capitolo 60

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TYLER


Luis non doveva essere in casa. Lo capii dal suono soffuso della radio in cucina, mia madre stava cucinando in armonia, come i vecchi tempi. Mi mossi appena sul letto, cercando di prendere aria dopo una nottataccia insonne. Non avevo voglia di alzarmi, di affrontare un'altra giornata di merda, inoltre era domenica e ciò poteva significare soltanto una cosa: niente allenamenti che mi avrebbero aiutato a sopravvivere a quello schifo.
Ero stanco, profondamente spossato, ma nonostante tutto non riuscivo a dormire. Chiusi gli occhi, cercando di deviare i miei pensieri verso qualcosa di positivo ... non c'era nulla del genere purtroppo. Poi sentii un lieve battere sulla porta, prima che una lunga ombra si gettasse sul mio letto, a quel punto lo misi a fuoco.
Wayright mi fissava a meno di mezzo metro dal letto, mi ritrovai a guardarlo con un'espressione confusa sul volto – E tu che diavolo ci fai qui? -
- Sono venuto con la scusa di dover vedere Rachel, ma lei non c'è. L'ho vista uscire con tuo padre dieci minuti fa. - spiegò quello con il suo solito tono da rompipalle incallito.
- E allora perché ti sei preso la briga di passare? - lo guardai male, doveva essere ritardato o qualcosa del genere.
- Sono venuto per te, coglione! Alzati. Dobbiamo andare. - poi strattonò con forza il lenzuolo che mi ricopriva gettandolo a terra. Lo guardai come si può fissare soltanto la persona più detestabile di questo pianeta.
- Ma che cazzo vuoi, Wayright? Andare dove? Ed esci dalla mia stanza soprattutto! -
- Da Ginevra! Non ti permetterò di ignorare una cosa del genere. Muoviti ... non puoi restartene a crogiolarti nell'autocommiserazione per tutto il giorno. - mi diede una spallata a quel punto, poi afferrai più per istinto che per altro la canottiera che mi lanciò.
- Wayright ... perché vuoi rischiare la vita alle nove del mattino? -
Ovviamente non mi stava a sentire – Sistemeremo tutto, ma l'unico modo per farlo consiste nell'incontrarla e parlarle chiaramente, quindi vestiti. -
Sospirai – Perché ti stai mettendo in mezzo? Hai problemi più gravi da risolvere, li ricordi o devo richiamarteli alla memoria? -
Wayright fece spallucce e mi lanciò il primo paio di jeans che trovò in armadio – lo so, sono un idiota, ma tu sei anche peggio di me e questo mi consola. Hai bisogno di qualcuno che ti sproni ed io sono qui per questo. -

Era inutile battibeccare con lui, non riuscivo ad uscirne vincitore, quindi pensai che tanto valeva vestirmi e seguirlo. Mi liberai de pantaloni della tuta e, per un attimo, seguii lo sguardo di Wayright scendere lungo il mio corpo – Che cazzo stai facendo? - gli chiesi, dandogli le spalle e cercando di trattenermi dal picchiarlo furiosamente.
- Che c'è? Non dirmi che ti imbarazza! Come se non avessimo fatto di peggio che lanciarci occhiatine infuocate ... - sghignazzò quello allegramente. Mi tirai su la cerniera dei jeans, dovevo ignorarlo, era l'unico modo per farlo smettere, forse.
Allacciai velocemente i lacci delle mie scarpe sportive, poi mi sollevai dal letto e a malincuore lo precedetti giù per le scale. Mia madre stava passando l'aspirapolvere in salotto e quando ci vide sorrise appena.
- Facciamo una partita a basket. Ci vediamo per pranzo. -
- Va bene! A dopo, tesoro! -

Poi uscimmo da lì e ci dirigemmo a prendere la macchina in garage, Chris stava sorridendo appena – Che diavolo hai adesso? Sei caduto dalla culla da piccolo o cosa? -
- A dopo, tesoro! - cinguettò quello, evidentemente divertito – wow, questo sì che è amore incondizionato per il proprio figlio. -
Sospirai, qualcosa dentro di me si dibatteva dalla voglia di liberarmi di lui, magari gettando il suo corpo esanime in un cassonetto dell'immondizia – Dio, perché non sei nato muto? - mi sedetti al posto di guida e misi in moto l'auto accompagnato dalle risate continue di Wayright.
- Andiamo! Voglio solo stemperare l'atmosfera! So che stai impazzendo ... - aveva ragione, nonostante mi sforzassi di nasconderlo stavo davvero perdendo la ragione a furia di pensare a cosa sarebbe successo nell'eventualità che quello che aveva detto Lex fosse vero.



- Credi di essere tu il padre, Tyler? - il suo tono si era fatto basso adesso, perfino il sole sembrò oscurarsi appena, sovrastato da un banco di nuvole fitte fitte.
- No, non credo ... sono stato attento. Sono sempre attento. - dissi mentre il mio stomaco iniziava a contrarsi – ma non posso esserne certo, no? So soltanto di essere stato con lei in quel periodo. -
Sentii Chris irrigidirsi accanto a me, niente più sorrisi e battutine ora. Lo vidi annuire appena, un velo di tristezza gli oscurò il viso, sapevo a cosa stava pensando. Ero un casino vivente, eppure lui continuava a starmi dietro, accumulando disastri su disastri da risolvere.
So che hai i tuoi problemi, non devi sobbarcarti anche i miei. Non ti capisco ... - era vero – io non farei niente del genere per te. -
Chris parve divertito, anche se il suo sorriso fu debole e scomparve subito dopo – non è che mi aspetti qualcosa in cambio da te, Tyler. Se è questo che ti preoccupa, puoi stare tranquillo. Inoltre sono una persona migliore io ... questo è il motivo per cui sono qui nonostante il tuo atteggiamento di merda. - spiegò con tranquillità.
- Bene, allora mi sento meglio. - c'eravamo quasi purtroppo, entrare nel suo vialetto di casa sua fu come ricevere un pugno in pancia. Frenai ed alla fine spensi il motore, nonostante non avessi alcuna intenzione di scendere. Con me c'era Wayright però ed era incredibilmente bravo a mantenere il controllo, pensai, vedendolo smontare dal mezzo. C'era una tranquillità in lui che non avrei mai potuto raggiungere, era il modo che aveva nell'andare incontro anche alle situazioni meno piacevoli. Non l'avevo mai visto cedere all'ansia, neppure a scuola durante i terribili periodi di esami, Wayright non sembrava provare paura. Mi chiesi se anch'io un giorno sarei stato capace di reagire con la sua stessa forza. Con questi pensieri mi costrinsi a seguirlo, i miei occhi caddero sul suo viso abbronzato. Lo guardai camminare con sicurezza distanziandomi di qualche passo, non poté impedire al mio sguardo di scendere in basso, sulla sua vita stretta, le gambe lunghe e ben formate che conoscevo fin troppo bene.
Non devi pensarci! Avevo la bocca secca, distolsi gli occhi dal suo corpo, cercando di dare una calmata ai battiti in fibrillazione. Non era il momento giusto, non era mai il momento giusto, mi corressi un istante dopo.
A me l'onore! - Chris citofonò e in quell'istante venni pervaso dal panico più totale. Lo guardai, dovevo avere lo stesso sguardo di un gattino impaurito, perché quello mi strinse il braccio con forza.
- Andrò tutto bene, Tyler. - sussurrò a pochi centimetri dal mio viso.
Mi scostai da lui nel momento stesso in cui Ginevra aprì la porta. Ci fissò un attimo, passando in rassegna prima Chris, poi me. A quel punto il su volto si incupì ed io seppi che Lex, in qualche modo, ci aveva preso.
Tyler ... - iniziò lei, cedendoci il passo per farci entrare.
- Sono venuto qui per parlarti – dissi con voce atona – so tutto ... Lex me lo ha detto. - chiarii subito, pur sapendo che lei ne doveva già essere a conoscenza. I miei occhi caddero automaticamente su di lei, sulla sua maglietta larga che non lasciava intravedere nulla.
- Sì, lo so. Mi dispiace, non doveva saperlo ... lui ha sentito una conversazione tra me e sua sorella, non era mia intenzione generare questo enorme casino. -
Allora era vero. Era incinta. Per un attimo rimasi troppo scosso per poter parlare, mi limitai ad attendere che dicesse qualcos'altro, non ero nelle condizioni di indagare.
- Emh ... quindi sei incinta? E' di Tyler soprattutto? - entrambi guardammo Chris allibiti. Cazzo, era stato proprio delicato.
- E tu chi saresti? -
- Solo un amico – rispose lui – quindi, sei incinta o no? -
- Lo sono. - crak, sospirai, stavo per vomitare.
- Ne sei sicura? - rincarò la dose quello.
- Sì. Ho fatto il test ... -
- Potrebbe sbagliarsi, ho sentito dire che non sono affidabili al cento per cento! -
- Per tre volte consecutive - precisò Ginevra, dopo averlo fulminato con lo sguardo – ma comunque non è tuo. - a quel punto si rivolse a me. Rimasi a bocca aperta, qualcosa nel mio stomaco si contrasse, stavolta per il sollievo.
- Come fai a dirlo? - chiesi in un sussurro.
- Perché lo so ... in quel periodo, se proprio vuoi saperlo, eri a fare surf a Los Angeles -
Ci avevo pensato, ricordavo di esserci stato per due intere settimane – Ci sono andato a fine aprile. Significa che adesso sei al terzo mese? Lex aveva detto ... -
Ginevra scosse la testa – non avevo ancora fatto i miei calcoli. Mi ha preso di sorpresa ... ha iniziato a farmi molte domande e ha dato per scontato che si trattasse di te. Sai, mi ha sempre idealizzata, non sono riuscita a dirgli che mi vedevo anche con un altro ragazzo nel frattempo, un ragazzo con cui spesso non sono stata attenta ... mi dispiace per come si sono messe le cose tra voi due. Gliene parlerò appena posso, ma al momento ho avuto altro a cui pensare. -
- Posso ben capirlo. - commentò Chris, come sempre continuava a parlare a sproposito – beh, quindi hai già parlato con il padre? Va tutto bene? -
- No ... io ... non credo che glielo dirò in fin dei conti. -
- Cosa? - stavolta parlammo all'unisono adesso, la guardammo, confusi.
- Non voglio incasinargli la vita, tutto qui ... mi sono comportata di merda con lui. Aveva intenzioni serie con me, incredibile ma vero ed io ho continuato a vedermi con te ... - Ginevra sembrava mortificata, alla fine prese posto sulla poltrona e mi fissò – gli ho detto che è stato un passatempo, che l'unico motivo per cui uscivo con lui era perché tu non mi volevi davvero ... -
- Ginevra ... - non sapevo davvero che diavolo dire – non puoi lasciarlo all'oscuro di tutto ... -
- E' assurdo dirlo ma Tyler ha ragione – si inserì Chris – è anche suo figlio, no? Devi dirglielo. -

Era una situazione di merda, vedere Ginevra in quelle condizioni mi terrorizzò a morte. Potevi essere tu il padre, disse una vocina cattiva dentro di me, saresti dovuto essere tu a pagare per tutto questo.
- E se non dovesse accettarlo? Cosa posso pretendere da lui? N-noi ci siamo frequentati sporadicamente ... -
- A quello ci penseremo dopo! Al momento concentriamoci sul semplice fatto che devi dirglielo – il tono di Chris era calmo, terribilmente pratico come sempre – non ti molliamo, vero Tyler? -
- Già, mi sento già abbastanza di merda così ... - dovetti ammettere, anche se mi costò parecchio – so che è colpa mia. -
- Non è così, smettila - Ginevra sembrava stanca ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva che stava ormai per cedere a noi – comunque non è in città ... dovrebbe tornare nel fine settimana, come sempre. -
- Bene, allora aspetteremo. Poi dovrai andarci. -
Chris annuì – Ti senti bene? Tua madre lo sa? -
Era chiaro che nessuno sapeva nulla, a parte noi tre, Lex e sua sorella, a giudicare dall'espressione sgomenta di Ginevra.
- Le cose si metteranno a posto. - lo dissi, ma non ci credevo affatto – fammi sapere allora. -
- Sì ... ti chiamerò ... - un sorriso appena percepibile le illuminò il viso per un istante, alla fine venne inghiottito dalla miriade di problemi che ci circondavano.
- Senti Ginevra ... l'altra sera, quando sono venuto qui e abbiamo ... - iniziai, non riuscendo a togliermi di dosso quel terribile dubbio.
- No, non lo sapevo ancora – chiarì lei, comprendendo quello che volevo chiederle – il mio ciclo è molto irregolare, credevo che fosse tutto nella norma fino a quel momento ... il giorno dopo mi sono decisa e beh, sapete com'è andata. -
- Ok ... - non sapevo se sentirmi meglio o no, alla fine togliemmo il disturbo e ci incamminammo di nuovo in direzione dell'auto. Wayright aveva un'espressione cupa sul volto, sapevo che mi detestava anche lui, in fin dei conti.
- Complimenti! Ce la fai a non portarti a letto nessuno per un paio di ore? - mi aggredì non appena mettemmo piede in auto. Mi voltai a guardarlo con l'istinto omicida di sfondargli la testa contro il parabrezza.
- Evidentemente no. - misi in moto e proprio in quell'istante il mio cellulare prese a suonare con insistenza. Lo tirai fuori a fatica dai jeans e controllai il numero sul display. Era Isabelle, ma quello non era il momento adatto per parlare con lei, così lo lasciai suonare, appoggiandolo sul cruscotto, in bella vista. Forse avrei potuto evitarlo, però mi resi conto che far incazzare Wayright mi piaceva. Non osavo neanche immaginare come ci si poteva sentire, il suo sguardo furente non lasciava spazio a molte parole. Vederlo in quello stato mi fece ridere e prima ancora di rendermene conto mi ritrovai ad accarezzargli la guancia con la punta delle dita, facendolo sobbalzare per la sorpresa. Ritrassi la mano subito dopo, rosso di vergogna. Che cosa mi era saltato in mente?

- Sei diventato rosso. - mi fece notare e adesso fu il suo turno di ridere dopo essersi ripreso dallo shock iniziale.
- Avevi dello sporco sulla guancia. - commentai freddamente.
- Ah, davvero? E tu hai la segatura nel cervello. - Chris se la stava evidentemente godendo, decisi di far finta di niente, come se la cosa non mi toccasse e sperai che quel rossore scomparisse presto. Un lieve cambio di aria, in un istante sentii le labbra di Chris sfiorarmi appena la guancia prima di tornare immediatamente al suo posto. Il respiro mi si mozzò in gola, controllai febbrilmente la strada davanti ed intorno a me, in cerca di un eventuale testimone, ma sembrava tutto sgombro.
- Che cazzo sei idiota?? - gli urlai contro fomentato ancora di più dal sorriso sornione sul suo viso.
- Perché te la prendi tanto? Era solo un bacio a stampo sulla guancia! - si difese quello – come se non avessimo fatto di peggio ... -
- Ma non davanti a tutti nel bel mezzo del giorno! - mi lamentai – scendi, muoviti. Dirò a Rachel che ti sei stancato ad aspettarla ... - dissi non appena parcheggiai sul vialetto di casa. L'auto di Luis non c'era, segno che non erano ancora tornati. Wow, un'intera mattinata in compagnia del bastardo ... povera sorella.
Chris non ribatté stranamente – Stasera sei in giro? -
- Dovrei ... - commentai mantenendomi sulle mie.
- Non esci con ... - il suo tono si fece struggente – Isabelle? -
Che idiota – No. E tu non esci con ... - fu il mio turno di fare un po' di scena – Scott? -
- A dire il vero dovrei ... - Chris sospirò forte – ti chiamo se non si fa troppo tardi. -
- Mmm. - sperai che non mi chiedesse che diavolo volesse dire quel "mmm", perché davvero non potevo fare meglio di così. Mi chiusi in casa, dannandomi mentalmente per essere caduto ancora una volta nella rete Wayright.



SETH


Era stata una serata frenetica, ma fortunatamente stava volgendo al termine, eravamo rimasti io e Byron a sistemare il locale e lui era particolarmente divertito. Gli avevo raccontato del divertente episodio del folle Dominik e mio cugino, la cosa lo aveva prima lasciato perplesso, ma dopo non aveva smesso di ridere e di prendermi in giro.
- Piantala ... dico sul serio – ripetei per la terza volta.
- Oddio ... non ce la faccio! – disse lui trattenendo a fatica un'altra risata – cioè è arrivato davvero così dal nulla? – rise di nuovo – non posso crederci! –
- Strano! Eppure tu dovresti conoscerlo così bene ... dato che me l'hai consigliato così caldamente! – ribattei acido – da un bugiardo ad uno psicolabile! Andiamo bene –
Quella frase che mi uscì dalle labbra ci fece restare di sasso entrambi, era la prima volta che riuscivo a parlare di lui ... quasi a scherzarci. Byron mi guardò con uno sguardo comprensivo e lieto.
- Se non altro ci scherzi su ... tanto male Dominik non lo sta facendo ... - mormorò continuando a sistemare le bottiglie dietro il bancone – era solo questo che volevo che trovassi Seth ... solo una distrazione ... non è così male? –
Una distrazione? Era quello che mi serviva? Forse .... Era quello che volevo? No. Dentro di me non accettavo ancora di lasciare perdere tutto con Koll, distrarmi avrebbe significato abbandonare ogni speranza e non ero ancora pronto per quello. Volevo aggrapparmi a lui ancora per un po', aggrapparmi a quel dolore significava che quell'amore lo avevo vissuto, che era stato reale in qualche modo, avevo bisogno di non sentirmi come se fossi pazzo e mi fossi immaginato tutto.
Proprio mentre avevo quei pensieri in testa sentii il mio cellulare suonare, lo presi mal volentieri e notai un numero che non avevo in rubrica. Lo guardai attentamente, non lo conoscevo, per un attimo un brivido mi si arrampicò dal braccio alla spalla, poi lungo la schiena. La mia espressione era cambiata tanto che anche Byron prese a fissarmi, qualcosa si accese dentro di me, un piccolo riverbero di speranza e presi la chiamata portandomi il cellulare all'orecchio.
- Pronto? – fu un sussurro il mio.
- Seth! – la speranza morì nuovamente e fece male, la voce di Dominik era dall'altro capo del telefono.
- Che cazzo vuoi? – ringhiai, ero arrabbiato, furioso perché i miei desideri erano stati calpestati ancora una volta.
- Io .. ehm ... volevo solo scusarmi, sai quell'equivoco, non ho fatto in tempo a dirti che ero mortificato e –
- Sta zitto – lo interruppi – non permetterti di chiamarmi al telefono, non ci conosciamo, non voglio sapere niente di te. Chi ti ha dato il mio numero? – chiesi furente.
Lui restò in silenzio – andiamo, l'ho solo chiesto ... per favore ... non drammatizzare –
Conoscevo solo una persona tanto invadente da fare una cosa del genere – non venire più a scocciare qui ... non parlare con nessuno che mi conosce, non provare più a chiedere a Roxy niente di me! –
Staccai la chiamata e spensi il telefono, poi lo poggiai con violenza sul tavolo sbuffando, Byron mi osservava in silenzio.
- Chi cazzo gli da il diritto di chiamarmi? – domandai più a nessuno che a lui, il mio amico restò in silenzio – perché proprio io? Che diavolo ho che non va? –
Byron mi si avvicinò e mi cinse le spalle, per un momento restammo così immobili, io che tentavo di arginare la mia frustrazione che come un'onda sbatteva contro il mio petto e lui che mi stringeva forte. Solo alla fine parlò.
- Vai a casa Seth ... per stasera abbiamo finito –
Io annuii e mi liberai del grembiule, poi raccolsi le mie cose ed uscii in silenzio. Fuori provai a prendere una boccata d'aria ma l'afa estiva non lo rese per niente rigenerate, anzi, mi parve di soffocare ancora di più. Iniziai a mettermi in viaggio verso la metro ma non fu un tragitto lungo, una figura comparve dall'oscurità ed io non potevo crederci, ancora lui.
- Seth ...- mormorò.
- Che diavolo ci fai tu qui? –
- Ho bisogno di parlarti – disse deciso – quindi per favore ... -
- Non ho voglia di parlare ... sono stanco, voglio solo andare a casa e levarmi davanti la tua faccia! – ringhiai.
- Devi solo ascoltarmi ...- insistette – ho la mia auto, ti do un passaggio ... ti supplico ... poi non ti scoccerò più, solo questa volta –
Stavo per aggredirlo di nuovo ma poi mi venne in mente il mio patto con Wes, sapevo che lui lo avrebbe onorato, in fondo era il più onesto dei due nonostante le apparenze. Così sospirai, solo questa volta, mi dissi, dagli il beneficio del dubbio, onora il patto e poi vai per la tua strada.
- Va bene – mormorai freddo – accompagnami a casa, dimmi quello che vuoi e poi lasciami in pace –
Lui non aggiunse altro, ci dirigemmo all'auto lì vicino e salimmo, gli dissi l'indirizzo e partimmo, nell'abitacolo calò il silenzio più totale per i primi secondi.
- Sai ... - mormorò lui alla fine, quando il silenzio stava diventando troppo opprimente – non riesco bene a mettere in parole le mie intenzioni ... sono fatto così ... sono un tipo istintivo e non riesco mai a spiegarmi come vorrei, finisco per fare cose che possono essere fraintese –
- Come una scenata in un bar? – chiesi stizzito – cosa ci sarebbe mai da fraintendere? –
- Ascolta ... quella – non lo feci terminare.
- Ascoltami tu ... parlerò molto chiaramente – gli dissi – tu non mi conosci, non sai niente di me e come sai perfettamente io non ti ho chiesto niente. Hai fatto tutto da solo, hai deciso che ti piaccio, che vuoi provarci, ti sei messo una serie di cose in testa e sono solo fatti tuoi – esclamai – a me non interessa, puoi pure tenerti questa sorta di cotta da adolescente ... ma non mettere in mezzo la mia vita! Niente ti autorizza a piombare ad un tavolo con i tuoi sproloqui! Niente ti autorizza a parlare con quel tono a qualcuno che è con me! Noi non stiamo insieme, non ci frequentiamo, io non ti devo niente Dominik! –
Lo vidi stringere le mani leggermente sul volante e abbassare lo sguardo per un istante.
- Lo so ... è questo il problema – mormorò – tu mi piaci davvero ... e sì ... ovviamente non ti conosco, ma forse una cosa su di te l'ho capita, il tuo carattere. Sei un tipo che non si arrende, tenace, capace di passare in mezzo al fuoco per prendersi quello che vuole. Sei uno che non guarda in faccia nessuno, che non ha peli sulla lingua ... ma sei anche fragile Seth, sei così fragile da sgretolarti al tocco delle dita ed è a proteggere questo che serve tutta quella forza e quella rabbia. Una leggera pressione nel punto giusto e vai in pezzi, è per questo che non vuoi essere toccato ... è come se fossi un fiore d'acciaio –
Ascoltavo quelle parole in silenzio, totalmente concentrato e rapito, una parte di me si stava agitando ma l'altra era completamente attirata da quelle parole.
- Ma un fiore è sempre un fiore – continuò – è una cosa bella che non può non attirare l'attenzione degli altri ... mi dispiace per quello che è successo l'altra sera ... non volevo essere invadente, non volevo immischiarmi ... ma, ecco tu mi avevi promesso un occasione, mi avevi detto che saresti uscito con me almeno una volta ed io desideravo così tanto quella possibilità.... – sospirò – quando ti ho visto con quel tipo sono impazzito, credevo fosse lui, che tu fossi finito di nuovo nella rete di chi ti aveva fatto versare così tante lacrime ... senza nemmeno darmi la possibilità di farti provare qualcos'altro ... so di avere sbagliato, ma anche io sono uno tenace e testardo, non volevo arrendermi –
Tornò il silenzio di nuovo, non sapevo come replicare a quel discorso che d'un tratto sembrava più sensato di quanto mi aspettassi, fu lui a parlare ancora.
- Quella ... - disse indicando la collana che avevo al collo – te l'ha regalata lui, vero? Non fai altro che toccarla ... -
Abbassai lo sguardo e solo in quel momento mi resi conto di sfiorarla con le dita, eccolo in fine il mio punto debole, era così evidente. Una parte di me era ancora legata a lui indissolubilmente, forse tutto quell'astio che sentivo per quel ragazzo era dovuto unicamente a quello. Dominik non aveva niente che non andasse, era davvero un bravo ragazzo come dicevano tutti, ero io ... io ero il problema.
- Mi dispiace – sussurrai – la verità è che non sono pronto ... non riesco a mollare la presa, non riesco a rassegnarmi semplicemente all'idea che tutto sia reale. Non è una cosa che ho deciso ... da un giorno all'altro lui non c'era più, per me ... è difficile fare i conti con questo – ammisi.
Lui annuì – capisco che sia dura ... tutto quello che voglio adesso è una promessa, una sincera questa volta .... Anche se dovesse passare molto tempo, quando deciderai di toglierti quella collana e ricominciare ... vorrei essere io il primo a cui darai una possibilità, me la merito in fondo, no? –
Ci fissammo e lui sorrise luminoso come sempre, un sorriso di speranza che per la prima volta non mi sentii in dovere di frantumare.
- Va bene – risposi con un filo di voce.
- Per il momento mi accontenterò solo di farti da autista – continuò di nuovo facendomi notare che eravamo arrivati, restai sconcertato dal fatto che non mi fossi accorti che la macchina si era fermata da un pezzo – siamo qui già da un po' ... sarà meglio che vai ... -
Io annuii ed aprii la portiera.
- Allora non ti dispiace se ti riaccompagno a casa ? – mi chiese.
- Se a te non secca stare sveglio fino a tardi solo per questo – ribattei con un tono neutro vagamente provocatorio.
- Per me va benissimo ... voglio essere in prima fila quando ti toglierai quella roba. –
Lo fissai ancora per qualche istante, poi smontai dall'auto senza dire niente e chiusi la portiera. Lui rimise in moto mentre io mi allontanavo velocemente dal marciapiede e mi immettevo nel vialetto di casa con una strana sensazione addosso. Alla fine quel moccioso aveva vinto, aveva ottenuto la sua possibilità.


NOTE DELLE AUTRICI : Buonasera ragazze! Come potete ben vedere il bambino c'è, ma non è di Tyler!! (Urla di giubilo infinite!) Almeno questa siamo riuscite a scamparla. Adesso gli animi sono decisamente più sereni sul fronte Chrisler, certo non è detto che tutto andrà per il verso sperato, dopotutto abbiamo pur sempre a che fare con il perpetuo reticente Tyler!
Anche sul fronte Seth ci sono stati dei grossi passi avanti. Sembra che Dominik si sia giocato il tutto per tutto con un discorso parecchio accorato che gli ha fatto guadagnare il beneficio del dubbio. Anche grazie ad una certa scommessa (Sia lodato Wes!) Ma adesso? Come si metteranno le cose per la famiglia più incasinata della California?
Grazie ancora per il vostro calore, speriamo di sentirvi altrettanto numerose :)
Baci!

- BLACKSTEEL - 

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