capitolo 40

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KOLL

Sarebbe ignobile da parte mia non ammettere che quello che era successo non mi toccasse, ma non potevo permettermi di dirlo a voce alta quindi lo tenni per me. Ogni cosa accaduta in quella casa, ogni parola uscitami dalla bocca equivaleva ad un' altra menzogna ma questa volta aveva un valore ed un peso diverso. Guardare quegli occhi, pronunciare quelle parole, percepire la sua anima sgretolarsi e scivolare via con quelle lacrime mi era costato più di quanto non avessi immaginato. Mi ero lasciato coinvolgere troppo, era colpa mia, Seth non sarebbe mai dovuto entrare nella mia vita ma la verità era che si era ritagliato un posto con la forza. Si era imposto nella mia mente quella sera in cui ero avevo messo piede al Celtic Druids, nonostante credessi che sarei riuscito a gestire tutto senza essere coinvolto era già troppo tardi, ero già coinvolto. Ma la verità doveva restare nascosta, questa era una legge superiore che non avrei potuto infrangere nemmeno per lui, per questo ero andato via, se fossi rimasto mi avrebbe fatto sputare una confessione a forza e non potevo permetterlo. Nemmeno per amore, soprattutto per amore. Con i legami e i sentimenti si muore più in fretta nel mio mondo e coinvolgere Seth significava farlo sporcare, farlo spaventare, lasciarlo fuggire con informazioni che lo avrebbero solo messo in pericolo. Per questo ero andato via senza aspettare oltre, l'istante dopo che fu uscito dal mio appartamento feci le valige, sapevo per certo che sarebbe tornato alla carica, lui non conosceva la resa.

Singapore, una delle mie mete preferite, un altro punto sicuro dove possedevo un'identità fittizia e stabile. Avevo rimandato questo viaggio a dopo l'estate ma ormai niente più mi tratteneva in America, la mia copertura era saltata, non ci sarei tornato presto. Adoravo quella città, persino il caldo insopportabile in quella stagione ma da quando ero arrivato non riuscivo a godermela a pieno, continuavo a pensare ad una casa a cui non avrei potuto fare ritorno, risi.

Ad un tratto sentii il mio cellulare squillare, riconobbi il numero – Gregor –

- Koll ... come va là giù? – chiese la voce calma e familiare.

- Sto bene ... mi mancava questo posto, così tanta gente, così tante persone che non si ricorderanno mai la tua faccia, è questo che adoro delle metropoli. – dissi scherzosamente.

- Adori anche quel caldo infernale? – domandò ma non attese risposta – sei andato via in tutta fretta ... -

- Lo so, Gregor ... ma te l'ho detto, copertura saltata, niente di insolito. – tagliai corto.

- E' già la seconda nel giro di poco tempo ... prima Mike Ross, poi Tommy Fisher ... non stai diventando imprudente? Vedi di non far saltare anche quella di Singapore! – mi avvisò, sapevo che non era un rimprovero, forse era preoccupazione.

Tommy Fisher ... era la mia identità per South Gate , non l'avevo mai usata, gli avevo dato il mio nome o almeno quello che più ci si avvicinava, questo sarebbe dovuto essere il primo avviso di debolezza, sarei davvero dovuto scappare la prima sera che lo avevo visto.

- Starò attento Gregor, tu hai riaperto i contatti qui? Lo sanno che sono tornato? – mi feci serio.

- Fei ti aspetta al locale più tardi, per quanto tempo starai lì? –

- La copertura è staccata e ... vorrei stare per un po' lontano dall'America ... quindi credo per qualche mese ... - mormorai.

- Allora il prima possibile predisporrò il trasferimento della base, ti raggiungo appena sistemo le cose. – acconsentì.

- D'accordo ... tutto bene lì invece? – chiesi con tono neutro.

- In che senso? – rise – sii più preciso –

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