo accaldato quanto il mio, ci scambiammo un altro lungo bacio prima che io mi sdraiassi accanto a lei, tra le lenzuola scomposte.

- Kev ... ti amo – mormorò al mio orecchio.

Catturai le sue labbra nelle mie, ma nonostante tutto quel pensiero opprimente era ancora lì. Continuavo a pensarci, a quel demonio dagli occhi grigi ... cosa mi aveva fatto? Scacciai con forza quel pensiero mentre riportavo la mia mente in quella stanza, il mio corpo non collaborò completamente però. Sentii una strana onda di eccitazione prendere possesso della mia mente e del mio corpo, mi sollevai immediatamente a sedere con gli occhi sgranati.

- Kevin? Che succede? – mi chiese turbata.

- Non è niente. - mentii.

No, non poteva farmi questo adesso, mi sollevai raccogliendo i vestiti rapidamente e indossandoli svelto, era meglio allontanarmi per un po', fare qualcosa per distrarmi. Uscii dalla camera guardingo, lo avevo evitato abilmente, mi ero assicurato di non rimanere più solo con lui dopo quello che era successo nel corridoio e ancora di più, dopo il terribile incubo che avevo fatto. Stavo perdendo la ragione, era evidente, e non potevo permettermelo, per un subdolo giochetto di Wes non avrei mai messo a repentaglio la mia storia con Celine, né la sua felicità, lei non meritava le sofferenze che lui era intenzionato ad infliggerle.

Con mia grande sorpresa la piscina sembrava deserta, era ora di pranzo effettivamente, l'intera famiglia forse era alle prese con i preparativi dei pasti. Mi infilai il costume pulito che era riposto nella cesta e mi diressi al bordo della vasca, forse un paio di bracciate mi avrebbero scacciato dalla testa tutti quei pensieri. Fu così che mi lanciai, giù nell'acqua fresca e limpida ed iniziai a nuotare il più veloce possibile, come a voler lasciare indietro tutto.

Resistetti per qualche vasca, poi arrivato nei pressi del bordo mi abbandonai colto da un'improvvisa stanchezza mentale, lasciai che il mio corpo galleggiasse leggero nell'acqua e chiusi gli occhi. Come c'ero finito in quella situazione? Quello che volevo davvero sapere era cosa potesse mai esserci dietro all'odio viscerale che alimentava quei due senza il quale io non sarei stato una specie ci bersaglio.

Ad un tratto sentii un tocco leggero, qualcosa mi sfiorò il petto, sgranai gli occhi irrigidendomi all'improvviso, fui di nuovo risucchiato dall'acqua mentre mi voltavo atterrito alla mia destra.

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