capitolo 72

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TYLER


I preparativi per la partenza dei miei erano quasi ultimati quando scesi in salotto e trovai mia madre intenta a sistemare le ultime cose in valigia.

- Ty, ho fatto la spesa, il frigo è pieno. Se hai bisogno di altro c'è tutto in dispensa ... mi raccomando, niente schifezze. - mi disse con un tono serio che non le si addiceva molto. Doveva essere un incubo per lei avere a che fare per cinque lunghi giorni con i suoceri peggiori dell'intero pianeta terra. Eppure non aveva altra scelta, doveva seguire Luis e fingere che tutto andasse alla grande, come sempre.

- Va bene. Prometto di farvi trovare ancora un tetto su questa stanza. - la vidi sorridere appena prima di richiudere la valigia con forza.

- Gentile da parte tua. - commentò – potresti chiamare Rachel? E' ancora in stanza, tra poco meno di un'ora dobbiamo partire e non ha ancora preso la sua roba dal bagno. -

- E' già tanto che non vi abbia costretto a sedarla e trascinarvela dietro in spalla. - ribattei ironico, ma non poi così tanto. Era diventato impossibile vivere in quella casa negli ultimi due giorni, alla fine Rachel aveva dovuto cedere più per evitare che anche mia madre ci andasse di mezzo che per altro.

- Fammi questo piacere. -


Così salii di nuovo al secondo piano, lasciai correre lo sguardo lungo la stanza in fondo al corridoio: era l'ufficio di mio padre e nessuno aveva il permesso di accedervi eccetto lui. Che io ricordi quella porta era sempre rimasta chiusa a chiave, non avrei neanche saputo dire che aspetto avesse la stanza dentro. Sapevo soltanto che teneva lì i suoi documenti ed era ovviamente il posto in cui avrei cercato la lettera di Caleb non appena fossi rimasto da solo. Non avevo la chiave però e non sapevo ancora come entrarvi senza scatenare il putiferio al loro ritorno. Avrei dovuto trovare un modo, sapevo che non avrei avuto altre occasioni nel mio futuro immediato.


Con quei pensieri in testa mi diressi verso la stanza di Rachel e l'aprì subito dopo. Vidi due paia di occhi fissarmi, prima che l'urlo incazzato di mia sorella mi raggiungesse.

- Quante volte devo ripetertelo che prima di entrare nella mia stanza devi bussare? -

Presi un profondo respiro e tornai indietro, chiudendomi la porta alle spalle, lo feci soltanto perché mi sentivo terribilmente dispiaciuto per averla mollata da sola con Luis ed i nonni. A quel punto bussai ed attesi la sua risposta che non arrivò. Così entrai lo stesso, facendo ridere Wayright, seduto accanto a lei sul letto.

- Vedi perché non busso? Non rispondi! Che senso ha? - le chiesi facendola infuriare.

- Forse perché non voglio che ci entri, nella mia stanza, geniaccio! -

- E smettila di strillare. Il tuo ragazzo potrebbe prenderti per isterica ... - commentai lanciando un'occhiata di sfuggita a Chris che mi guardò di rimando, con una certa intensità.

- Fatti gli affari tuoi, a Chris vado bene così come sono. Che vuoi comunque? - si portò le braccia ai fianchi e mi fissò in attesa.

- La mamma vuole che sgomberi il bagno dalle tue cose, mettile in valigia. Partite tra poco. -

Quella sbuffò – Sempre a darmi ordini! Che palle ... non voglio andare in Florida. - poi si attaccò a Chris il quale la lasciò fare. Li vidi abbracciati l'uno all'altro e non mi sfuggì lo sguardo sognante che era appena apparso sul viso di mia sorella. No, non andava affatto bene.

- Non fare la viziata, Rachel. La mamma sta facendo anche la valigia del bastardo ... va a darle una mano e basta. Non sei l'unica a non essere felice della tua vita. - le dissi con durezza. La vidi irrigidirsi appena, sapeva di cosa stavo parlando. A lei toccava un viaggio di cinque giorni in Florida, a me un arruolamento forzato chissà in quale paese di merda. Forse, dopotutto, non era così sfortunata. A quel punto si alzò dal letto e lanciò un'occhiata a Chris – mi aspetti qui? Voglio salutarti prima di partire. -

- Certo, no problem. - commentò lui con quel sorriso di circostanza che mostrava praticamente a tutti ma che a Rachel doveva sembrare chissà cosa.

- Prima però voglio una foto da inviare alle mie amiche! - si avvicinò a lui e portò il suo viso a pochi centimetri dall'altro che adesso si ritrasse appena – emh, ti dispiace? Non ne abbiamo molte ... la scusa non reggerà se nessuno ci vede mai pomiciare! -

Chris era in imbarazzo, ma alla fine fece spallucce e fu proprio lui a dimezzare la distanza che c'era tra di loro e a baciarla. Mi voltai automaticamente dall'altra parte mentre sentivo lo scatto del flash del cellulare di Rachel.

- Va bene così? - chiese lui.

- Emh, più che bene. - vidi Rachel sollevarsi dal letto e lasciare la stanza, aveva le guance arrossate e l'aria di una che aveva appena coronato il suo sogno d'amore. A quel punto mi ritrovai ad osservare Chris, stava sorridendo appena.

- Qualcuno ha fatto qualche battuta divertente che mi sono perso? -

Quello scosse la testa – No, è soltanto che non mi era mai capitato di baciare due fratelli. - commentò divertito.

Era patetico, mi faceva incazzare qualsiasi cosa dicesse o facesse – Vedi di non illuderla troppo, Wayright, può anche sembrare sveglia ma temo che non abbia capito un cazzo di te. -

Chris ruotò gli occhi al cielo – Che palle, Tyler, c'è qualcosa che ti va bene per caso? Prima hai lasciato chiaramente capire di non essere felice della tua vita ... -

- E quindi? -

Quello fece spallucce – Credevo che le cose andassero meglio da quando io e te ... - non lo lasciai neanche finire.

- Anche tu non hai capito un cazzo allora. Tu e Rachel avete più cose in comune di quanto avessi mai immaginato. - ovviamente rise, perché niente sembrava offenderlo abbastanza da farlo incazzare una volta per tutte.

- Che facciamo stasera? - chiese cambiando improvvisamente argomento.

Mi sentivo teso, non mi piaceva averlo in giro quando anche i miei erano nei paraggi – Perché ti stai comprendendo in qualsiasi progetto io abbia? -

- Perché hai la casa libera, idiota! - mi lanciò uno sguardo fulminante prima di lasciarsi cadere con fare sexy sul materasso di Rachel – l'altra volta non avevi detto qualcosa a proposito di un letto?

Dannato me e dannate le mie parole dettate dalla foga del momento – No, devi aver capito male. -

- Sei una merda, Tyler. - si lamentò.

- Sì, come ti pare, non sei il primo ad avermelo fatto notare e neanche l'ultimo, conoscendomi. - lo sentii ridere piano, era un caso perso in partenza – ci si becca allora. - aggiunsi pronto a lasciare la stanza.

- Porto da bere, tu ordina qualcosa da mangiare. Poi inaugureremo il letto. -

- Sì, aspetta e spera, Wayright. -

- Perché devi tirartela sempre? Sei come una di quelle ragazzine vergini che non la vogliono mollare a nessuno! - protestò sollevandosi dal letto e dirigendosi verso di me.

- Che cazzo di paragoni sarebbero? E non ti avvicinare, Wayright. Davvero. C'è mio padre al piano di sotto ... - lo bloccai appoggiando le mani sul suo petto. I suoi occhi brillarono di cattive intenzioni, poi premette il suo corpo contro i miei palmi e non potei fare a meno di sentire la durezza dei suoi muscoli sotto il tessuto sottile della t-shirt.

- E dai ... non farla tanto lunga, la tua virilità è salva. Sei sempre il ragazzo più macho di tutta South Gate, ok? - cantilenò avvicinandosi ulteriormente a me. Le mie braccia cedettero, mi ritrovai a chiudere la porta con le spalle e annegare un attimo dopo nella morbidezza delle sue labbra. Succhiai la sua bocca, soffocando i gemiti provocati dal contatto dei nostri inguini. Non potevo permettermi di continuare in quel modo, non con i miei ancora in casa e con Rachel che sarebbe potuta tornare da un momento all'altro. Ma tutti quei pensieri non facevano altro che eccitarmi ancora di più.

- Dio, dovrebbero fare una bibita al gusto delle tue labbra, Bradbury ... - sussurrò ad un centimetro dalla mia bocca prima di affondare ancora una volta.

- Quante stronzate dici ... ma non ti stanchi mai? - commentai prima di venir spinto con più forza sulla porta, le sue mani percorrevano la mia schiena, scendendo sempre più in basso, sentii le sue dita infilarsi sotto i miei jeans, poi abbassare piano i boxer e strizzarmi il sedere. Avevo voglia di spogliarlo, di spingere il suo corpo sotto il mio e vederlo tremare e sentirlo gemere.

- T-tyler ... - il suo viso sfuggì dalle mie mani, lo vidi armeggiare con la cerniera dei miei jeans mentre il mio cervello mi urlava di fermarlo ma il mio corpo non era dello stesso avviso. Strinsi i suoi capelli lisci e morbidi tra le mani, spingendolo a prendere la mia erezione in bocca, quanto più poteva. Chris lo fece ed era spaventosamente bravo ... nessuna mi aveva mai provocato dentro quel mix di sensazioni orribilmente letali.

- P-porca puttana ... - mi lamentai, cercando di trattenermi più che potevo dal gemere. Wayright si stava mettendo di impegno, ricopriva la mia erezione con la bocca e, laddove non arrivava, con le mani. Di quel passo non avrei potuto resistere ancora per molto – Wayright ... -

- Mi piace quando chiami il mio nome ... - sussurrò ad un centimetro dalla mia punta che un attimo dopo leccò con forza – mi piace vederti in questo stato e sapere che sono io a spingerti a toccare questi limiti ... -

Era troppo, la sua voce, la sua bocca, quel calore, il contatto della sua pelle contro la mia. Venni sopraffatto dall'orgasmo, mi lasciai andare, svuotandomi dentro le sue labbra che continuavano a stringere. Mi sentivo perso, del tutto perso in un mondo fatto soltanto di sensazioni bellissime e calore.
Ma tutto era destinato ad una fine, soprattutto un mondo meraviglioso come quello. Improvvisamente sentii la porta muoversi dietro le mie spalle, sgranai gli occhi mentre bloccavo l'apertura con le spalle, aiutato da Chris che si mise in piedi, ancora spiaccicato su di me.

- Chris? Perché stai tenendo la porta? - la voce di Rachel era alta e chiara a poco meno di mezzo metro da noi. Mi ritrovai a guardare Wayright, sconvolto quanto me. Era finita, era successo! Ero stato un idiota!

- Chris? Va tutto bene? Dai ... apri ... -

- I-io ... - mi guardava tra il confuso e il terrorizzato e a quel punto seppi cosa fare. Era la cosa più naturale di tutte. Era quello che avrei fatto se soltanto mi fossi trovato due mesi indietro. Tirai su la zip dei miei jeans, poi, improvvisamente, assestai un destro sul volto ancora esterrefatto di Chris che volò dall'altra parte della stanza.

- Ma che cazzo ti prende???? - urlò dopo essersi ripreso dallo schianto. Mia sorella aveva preso a battere i pugni sulla porta come un'isterica e fu quello il momento in cui mi scostai da lì e la vidi entrare, pallida in viso. Si guardò intorno, poi mise a fuoco Chris, ancora steso a terra, aveva del sangue sul labbro e l'aria di uno che non aveva previsto niente del genere.

- T-tu ... tu sei pazzo! - Rachel corse verso Chris, ma continuava a guardare me – Dio mio, ma perché? Perché l'hai fatto?? -

- Perché ... perché sono Tyler Bradbury e io posso farlo. - dissi prima di lasciare la stanza con il cuore che minacciava di uscirmi fuori dal petto. Sentii Rachel inveire a gran voce contro di me per un tempo interminabile.

Mi chiusi in stanza e soltanto in quel momento iniziai a respirare normalmente. Porca puttana, c'eravamo andati vicino, terribilmente vicino. Troppo. Ero stato uno stupido, un idiota che ragionava col cazzo invece che con il cervello. Non potevo permettermelo, sarebbe potuta finire molto male e sarebbe andata così se non avessi salvato la situazione all'ultimo istante. Rimasi lì ad aspettare che tutti se ne andassero e mi lasciassero da solo, soltanto quando fui sicuro che non ci fosse più nessuno in casa aprii la porta e scesi giù.

Era tardi, avevo trascorso gran parte della serata da solo, a fissare il soffitto e immaginare mille modi in cui quel pomeriggio sarebbe potuto finire in tragedia. Wayright era scomparso, nessuna chiamata ... niente di niente. Non c'ero andato giù troppo pesante, sapevo controllare i miei pugni e di certo gliene avevo assestati di peggiori prima di allora, forse ce l'aveva comunque con me però.

Avevo cose più importanti a cui pensare, tipo come entrare nell'ufficio di Luis senza che se ne accorgesse.
Dovevo necessariamente cambiare o forzare la serratura, per entrambi i casi sarebbe comunque stata un'ammissione di colpe da parte mia, a meno che non avessi inscenato qualcosa di diverso, come un tentato furto ... sì, ne valeva la pena, pensai, qualsiasi cosa pur di mettere le mani su quella lettera o qualsiasi altra cosa avesse potuto incastrarlo una volta per tutte. Non era un problema buttare giù la porta ... ma la cassaforte? Come diavolo avrei potuto forzare una cassaforte? Quello andava oltre le mie possibilità. Avevo cinque giorni per trovare un modo. Cinque fottuti giorni.


Senza rendermene conto nel frattempo le mie dita avevano composto il numero di Wayright, un cattivo segno che avevo deciso di ignorare però.
Rispose al sesto squillo quando stavo ormai per chiudere la chiamata.

- Quelli come te dovrebbero stare in manicomio. - iniziò con una voce tombale.

- Si chiamano istituti di igiene mentale adesso – gli feci presente sentendolo sbuffare – come stai? Il labbro? -

- Sono in ospedale. -

- Non dire cazzate. Se non ti ho neanche toccato! - risposi allibito.

- Però avrei potuto esserci! Ma che cazzo ti salta in mente, Tyler? Colpirmi in quel modo? Come se Rachel avesse mai potuto sospettare che ti stessi facendo un pompino mentre lei era in bagno! Non se lo immaginerebbe neanche nei suoi sogni più arditi! -

Lo detestavo da impazzire – Ok, sei vivo e suppongo che intendi restarci, quindi chiudo la chiamata.

- Ordina la pizza, stronzo. Io prendo le birre. - fu lui a staccare.

Aveva anche la faccia tosta di darmi ordini! Scesi in cucina e tirai fuori le pizze surgelate dal freezer. Lo stavo facendo davvero? Perché? Era un appuntamento quello? Quel pensiero mi fece gelare il sangue dentro le vene. No, mi dissi, siamo solo due tizi che mangiano una pizza e bevono un paio di birre. Niente di più.
Accesi il microonde e tirai fuori il necessario per la tavola.
Due tizi che scopano non appena si mettono le mani addosso, mi fece notare una seconda parte di me, quella che più detestavo.
No, non era così ... ok, forse era un po' così, ma non solo. C'era anche del dialogo tra di noi, a volte ...
Ah, e questa sarebbe una consolazione, allora? No, rende il tutto ancora più imbarazzante. Non si tratta soltanto di scopare adesso, eh, Tyler? Mi stuzzicò la solita vocina detestabile.

Per fortuna il suono del citofono mi distrasse da quei pensieri, andai alla porta e feci entrare Chris di tutta fretta, per paura che qualcuno potesse vederlo. Aveva il labbro gonfio ma a parte quello mi sembrava in forma.

- Sei soddisfatto del tuo operato? - mi chiese seguendomi in cucina e lasciando le birre sul tavolo – sembra che mi sia fatto il botulino! -

- E non stare sempre a lamentarti, è solo un taglietto, sii uomo una volta tanto. - stavo osservando le pizze scongelarsi lentamente nel microonde. Era strano trovarmi a casa mia con lui ... da soli per giunta. Mi sentivo come un leone in gabbia.

- Ma guarda da che pulpito arriva la predica ... perché non mi guardi tu? - si era avvicinato, potevo vedere la sua ombra stagliarsi contro la cucina.

- Preferisco osservare le pizze - commentai, acido – almeno quelle evitano di chiudermi in una stanza ed abusare ferocemente del mio corpo mentre i miei sono in giro per casa. -

Chris scoppiò a ridere – Oh, adesso avrei anche abusato ferocemente del tuo corpo! Beh, forse non hai tutti i torti, eppure sono sicuro che sia stato tu a chiudere la porta e non io. Inoltre mi sono beccato un pugno alla fine. Direi che siamo pari. -

- Noi non saremo mai pari. - lo fulminai con lo sguardo – prendi i piatti, coglione. E' pronto. Stasera non farti idee strane, non puoi restare qui. Non omologheremo nessun materasso. - chiarii tirando fuori le pizze.

Quello sbuffò – Tranquillo, mia madre mi vuole a casa stanotte. Grazie al tuo pugno crede che mi sia messo nei casini con dei tipi più grandi. Sono ufficialmente un sorvegliato speciale, Bradbury. -

- Allora avresti potuto evitare di venire qui. - commentai, vedendolo sempre più incazzato.

- Mi hai invitato tu! - si lamentò.

- Ma quando mai! Perché ti inventi le cose adesso? - grugnì tra un boccone di pizza che scottava e l'altro.

- Sarà stata la botta in testa. -

Lo guardai malissimo – Non l'hai sbattuta così forte. -

- Mi riferivo ai tuoi movimenti poco gentili mentre ti succhiavo il ... -

- Sta zitto! Wayright, davvero. Taci. - lo interruppi spingendogli un pezzo di pizza in bocca e vedendolo quasi soffocare, un po' per il cibo, un po' per le risate.

- Sono certo che un pizzico di gentilezza alberghi anche in te, sotto sotto, Bradbury ... - disse quello dopo aver mandato giù il suo trancio di pizza, seppure con enorme fatica.

- Sì, come no ... potresti dover scavare per tutta la vita e magari non troveresti comunque niente di quello che cerchi. -

- Ho perso tempo in modi peggiori ... non è un problema per me. - rispose quello, gioviale come sempre.

Continuai a mangiare, deciso a lasciarlo perdere. Alla fine ci mettemmo a parlare di tutto e niente, incentivati dalle birre e dal cibo. Senza rendercene conto si fece tardi e noi avevamo appena portato avanti una conversazione di due ore senza che nessuno fosse saltato addosso all'altro, benché entrambi l'avessimo pensato.

- Devo andare ... - disse sollevandosi a fatica dalla sedia.

- Ti accompagno e con la scusa mi faccio una sigaretta. Non posso fumare qui in cucina, Luis ha un fiuto da segugio. - così ci dirigemmo verso la porta d'ingresso, era stata una serata strana quella. Avevamo mangiato, bevuto, scherzato, riso ... niente sesso. Soltanto due persone che si fanno compagnia.
Ci fermammo un attimo lì davanti, la mia mano era ferma sulla maniglia mentre Chris mi fissava con intensità. Mi voltai verso di lui e lo guardai con attenzione per la prima volta dopo quella lunga serata. Guardai il suo viso magro, dagli zigomi pronunciati e le labbra piccole e dai contorni precisi, il suo naso sottile e dritto e quegli occhi ... di un verde che tendeva all'azzurro in certe giornate di sole. Lasciai che mi attirasse a lui, dischiusi le labbra sotto il tocco delle sue, lo vidi sussultare appena, doveva essersi fatto male per via della ferita. Fu un bacio delicato, quasi a fior di pelle, uno di quei baci che sapevo di per certo di non aver mai dato a nessuno prima di allora.
Le sue mani mi sfioravano il viso lentamente, indugiavano lungo le mie mascelle come i suoi occhi che mi fissavano come se qualcosa in me l'avesse incantato. Era anche il mio sguardo quello? Era quello che ci avrebbe visto dentro chiunque mi avesse osservato da fuori? Sperai con tutto il cuore che non lo fosse.

- Andiamo ... - dissi scostandomi da lui ed aprendo la porta di tutta fretta adesso.
Ci ritrovammo a camminare l'uno accanto all'altro, in quel buio smorzato appena dalle nostre sigarette. Presi una boccata abbondante per poi rilasciare il fumo che si perse nel cielo blu scuro sopra di noi.

- Domani ... posso passare da te? -

Annuii – Lo vuoi proprio omologare quel letto allora ... -

Ci ritrovammo a ridere come due idioti. Sì, non c'era altro da fare, era meglio ridere e non pensare a niente, perché se avessi soltanto lasciato spazio ad uno di quei milioni di dubbi che mi attanagliavano ... allora sarebbe stata la fine. Ci incamminammo in strada, nascosti dall'ombra della notte, illuminata unicamente da qualche sporadico lampione in fondo alla via. Soltanto quando arrivammo a pochi metri dalla casa di Chris notammo due sagome trascinarsi a terra, in lontananza.

- Che diavolo ... - iniziò lui mentre entrambi iniziavamo ad allungare il passo, confusi. Eravamo vicini adesso, tanto da poter riconoscere i due tipi in penombra.

- Seth ... - Chris corse verso il fratello che cercava disperatamente di trascinare il corpo di un uomo, evidentemente ferito – Seth! Che cosa ... -

- Aiutami! Ti prego, dobbiamo portarlo a casa ... l-lui ... -

Rimasi a fissare quello scenario, sapendo perfettamente che se quel corpo fosse entrato nella villa dei Wayright probabilmente ne sarebbe uscito dentro una cassa da morto.

- Che cosa è successo? - Chris era sconvolto, c'era una macchia scura sul petto dell'uomo.

- Dovete portarlo in ospedale. E' ferito e sta perdendo sangue e a giudicare dal fetore non è una ferita recente. - feci notare loro, venendo subito zittito dall'uomo.

- N- no! Niente ospedali, cazzo ... -

Il fratello di Chris era sconvolto, continuava ad osservare il corpo disteso tra le sue braccia con uno sguardo disperato – Ti prego. Stammi a sentire ... io da solo non posso aiutarti! Dobbiamo andare in ospedale a qualsiasi costo! -







Ci ritrovammo a ridere come due idioti. Sì, non c'era altro da fare, era meglio ridere e non pensare a niente, perché se avessi soltanto lasciato spazio ad uno di quei milioni di dubbi che mi attanagliavano ... allora sarebbe stata la fine. Ci incamminammo in strada, nascosti dall'ombra della notte, illuminata unicamente da qualche lampione sporadico in fondo alla via. Soltanto quando arrivammo a pochi metri dalla casa di Chris notammo due sagome trascinarsi a terra, in lontananza.

- Che diavolo ... - iniziò lui mentre entrambi aumentavamo il passo, confusi. Eravamo vicini adesso, tanto da poter riconoscere le due sagome davanti a noi.

- Seth ... - Chris corse verso il fratello che cercava disperatamente di trascinare il corpo di un uomo, evidentemente ferito – Seth! Che cosa ... -

- Aiutami! Ti prego, dobbiamo portarlo a casa ... l-lui ... -

Rimasi a fissare quello scenario, sapendo perfettamente che se quel corpo fosse entrato nella villa dei Wayright probabilmente ne sarebbe uscito in una cassa da morto.

Chris era sconvolto, c'era una macchia scura sul petto dell'uomo.

- Dovete portarlo in ospedale. E' ferito e sta perdendo sangue e a giudicare dal fetore non è una ferita recente. - feci notare loro, venendo subito zittito dall'uomo.

- N- no! Niente ospedali, cazzo ... -

Il fratello di Chris era sconvolto, continuava ad osservare il corpo disteso tra le sue braccia con uno sguardo disperato – Niente ospedali ... niente ospidali ... portiamolo dentro ... deve ... deve ... -
Disperazione negli occhi di Seth, guardai Chris che adesso cercava il mio sguardo, era sconvolto mentre il tipo ferito continuava a perdere sangue e lamentarsi.

- Conosco qualcuno che forse può aiutarvi. Prendo la macchina, aspettatemi qui. - corsi via, se c'era qualcuno che poteva trascinare quel tipo dall'altra parte della linea che delineava la vita dalla morte era Ginevra.



SETH


Avevo appena finito il mio ultimo turno al pub quella settimana, era stato pesante ma se non altro ora mi spettavano due giorni di riposo. Deglutii, sapevo cosa significava, quando uscii dal locale trovai Dominik ad aspettarmi, era tempo. Non potevo più guardare indietro non c'era più niente, solo rovine sterili, gli sorrisi mentre gli andavo incontro. Lui mi passò una mano sul viso ed io unii le nostre labbra in un bacio leggero, salimmo in macchina e lui si diresse verso casa mia. C'era un aria pesante, di tensione, era arrivato davvero il momento che io mi decidessi e che onorassi quella promessa.


- Domani ... - cominciai a dire – ho il giorno libero ... -


Sentii la sua presa rinsaldarsi sullo sterzo mentre abbozzava un sorriso – Seth ... non devi avere fretta se ... -


Io fissai il cielo, quella luce pallida della luna su di noi era l'unica fonte di luce nel punto in cui Dominik si era accostato per farmi scendere. Non ero mai stato uno particolarmente pronto ai cambiamenti, ma ne avevo fatti ben pochi nella mia vita e cosa ci avevo guadagnato? Solo macerie, perché il resto continua a girare anche se non sei d'accordo. Il tempo dei rimpianti era finito, volevo lasciarmi alle spalle anni e anni di errori. Così lentamente sollevai le mani in un movimento lento che mi parve infinito, le portai al mio collo e con un gesto netto sciolsi la collana che portavo. Dominik mi fissava con occhi sgranati, percepire quel fino abbandonare il mio corpo mi fece sentire di colpo più leggero, come se il ciondolo pesasse come un macigno, fu come togliermi di dosso delle catene. Lo tenni per un momento fra le mani, era un oggetto tanto piccolo che aveva esercitato su di me un potere enorme, lo strinsi nel pugno e poi me lo infilai in tasca con stizza. Era la fine di tutto adesso, per sempre.


- Domani .... – dissi ancora – ho il giorno libero ... potremmo uscire ... un appuntamento magari ... -


Lui aveva ancora un espressione a dir poco incredula sul viso ed annuì – certo ... cosa ti piacerebbe fare ? –


- Non lo so ... non sono mai stato ad un appuntamento ... puoi scegliere tu – risposi.


- Va bene – acconsentì – ti chiamo domani –


A quel punto mi sporsi verso di lui afferrando la sua nuca con impeto fra le mani e trascinando il suo volto sul mio, lo baciai. Un bacio intenso, vorace, sincero, un bacio che non ebbe paura di ricambiare circondando le mie spalle . Mi staccai quando sentii di non riuscire più a respirare, entrambi stavamo ansimando e ci fissavamo con la stessa espressione bruciante di uno strano desiderio sinistro. Era strana quell'espressione sul volto di Dominik ma niente di quella serata sembrava normale. La luna piena era alta nel cielo e ci illuminava appena, si dice che la gente faccia cosa pazze nei giorni di luna piena, si dice che quel giorno il mondo sia un po' matto. Forse era vero, lo vidi che si avvicinava ancora a me e lo lasciai fare, lo lasciai baciarmi il collo, lasciai che mi sollevasse la canottiera e baciasse il mio stomaco ed il mio petto. Io feci altrettanto, mi accanii sulla sua pelle pallida, divorando e succhiando la sua spalla muscolosa, lo sentivo fremere.


- Seth ... - mormorò – aspetta ... - io mi fermai osservandolo per qualche istante – voglio aspettare ... voglio che sia domani, che sia diverso ... voglio darti qualcosa che nessuno ti ha mai dato, sarà diverso fra noi due Seth ... -


Io arrossii, sentivo le guance farsi bollenti mentre annuivo freneticamente, abbozzai un gesto di saluto con la mano. scesi dalla macchina senza dire niente e mi immersi nella notte.


Quella sera era torrida, una classica serata estiva senza un filo di vento, camminavo lentamente e pigramente verso casa con lo sguardo puntato a terra. In tasca potevo sentire ancora quel ciondolo, buttalo in un cassetto appena arrivi a casa, mi dissi. Svoltai l'ultimo angolo e mi ritrovai sulla via di casa mia, sollevai lo sguardo dal marciapiede buttandolo distrattamente intorno alla strada, silenzio, persino la casa aveva le luci spente, solo il lampione illuminava il cancello. Fu allora che lo vidi, qualcosa si staccò dall'ombra delle piante e mosse i suoi primi passi verso di me, io rimasi raggelato. Il cuore iniziò a battermi forte, non capivo cosa potesse essere, aveva un aspetto inquietante, quasi animalesco, solo quando si avvicinò al lampione mi resi conto che si trattava di una persone, ricurva su se stessa. Poi vidi la testa sollevarsi e due occhi che luccicavano in modo sinistro mi inchiodarono nella loro oscurità. Il mio cuore smise di cavalcare, fu come avere un arresto cardiaco, bum, un colpo violento, uno strano calore, emisi un rantolo nel notare, nel comprendere ... dio conoscevo quegli occhi. La figura cadde sulle ginocchia e a quel punto io corsi, corsi annullando in un istante la distanza che ci separava , mi gettai per terra e lo aiutai a sorreggersi.


- Koll ...- fu un flebile lamento quello che uscì dalle mie labbra, abbastanza forte però da essere udito da lui.


Lo vidi muovere lentamente la testa verso di me, i suoi occhi erano spenti ma una sorta di sorriso rassicurante stava affiorando sul suo viso, non mi piaceva.


- Seth ... finalmente – mormorò a fatica – sono ... felice ... -


Era malconcio, il suo odore era più simile a quello di un cadavere che di un vivo, era sporco, sentii una strana sensazione alle mani, proprio all'altezza del suo addome, ne ritrassi una e sgranai gli occhi. La mia mano era ricoperta di sangue, vischioso e appiccicoso, osservandolo meglio notai che i suoi interi vestiti ne erano intrisi, cosa cazzo era successo?


- Koll ... che diavolo ... - sentivo le lacrime bagnarmi le guance, era venuto fin qui per morire davanti ai miei occhi?


- Seth ... ho bisogno di aiuto – mormorò – devi proteggermi ... io senza di te ... sono morto –


Io annuii terrorizzato – certo ... certo ... adesso ... adesso devi farti forza, prendo la macchina e andiamo in ospedale, ti aiuteranno –


- Non posso – disse con un filo di voce .


- Cosa? –


- Niente ospedale Seth ...a casa tua ... portami a casa tua devo stare nascosto ... -


- Ma ... come posso fare ? tu perdi sangue ... io non so cosa fare per aiutarti! – esclamai nel panico.


- Ti guiderò io – disse stringendosi di più a me – andrà tutto bene ... -


Cazzo.


Cazzo.


Non riuscivo a pensare, non riuscivo a mettere in ordine le azioni, vedevo solo quel sangue, vedevo i suoi occhi in ogni istante più spenti e quel dannato sorriso serafico che mi faceva solo pensare al peggio, il fottuto sorriso stampato sulla faccia di un cadavere. Ma non era quello che sarebbe successo, lo avrei strappato alle braccia della morte ad ogni costo.


- Seth –


La voce di mio fratello mi distolse dal mio gesti disperato di trascinare quel corpo troppo pesante. Ero disperato, sapevo solo quello che non volevo accadesse.


- Ci aiuterà ... - disse Chris – sta andando a prendere la macchina, vedrai andrà tutto bene – io continuavo a stringere a me il corpo di Koll che ormai fissava quasi assente il mio viso – Seth ... non l'hai ridotto tu così vero? –


Io non risposi mi limitavo a fissare quel viso pallido tra le mie braccia – resta sveglio ... sono qui ... ti prego, resta sveglio –


Poi sentii la macchina fermarsi bruscamente accanto al marciapiede così io e Chris sollevammo di peso Kolle lo caricammo sul sedile di dietro, io mi accomodai accanto a lui mentre mio fratello prendeva posto davanti.


- L'ho chiamata ci sta aspettando – disse Tyler in tutta fretta prima di partire.


Percorremmo la strada ad una velocità inaudita e la frenata violenta all'arrivo fece stridere le gomme. Spalancai lo sportello, vidi Chris precipitarsi a darmi una mano mentre Tyler correva alla casa bussando forte. Quando portammo Koll davanti all' ingresso questo si aprì rivelando la figura di Ginevra, non la conoscevo bene, avevamo fatto le superiori insieme. Incrociammo brevemente gli sguardi e storse il muso in un espressione che non mi piacque.


- Mio Dio ... ma in che stato è? – chiese sconvolta mentre ci cedeva il passo – respira? –


- Si – dissi a fatica mentre lo appoggiavamo al tavolo della cunina che era coperto da un telo di plastica – è cosciente a mala pena –


- Spogliamolo –


A quel punto Chris e Tyler si fecero da parte, appiattendosi al muro della cucina, borbottando qualcosa sottovoce. Io mi gettai sul corpo di Koll insieme a Ginevra, lo liberammo del cappotto e della maglietta scoprendo il torace magro e sporco. Finalmente la vidi la ferita dalla quale usciva tutto quel sangue, era orrenda, gonfia, disgustosa, quasi in putrefazione, era una visione raccapricciante.


- Seth? – mi chiamò lei per attirare la mia attenzione – se non te la senti fatti indietro, ci posso pensare io –


- No ... - mormorai – no, ce la faccio –


- Bene ... allora ascoltami bene, è sporco, dobbiamo lavarlo, c'è un bagno con la doccia infondo al corridoio ... bisogna pulirlo bene, poi penseremo alla ferita, è infettata, hanno provato a suturarla ma con un lavoro pessimo ... devo prendere delle cose .. – mi spiegò.


- Ci penso io – dissi – lo lavo ... prepara quello che serve - poi mi voltai verso il viso assente di Koll – l'hai sentita? Devi alzarti ...- gli dissi.


Lui annuì debolmente ma sembrava in ogni istante sempre meno cosciente, io ero terrorizzato ed incazzato allo stesso tempo, lo colpii, uno schiaffo fortissimo che fece sobbalzare tutti i presenti e gli fece sgranare gli occhi.


- Non azzardarti a crepare cazzo!!!! – urlai – mettiti in piedi, andiamo ... non ti permetto di morire qui -


Lo tirai e per la prima volta anche lui ci mise forza, si aggrappò a me e insieme riuscimmo a muoverci lungo il corridoio, poi nel bagno, gli tolsi i pantaloni e mi spogliai anche io restando in boxer. Aprii l'acqua della doccia volutamente gelata, nel tentativo di mantenerlo sveglio, poi comincia a strofinarlo, osservavo scivolare lungo lo scolo il sangue e quella sorta di fanghiglia che aveva addosso.


- Grazie ... per quello che stai facendo ... - mormorò – so che non mi devi niente -


- Non credere che lo stia facendo gratis ... sappi che dopo tutto questo voglio ancora le risposte che mi devi ... - mormorai – quindi non crepare –


Lo sentii ridere – non lo farò ... vivrò per tutto il tempo che desideri ... -


Sentii la sua mano accarezzare debolmente la mia guancia – tirarti su – dissi lapidario – e non provare a toccarmi in quel modo ... non sono più il tuo ragazzo ... -


Lo sentii farsi rigido – allora smettila di disturbarti e fai un famore a te stesso ... lasciami morire –


- Credimi ... una parte di me vorrebbe farlo ...- confessai – e forse ti ammazzerò con le mie mani ... ma prima voglio quelle risposte, non credere che avrai una buona uscita, hai smesso di prendere scorciatoie con me – il mio tono di voce era duro.


Lo sentì accennare una risata – si ... penso che a questo punto dovrò davvero dirti tutto ... infondo sono tornato per chiederti di salvarmi la vita ... credimi a questo punto sei la persona che può decidere se farmi vivere o morire –


Uscimmo dalla doccia, lui sembrava più cosciente adesso e quando si sdraiò di nuovo sul tavolo Ginevra aveva recuperato tutta l'attrezzatura che gli serviva.


Riempì una siringa – questo è un antibiotico – disse mentre glielo iniettava – vorrei darti dei sedativi ... ma francamente così alla cieca rischi di non svegliarti –


Koll rise – non preoccuparti dolcezza ... non è la prima volta che mi ricuciono – disse – fai quello che devi fare, io starò fermo –


La vidi prendere il bisturi e stagliare i fili mal posti sulla ferita, poi toccò al disinfettante che fece immediatamente reazione con la carne viva, io deglutii mentre man mano le passavo le cose che mi indicava di porgerle.


- Comincio a suturare ... - disse poi guardandomi, io mi posizionai in modo tale da bloccare le braccia di Koll.


Quando lei incise la sua carne con il primo punto lui chiuse gli occhi violentemente storcendo il muso ma non si mosse. Lei continuò a suturare e man mano il corpo di Koll sembrava più rilassato, finchè il suo viso non parve del tutto privo di espressione. Sentii la voce di Tyler sollevarsi dal fondo della stanza.


- E' morto? – chiese.


Io e Ginevra ci fissammo atterriti, portai rapidamente le dita al suo polso – sento il battito ... - mormorai.


Lei poggiò l'orecchio sul suo torace – il respiro è regolare ... credo ... cazzo credo si sia addormentato ... - osservò sconvolta – chi cazzo si addormenterebbe durante una sutura a carne viva? –


Io fissai quel viso bello e familiare, osservai quelle occhiaie che non avevo mai visto, quell'espressione di assoluto abbandono e relax.


- Uno che non dorme da giorni forse ... - mi venne da dire.


Lei restò in silenzio e continuò a fare la medicazione con cura e rapidità, durante tutto quel tempo Koll rimase immobile ormai preda del sonno.


Una volta terminato Ginevra si rivolse a me di nuovo – va tenuto d'occhio ... c'è in corso una bella infezione ... ha la febbre ... devi dargli degli antibiotici, tre volte al giorno – mi allungò un flacone – fallo mangiare bene e fallo bere ... è denutrito e disidratato. Inoltre va cambiata la fasciatura ... hai visto come ho fatto io, no? Due volte al giorno va pulita la ferita e cambiata la benda. –


- Va bene ... ci penso io ... -


- Se dovessi avere bisogno vieni pure ... ci vediamo fra due settimane e la controlliamo ... e se si rimargina bene leviamo i punti – fece una pausa – siete stati fortunati ... e lui era particolarmente forte ... era messo male, mai visto uno ridotto così male ... sembra tornato dal regno dei morti –


- Chi può dirlo – sussurrai – per quanto mi riguarda è così –


Era tutto quello che mi veniva da pensare quando guardavo il viso di Koll, era praticamente sparito dalla faccia della terra, volatilizzato, un fantasma, ed ora era saltato fuori dal nulla quasi morto e mi aveva chiesto di salvarlo. Si, per me era come tornato dall'inferno, proprio quando avevo deciso di lasciarmi quei demoni alle spalle.


- E' il tuo ragazzo? – mi chiese quella incerta.


Io distolsi lo sguardo da lui e lo puntai negli occhi ormai ricolmi di incertezza di Ginevra – no ... scusa per il trambusto ... ce ne andiamo adesso –


- Guarda che potete restare ... - tentò di dire lei ma io la interruppi subito.


- No ... devo portarlo da me ... è meglio di notte – riflettei, nessuno a casa doveva scoprire di lui, lo avrei portato su mentre tutti dormivano – grazie ancora –


- Di niente ... ho dei vestiti qui ... forse gli andranno grandi ma puoi metterglieli addosso –


- Ve bene –


Fu così che gli infilammo i pantaloni e una camincia alla bene e meglio, lui continuava a dormire come se nulla stesse accadendo. Io e Tyler lo sollevammo, lui dai piedi e io dalla testa mentre Chris ci apriva lo sportello dell'auto, poi tornammo a casa.


Toccò a Chris dopo aiutarmi a portarlo su per le scale, lui non disse una parla, mai durante tutto quel tempo, credevo francamente che fosse sotto shok. Lo portammo in camera mia e lo adagiammo sul letto, era fatta. Mi passai le mani sul viso, ero distrutto.


- Seth ... - disse alla fine lui.


- Non sono stato io .... Se te lo stessi ancora chiedendo – buttai lì senza guardarlo – mi occupo io del resto, puoi andare –


- Ma ... -


- Niente ma ... grazie per l'aiuto ... ora lasciami solo –


Grazie, mi resi conto di averlo detto molte volte quella sera, era la prima volta in assoluto che ringraziavo qualcuno, forse c'era questo dietro lo stupore sul volto di mio fratello. Fui lieto di vederlo ubbidire e lasciare la camera mentre io mi toglievo a fatica i vestiti umidi e mi gettavo ormai stremato nella parte libera del materasso. Gettai lo sguardo verso la finestra, la luna brillava ancora nel cielo scuro, notti di luna piena, si dice che accadano cose pazzesche, doveva essere vero.

NOTE DELLE AUTRICI: Salve a tutti ^^ siete stati davvero tanti stavolta! Il capitolo ha raggiunto le visualizzazioni in fretta. Che bello, ci rendete davvero molto felici.
Detto questo passiamo al capitolo ... un capitolo molto complicato ma anche ricco di sorprese. Koll è tornato! In pessime condizioni, ma non importa. Ancora una volta è ripiombato nella vita di Seth quando quest'ultimo sembrava ormai aver accantonato una volta per tutte il passato. Dai, ammettiamolo ... chi di voi ha davvero creduto che ci saremmo liberate così semplicemente di lui? :P
Cosa pensate che accadrà da qui in avanti? Siamo curiose di ascoltare la vostra opinione e le vostre ipotesi sul futuro dei nostri personaggi. Ci sono ancora parecchie Koll haters? XD
Grazie di tutto :) speriamo che anche questo capitolo vi piaccia!
Baci e a presto!

- BLACKSTEEL -

���+�P*

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