NIKOLAJ
Non andavo fiero di me, cominciavo a starmi davvero stretto, ultimamente tutto quello che mi era capitato lo stavo gestendo nel peggiore dei modi. Ma quando sei felice in un sogno diventa complicato gestire al meglio il mondo reale, fra me e Matt era così. Era stato come trovarsi in un'altra dimensione in cui era tutto esattamente come desideravamo, ma la realtà era dietro l'angolo e ci soffocava, entrambi avevamo vite nette che designavano già il nostro futuro e per quanto ci dibattessimo con tutte le nostre forze, per quanto lottassimo, finivamo sempre per essere schiacciati da quella orribile realtà.
- Matt ... - sussurrai per la terza volta mentre la sua mano magra e prepotente non voleva lasciare il lembo della mia camicia.
- Gliel'ho detto chiaramente Nik ... che deve lasciarmi in pace, che io ho il diritto di fare le mie scelte ... non voglio stare male per le decisioni che lui prende per me – mi ribadì – non sono più un bambino che va protetto ... a settembre andrò al College, ho spedito tante domande ... ho fatto richiesta anche a Saint Louis ... se dovessero prendermi potremmo vivere nella stessa città ... stare insieme senza che nessuno lo venga a sapere ... saremmo liberi! –
Non volevo distruggere quel sogno, quella fantasia così bella e disperata a cui Matt si stava aggrappando, ma la realtà era ben diversa, ci saremmo sempre sentiti braccati, osservati, giudicati, perché la verità era nota a noi, questo sarebbe bastato a farci sentire colpevoli.
- Fai pace con tuo fratello, Matt ... - gli dissi - anche se sei arrabbiato sai che lo ha fatto soltanto per il tuo bene. Chiunque altro al suo posto non sarebbe stato tanto comprensivo ... sei fortunato ad avere un alleato così spassionato, lui ci sarà sempre per te. –
Gli sfiorai la guancia con le dita, Matt provò ad avvicinarsi ma io uscii dalla camera, liberandomi dalla sua presa. La verità era che io avevo perso il mio alleato, il mio punto di riferimento, la persona che chiamavo quando sentivo che le cose non andavano, che avevo bisogno di aiuto, Richard non avrebbe più risposto.
Quando uscii di casa erano da poco passate le undici, non ci ero più stato dopo il funerale, mi sembrava così inutile andarci ma quella sera i miei piedi mi guidarono verso il cimitero di South Gate, alla tomba di mio padre. Mi sentivo perduto, come un bambino spaventato che cerca un conforto e solo trovarmi al cospetto di quell'imponente tomba di marmo ,per un istante, mi fece sentire meno solo.
Mi sedetti sull'erba ad osservare quella lapide piena di fiori e quel nome così elegantemente scritto, Richard Wayright.
Papà, dove sei adesso?
- Mi sento stupido – dissi a quella lastra muta – mi sento davvero stupido ma tu sei sempre stata l'unica persona a cui ho confidato i miei problemi. Sei l'unico a cui chiedevo consiglio e di cui potevo fidarmi ... Cristo ... spero che tu non mi stia guardando ovunque tu sia perché saresti davvero deluso dal mio comportamento – mormorai – non so perché sta succedendo tutto questo, non so perché a me ... ma è come se non riuscissi a controllarlo, papà ... come se il mio cervello sapesse, ma decidesse di non ascoltarsi ... ho provato a lasciarlo andare, ad ignorarlo, ci provo ogni dannato giorno, eppure ... appena mi guarda io svanisco, esiste solo lui – mi passai la mano sul viso – mi chiedo perché tu mi abbia voluto qui ... onestamente credo di essere la persona che abbia meno cose in comune con gli altri in quella casa, forse volevi che i tuoi figli risolvessero i loro problemi, forse volevi che io avessi una famiglia nonostante tu non ci fossi più stato ... ma io mi sento comunque un immenso sbaglio. –
Fu allora che le ricordai, le sue parole, quelle che una volta mi disse: "tu non sei un errore Nik ... tutto quello che fai, quello che realizzi per te stesso e per gli altri ha un valore ... la tua gentilezza ha un valore ... non buttare la tua vita dietro stupide ripicche, dietro domande la cui risposta non è quella che cerchi. Non chiederti quanto in basso puoi arrivare, o quanto tu possa umiliarti o svalutarti. Chiediti se hai la forza di alzare la testa. Chiediti se hai il coraggio di crescere e diventare un uomo che si regge sulle proprie gambe. Un uomo che sa essere d'aiuto e di conforto. Fa le scelte che senti di fare per te stesso consapevole che non devi assomigliami o combattermi. Perché che tu mi dia una possibilità o meno nel tuo futuro, la cosa migliore che puoi fare è diventare degno ai tuoi occhi."
Piansi, quella notte, nella più totale oscurità piansi disperato per quelle parole, perché ora più che mai, ora che lui non c'era più, mi stavano aiutando. L'eredità più grande che mi aveva lasciato era stata la sua presenza, la sua guida, la possibilità ancora una volta di poter fare affidamento sulle sue parole per uscire da un periodo buio. Non riuscivo a tollerarmi, non riuscivo a guardarmi allo specchio, era questa la realtà, dovevo cominciare ad alzare la testa e fare ordine nelle cose. Dylan era importante, meritava che io risorgessi da tutta questa storia e tornassi ad essere il suo devoto fidanzato. Anche Matt era importante, era un ragazzo nel fiore dei suoi anni, un ragazzo che meritava una vita piena, serena, non se ne rendeva conto ma guardarsi le spalle per sempre non era vivere, non era quello che lui meritava. Io avrei fatto la scelta giusta, avrei accettato il posto di insegnante alla Berkeley mi sarei trasferito con Dylan e sarei andato avanti, a testa alta, smettendo finalmente di disgustarmi.
Mi sollevai finalmente deciso a fare ritorno a casa, mentre mi dirigevo verso l'uscita mi accorsi di una figura accovacciata vicino ad un albero, aguzzai la vista ed un attimo dopo capii che non era un estraneo, lo conoscevo bene, era il figlio di Luis Bradbury. Mi avviai in quella direzione, chiedendomi cosa fosse successo, man mano che mi avvicinavo il suo viso si faceva sempre più definito e mi resi conto con preoccupazione che era pesto. Aveva il labbro gonfio, l'occhio tumefatto ed un taglio sulla guancia, teneva le ginocchia al petto e le mani appoggiate sopra, anche le sue nocche erano insanguinate.
- Tyler? – chiamai incerto.
Quello sollevò lo sguardo come svegliatosi da un sogno e mi fissò incerto, come se non avesse capito da dove fossi spuntato.
- Ti serve aiuto Tyler? Ti accompagno a casa? – continuai a chiedere ma lui non rispose.
Si limitò ad un diniego con la testa e tornò a fissare qualcosa davanti a lui, notai che era una lapide. Caleb Bradbury, la data incisa indicava che era morto a soli diciannove anni. Rimasi raggelato e compresi, ricordai il discorso di Norman e capii che quella doveva essere la tomba del fratello di Tyler, l'anniversario della sua morte non era molto lontano. Rimasi raggelato e decisi di andarmene e lasciargli il suo spazio, doveva essere dura perdere qualcuno così giovane, un altro punto di riferimento andato via bruscamente da questo mondo, Tyler doveva certamente sentirsi disorientato ogni istante della sua vita.
Mi incamminai lungo il marciapiede ormai prossimo ad arrivare a casa, ancora un isolato, attraversai la strada e vidi una macchina fermarsi qualche metro più avanti, era ormai notte fonda, l'abitacolo si illuminò quando lo sportello del passeggero si aprì e da lì apparve Chris. Continuai ad avvicinarmi a grandi passi in quella direzione e scorsi la figura dell'autista che, come avevo immaginato, non aveva l'aria di essere un compagno di scuola ... anzi tutt'altro, sembrava avere più la mia età che la sua.
- Chris – lo chiamai.
Quello sobbalzò e chiuse lo sportello mentre il guidatore partì immediatamente, vidi il suo volto diventare bordeaux e mettere su un sorrisetto di circostanza.
- Ehi zio Nik ... che ci fai qui? – buttò lì imbarazzato.
- Potrei farti la stessa domanda Chris ... mi sembra un po' tardi per rientrare ... di soppiatto ... - precisai.
- Ma che dici ... di soppiatto ... cosa ti viene in mente? -
- Era un tuo amico quello? – chiesi – mi sembrava grandicello. –
- Era solo un mio professore ... mi ha visto tornare a piedi e mi ha dato uno strappo. Tutto qui. –
- Ti lascia sempre ad un isolato da casa tua questo tuo professore? –continuai.
– Nik ... davvero niente di quello che pensi, te l'ho detto, mi ha fatto solo un favore dandomi un passaggio ... - continuò quello in imbarazzo.
- Andiamo – dissi indicando la strada e cominciammo a camminare – senti Chris ... non mi voglio impicciare ... ma se per caso non fosse un tuo professore ... ricorda che hai solo diciassette anni, non dovresti sprecare la tua vita dietro persone del genere ... -
- Parli per esperienza? – buttò lì a mo di scherzo.
- Sì – la risposta lo lasciò seccò.
- Stai scherzando, vero? Cioè ... tu stavi con uno più grande di te alla mia età? –
- Io sono stato con parecchi uomini più grandi di me alla tua età – confessai e lui parve ancora più sconvolto – non è stato facile per me scoprire che Richard aveva un'altra famiglia, che non potesse essere mio padre e basta ... verso i sedici anni ho cominciato ... diciamo un periodo di ribellione ... ero convinto di non volere niente da lui, di poter ottenere tutto con le mie forze così ho cominciato a frequentare certi posti ... - riportare alla mente quelle cose mi faceva sentire una sorta di nausea allo stomaco – mi sembrava che avesse senso all'epoca, uomini più grandi che volevano la mia attenzione, che potevano darmi quello che chiedevo, mi sentivo importante ... ma dopo ... dopo non c'era niente, nessun sentimento, nessun calore, e mi sentivo come se non stessi punendo altri che me stesso, ma non smettevo. Il rischio, l'adrenalina, notti passate a girare per la città, scendere da quelle macchine con dentro un segreto da custodire, quella gente dipendeva da me ... -
- Cazzo Nik ... e chi se lo aspettava – mormorò praticamente a bocca aperta.
- Tutti facciamo degli errori, convinti che le persone a cui teniamo soffriranno nel vederci così, che stiamo punendo qualcun altro, ma il primo danno lo facciamo a noi stessi ... - feci una pausa e smisi di camminare ormai prossimi alla casa – io non so che combini con quel tipo Chris, so che sei un bravo ragazzo e che se dici che va tutto bene allora è così ... ma ti rigiro un buon consiglio: tutto quello che fai, quello che realizzi per te stesso e per gli altri ha un valore ... la tua gentilezza ha un valore ... non buttare la tua vita dietro stupide ripicche, dietro domande la cui risposta non è quella che cerchi. Non chiederti quanto in basso puoi arrivare, o quanto tu possa umiliarti o svalutarti. Chiediti se hai la forza di alzare la testa. Chiediti se hai il coraggio di crescere e diventare un uomo che si regge sulle proprie gambe... la cosa migliore che puoi fare è diventare degno ai tuoi occhi...– gli dissi – non perdere tempo con quella gente che vuole usarti, combatti per quello che vuoi davvero e cerca di essere d'aiuto per le persone a cui tieni –
Quello parve rifletterci su – sì ... sarebbe decisamente quello che dovrei fare ... ma non è facile ... -
- Essere un uomo non è mai facile ... - cominciai.
-... Per questo il mondo è piano di mezze seghe – terminò lui, ridemmo – Nonno lo diceva sempre ... -
- Già ... lo ha insegnato anche a me - poi un ricordo mi tornò in mente – tu e Tyler siete amici no? –
Quello parve irrigidirsi di nuovo – più o meno ... emh, perché me lo chiedi? -
- Beh ... era al cimitero e non aveva l'aria di stare bene... magari fra coetanei vi capite meglio, sembrava aver bisogno davvero di compagnia ... -
- Ho capito- disse con lo sguardo proiettato verso la strada – andrò a vedere come sta –
Lo lasciai andare ed io entrai in casa, la realtà è decisamente complicata rispetto ad un bellissimo e semplice sogno, lo sapevo bene.
CHRIS
Tyler non stava bene.
Spensi tutti quei pensieri che mi avevano assillato negli ultimi minuti: dalla paura che Nik potesse dire qualcosa ai miei, alla fottuta trappola che Scott mi aveva rifilato, conducendomi praticamente ad una cena per due. Non c'era nessun suo amico con noi quella sera, soltanto una dannata tavola imbandita e una montagna di cibo sfizioso preparato dallo stesso Scott.
Avevamo bevuto, avevamo bevuto davvero tanto e quel vino era così buono, sembrava la cosa giusta da fare sul momento.
- Ci trovi patetici, è così, vero? - mi aveva chiesto quello dopo aver mandato giù un altro sorso.
L'avevo guardato con una certa confusione sul volto, stavamo parlando dell'ultimo campionato universitario di baseball quando se ne era uscito con quella strana domanda – Chi? Chi trovo patetici? -
- Lewis e me. Più me che lui a dire il vero ... i nostri comportamenti non mostrano molta maturità – aveva continuato con uno strano sguardo meditabondo – è ancora un ragazzino, ma io che scuse avrei? -
Non sapevo che diavolo dire, in effetti li trovavo patetici ma ancora di più li reputavo pericolosi e terribilmente manipolativi, la cosa peggiore consisteva nel fatto che ci fossi io nel bel mezzo di quella disputa – Lewis è pentito, questo lo so per certo, farebbe di tutto per tornare con te. Inoltre da quello che mi hai detto neanche tu sei uno stinco di santo – risposi – senza offesa, eh ... -
Scott rise appena – Figurati. Vuoi dire che ci meritiamo a vicenda? -
Cercai di non offenderlo ancora una volta – Sì, voglio dire ... mettete da parte questa storia e andate avanti come avete sempre fatto. Dopotutto Lewis frequenterà la Berkeley il prossimo anno se tutto va bene ... la distanza non sarà più un problema, le tentazioni spariranno presto a furia di vedervi spesso, no? - volevo sentirmi ottimista quella sera, forse era merito del vino, ma sperai davvero che Scott mi stesse ad ascoltare almeno per quella volta.
Quello pose su un'espressione piuttosto pensierosa, poi lasciò la presa sul calice ed improvvisamente mi fissò. Era uno sguardo davvero preoccupante, mi stava studiando e la cosa mi disturbava parecchio, mi ritrovai a scoprire.
- E mettiamo caso che mi piacesse un altro ragazzo ... - iniziò con voce bassa e carezzevole, senza sapere come fosse stato possibile il suo viso era più vicino al mio di quanto non lo fosse stato un istante prima. Stavo boccheggiando, sopraffatto da quello sguardo intenso – metti caso che quel ragazzo fossi tu ... -
- O magari no ... magari è George. - dissi spingendomi indietro con la sedia.
- George chi? - Scott era confuso.
- Non lo so ... un George a caso. - ribattei con le mani sudate ad una voglia assurda di raggiungere la porta e scappare il più velocemente possibile lontano da quella situazione.
- Sei divertente, capisco perché tu gli sia piaciuto subito. Oltre al resto ovviamente ... - i suoi occhi scesero lungo il mio corpo, fermandosi in basso, dove non batteva il sole. No, non stava andando affatto bene, Rachel mi aveva avvertito, perfino quell'ottuso di Tyler lo aveva immaginato!
- Scott ... davvero, qualsiasi cosa tu abbia in mente è meglio se lasci perdere. - dissi, con la testa che mi vorticava velocemente per via del vino e di quella terribile dose di preoccupazioni che mi stava piovendo addosso.
- Perché dovrei? - stava sorridendo adesso – io non ho nulla da perdere ... perché dovrei lasciarmi sfuggire via questa occasione? - a quel punto la sua mano raggiunse il mio mento ed io mi sentii letteralmente morire.
- P- perché ... perché tu ami ancora Lewis! E questo non è quello che vuoi realmente. - dissi con tutta la convinzione che avevo dentro – p-perché ... perché questo mi metterebbe nei casini ... -
Scott non mi mollava, lo vidi scuotere appena la testa senza che quel sorrisino malizioso abbandonasse mai il suo viso sempre più vicino al mio – No, Lewis non lo saprebbe mai ... so mantenere i segreti – disse con voce suadente – posso farti sentire bene, Chris. Posso farti cose che non puoi neanche immaginare ... -
Volevo morire. Perfino a distanza di due ore non riuscivo a smettere di arrossire e maledirmi mentalmente per quello che era successo. Maledetto Scott! Maledetto Lewis e stramaledetto me e la mia sfiga! Stavo praticamente correndo ormai, come se prendere velocità potesse aiutarmi a seminare i miei problemi da qualche parte lontano da me. Ero riuscito a non arrivare al sodo, ma c'ero andato terribilmente vicino, Scott era completamente fuori di testa e sapevo che non aveva ancora finito con me. Ma come potevo sottrarmi ad un tipo del genere? In effetti sapeva essere fin troppo convincente ...
Oh, no ... quello era soltanto l'inizio, mi dissi, nel panico più totale. Non osavo neanche immaginare che tipo di trattamento avesse in serbo per me, quella sera ne avevo avuto un piccolo assaggio e ne ero rimasto molto, molto turbato.
Con quei pensieri tutt'altro che confortanti oltrepassai il cancello del cimitero, ritrovandomi nel lungo spiazzale irto di pioppi che lo costeggiavano in quella che sembrava una linea infinita. Era un posto fottutamente lugubre da frequentare di notte, soprattutto quando le cornacchie levarono la loro triste litania. Sapevo dove avrei potuto trovare Tyler, in effetti Caleb doveva essere morto più o meno in quel periodo, pensai, pur non ricordando il giorno esatto. Di certo era estate piena, perché durante la funzione faceva molto caldo.
Non mi ero sbagliato infatti, Tyler era in piedi davanti alla tomba del fratello e mi dava le spalle. Fu soltanto grazie ai raggi pallidi della luna che riuscii a notarlo, come sempre era vestito di scuro, quindi si mimetizzava alla perfezione con il buio totale del cimitero. Fu la ghiaia sottile che pestai a tradirmi, quello si voltò verso di me e, con orribile sorpresa, notai che era stato pestato da far paura.
- Ty ... ma che diavolo ... chi è stato? - gli chiesi avvicinandomi a lui in un attimo. Da vicino era messo anche peggio, il suo viso solitamente pallido aveva assunto una tinta scura, forse violacea intorno all'occhio destro e su gran parte dello zigomo sinistro. Aveva il labbro gonfio e sanguinante, per fortuna nessun pugno sembrava averlo beccato sul naso.
Quello rise appena, ma ben presto quel gesto lo fece sussultare di dolore – Amici di Lex. Immagino che Ginevra non abbia trovato il tempo di parlargli ... - lo trovava divertente, io un po' meno.
- Porca puttana! Non credevo che qualcuno fosse capace di ridurti così sinceramente ... - era vero, Tyler non era mai stato picchiato a memoria d'uomo, di solito era lui quello che le dava agli altri.
Non sapevo comunque come muovermi, era sempre così con lui. Mi trattenni con tutte le forze dal toccarlo, immaginando che anche un minimo gesto del genere avrebbe potuto peggiorare le cose.
- Erano in cinque, mi hanno preso alla sprovvista ... avevano dei tirapugni e avrebbero potuto ridurmi peggio di così se avessero voluto. - commentò quello, soltanto qualche attimo dopo corrugò appena la fronte – tu che diavolo ci fai qua comunque? -
- Mio zio ti ha visto ... crede che noi due siamo amici o qualcosa del genere, mi ha detto che eri qui ... - spiegai con le mani che mi formicolavano dalla voglia terribile che avevo di toccarlo ed assicurarmi che non fosse stato pestato anche altrove.
- Amici ... come beep beep e Willy il Coyote. - commentò, ci ritrovammo a ridere, ma un istante dopo Tyler iniziò a tossire forte, reggendosi il fianco con la mano. A quel punto era troppo, scattai verso di lui sollevando la canottiera che portava e rivelando un enorme ematoma tra il giallo ed il violetto in espansione sul fianco.
- Cazzo ... Tyler ... questo non è stato provocato da un semplice pugno. - dissi cercando il suo sguardo, ovviamente mi sfuggì subito dopo. Si calò la canottiera ed iniziò a camminare come se niente fosse – ehi! - lo chiamai prima di seguirlo.
- Lascia perdere, Wayright. E' giusto che anche il re della foresta ogni tanto venga messa al suo posto ... oggi so di non essere invincibile, tendo a dimenticarlo, per fortuna le sprangate sulla schiena me lo ricordano. -
Rimasi profondamente colpito dalla sincerità con cui aveva parlato, lo guardai camminare con passo deciso, nonostante sapessi quanto quelle ferite dovessero fargli male lui non si piegava. Ma era Tyler ... di che cosa mi stupivo ancora? Era un Bradbury ed i Bradbury non mostravano mai le loro debolezze.
- Dove sei stato? - quella domanda mi fece tornare a galla una lunga serie di ricordi che avrei tanto voluto eliminare. Era incredibile il modo che aveva di fissarmi e comprendere ogni cosa – ah, in giro con il professorino ... ti ha già chiesto di succhiarglielo? - aggiunse, guadagnandosi un'occhiata da parte mia piuttosto eloquente.
- Che ti avevo detto? Era soltanto questione di tempo ... almeno ti è piaciuto? Ha fatto qualcosa per te o ti ha lasciato triste ed insoddisfatto? - si informò quello con un sorriso del cazzo impresso sul volto. Ero incazzato, detestavo la sua freddezza, quel modo assurdo che aveva di accettare che fossi quasi andato a letto con un altro nonostante quello che c'era tra me e lui. Beh, non dovresti stupirti invece, pensai subito dopo, in fin dei conti Tyler te lo ha sempre detto che non c'è mai stato nulla tra voi due.
- In realtà si è occupato soltanto di me. - dissi perforandolo con lo sguardo, cercando qualsiasi sintomo di malessere nei suoi occhi, ma non lo trovai. Se c'era era fottutamente bravo a nasconderlo.
- Buon per te, almeno hai ricavato qualcosa di positivo stasera, a differenza mia - ci ritrovammo nel nostro quartiere – bene, il salotto è ancora illuminato ... il bastardo mi sta aspettando. Sarà felice di vedermi conciato così. -
- Che cosa intendi dirgli? -
Tyler fece spallucce – E' chiaro che qualcuno mi ha pestato. Non mi importa, prima o poi devo comunque tornare ... -
- Beh, meglio poi che prima, no? Vuoi una birra? A casa mia dormono tutti ... - lasciai cadere così, certo che avrebbe rifiutato la mia proposta.
- Come ti pare ... - era un sì, era il sì migliore che potesse uscire dalle labbra tumefatte di uno come Tyler Bradbury, così me lo ritrovai dietro e non potevo negare che cominciavo a sentirmi abbastanza eccitato. Camminammo al buio per qualche attimo, alla fine raggiungemmo la piscina e a quel punto mi fermai.
- Porto le birre qui fuori, così non facciamo casino. Prendo qualcosa per le tue ferite. - mi gettai in casa con il cuore che minacciava di traboccarmi dal petto. Avevo Tyler in giardino e stavolta non si era introdotto con l'intento di uccidermi ... era lì per una birra. Ne presi due dal frigo, poi mi appropriai del sacchetto del ghiaccio in freezer e in un baleno fui fuori. Per un attimo pensai che fosse andato via, stavo già iniziando a sentire il gusto amaro della delusione tra le labbra quando lo notai. Se ne stava sulla sdraio più lontana dalla piscina e sembrava fissare il cielo stellato con grande attenzione.
Era così dannatamente bello, perfino con il viso conciato a quel modo, anzi ... non faceva altro che farmi arrapare perfino di più. Sembrava incazzato, pericoloso, schivo. Era Tyler Bradbury allo stato puro.
- Tieni. Questo è per il viso. - dissi quando mi resi conto che mi stava fissando da un pezzo. Gli passai la birra fresca ed il sacchetto col ghiaccio e bevvi un lungo sorso della mia, cercando di mandare via quei bollenti spiriti che mi urlavano di saltargli addosso ed abusare di lui senza trattenermi ulteriormente. Ne trangugiai metà nel giro di un paio di secondo, Tyler storse la bocca.
- Avevi sete ... - commentò divertito – non ti ha dato da bere il pervertito? -
Cercai di far finta di non aver capito l'allusione, non avevo idea se i suoi riferimenti fossero fatti con consapevolezza o meno, stentavo a credere che uno come Tyler volesse flirtare con me in quel modo, ma dovevo stare al gioco.
- Perché continui a parlare di lui? Non è che sei geloso? - gli chiesi, appoggiandomi con le mani sui braccioli della sedia a sdraio. Gli occhi di Tyler si assottigliarono.
- Di uno che ti scopa sotto minaccia? - era stupito – dovrei esserlo? C'è qualcosa di onorevole in questo? A me sembra soltanto un disperato. -
- E mettiamo caso che io avessi voluto farlo di mia spontanea volontà. Saresti geloso in quel caso? - perché lo stavo facendo? Perché stavo praticamente invocando ad alta voce un'altra di quelle risposte che mi avrebbero distrutto e fatto sentire una merda per il resto dei miei giorni?
Tyler mi stava studiando, se ne stava appoggiato allo schienale, ad osservarmi con un'attenzione che mi stava mandando fuori di testa. I suoi occhi erano brillanti di una luce cupa, era pensieroso ed un pizzico incazzato. Poi successe tutto troppo in fretta, le sue mani mi afferrarono la vita ed in un attimo crollai sul suo corpo. Un battito di ciglia, niente di più, le mie labbra vennero schiuse dalle sue in un bacio che per un attimo mi lasciò del tutto impreparato. Fu come venire colpiti da un fulmine, una scossa mi percorse il corpo, qualcosa di mai accaduto prima. La sorpresa passò in fretta, mi ripresi, assaporando quelle labbra che continuavano a cercare con violenza le mie. Le leccai, perdendomi nella loro morbidezza e bagnandole completamente di saliva, stavo gemendo, le mani di Tyler erano forti e continuavano a spingermi verso il suo corpo, facendo cozzare i nostri bacini. Mi aggrappai a lui, sedendomi a cavalcioni senza interrompere quel bacio che avevo atteso disperatamente per un tempo che mi era parso infinito. Ne era valsa la pena, pensai, gemendo contro la sua bocca gonfia e dal sapore ferroso ... la ferita al labbro stava prendendo a sanguinare ma non me ne importava niente. Lo morsi, facendolo gemere forte, non riuscivo a ragionare, avevo del tutto perso la testa quando mi ritrovai a liberarmi velocemente dai miei jeans e sbottonare subito dopo i suoi. Lo feci sollevare quel tanto che bastava per stringere con forza i suoi glutei sodi e perfetti tra le mani e affondare ancora più in profondità nel calore delle sue labbra. Era fantastico, il suo respiro affannato contro le mie labbra aperte, in cerca delle sue che continuavano a provocarmi, distanziandosi appena dalle mie dopo ogni bacio per costringermi ad inseguirlo, come sempre.
- Rischiamo di svegliare tutti ... - biascicò Tyler con un filo di voce che gli uscì a stento dalle labbra, segno che anche lui doveva essere perso quanto me – non possiamo farlo qui ... -
- Ah ... faremo piano ... - non riuscivo neanche a parlare, aveva preso a toccarmi adesso, facendomi piegare il collo all'indietro dal piacere. Mi morsi le labbra per non urlare, la sua stretta intorno alla mia erezione era spaventosamente perfetta. Neanch'io avrei saputo fare di meglio con me stesso. Poi aumentò la velocità e a quel punto fu troppo, Tyler mi tappò la bocca con la sua per impedirmi di emettere suono alcuno. Lo baciai, stavo annegando nel piacere di quel calore divampante, Tyler continuava a succhiarmi le labbra e quanto avrei voluto che lo avesse fatto anche con un'altra parte del mio corpo. Capii che non voleva farlo per paura che potessimo svegliare tutti, ma io non intendevo demordere, così, seppure a malincuore, mi sciolsi dalla sua presa. Tyler era eccitatissimo, eccome se lo era. Fissavo la sua erezione e ne andavo profondamente orgoglioso ... ero stato io a provocare quello spettacolo perfetto. Tyler mi desiderava, che volesse ammetterlo o meno, io lo eccitavo ed era stato il suo corpo a rivelarmelo numerose volte.
Mi piegai su di lui – Wayright ... c-che diavolo pensi di fare? - mi chiese con voce bassa e roca quando strinsi la sua erezione e iniziai a strusciarla contro il mio sedere. Tyler dovette mordersi le labbra per non lasciarsi andare a quello che sarebbe stato un urlo con i fiocchi. Lo vidi combattere e trattenersi come non aveva mai fatto in vita sua. E quell'espressione sul suo volto non poteva fare altro che eccitarmi ulteriormente.
- Quindi non vuoi? - gli chiesi con un tono innocente che non mi apparteneva affatto.
- V-vai a fare in culo ... - ribatté quello mordendosi le labbra, poi accadde tutto troppo velocemente, mi ritrovai con le ginocchia contro la sedia mentre Tyler si gettava sul mio corpo e bloccava la mia schiena contro il suo petto. Ero a quattro zampe, sentivo le sue mani muoversi lungo il mio sedere, doveva piacergli a giudicare dalle strizzate.
- L'hai voluto tu. - non potevo vederlo in viso, ma la sua voce giunse ad un centimetro dal mio orecchio. Stavo rabbrividendo, lo desideravo, lo desideravo con tutto me stesso. Bradbury non era mai stato delicato, quindi mi feci forza e cercai di rilassarmi allo stesso tempo, la sua mano era scesa di nuovo sul mio inguine e per fortuna cominciò a muoversi. Mi persi ancora una volta in quella sensazione, mentre Tyler si spingeva dentro di me con estrema lentezza, nella speranza che potesse darmi più piacere che dolore.
- Ti fa male? - mi chiese in un impeto di gentilezza che stentavo a credere.
–N-no ... - dissi eccitatissimo, spingendolo a continuare. Lo fece, lo sentii gemere prima di soffocare altri gemiti di piacere contro l'incavo del mio collo. Mi trattenni dall'urlare, la sua mano continuava a muoversi su e giù lungo la mia erezione, prima piano, poi sempre più velocemente, in completa armonia con le sue spinte che aumentavano di attimo in attimo.
- T-Tyler ... - sussurrai il suo nome, il piacere era troppo soverchiante per poter continuare ancora a lungo. Troppe sensazioni, la sua bocca contro il mio collo, i gemiti malcelati che si lasciava sfuggire, la sua mano che si muoveva magistralmente sulla mia erezione e poi il suo corpo accovacciato sul mio mentre le spinte si facevano sempre più intense tanto da farmi temere che la sedia non avrebbe retto. Era troppo, non riuscii più a resistere, venni un attimo dopo, riversando il mio seme bollente nel suo palmo ancora stretto intorno a me. Anche Tyler era allo stremo, affondò ancora una volta dentro di me, prima di venire con un gemito basso, coperto dal contatto della sua bocca con la mia schiena. Mi morse, facendomi inarcare il corpo dal dolore, prima di sfilarsi da me e accasciarsi sulla mia spalla.
Eravamo sudati da fare schifo e ragionare era completamente fuori discussione. Mi concentrai nel semplice atto di respirare, avevo avuto un forte capogiro, non avevo mai toccato quel picco di eccitazione con nessun altro ... quella era una realtà che non potevo negare. Mi voltai a guardare il suo viso, aveva gli occhi chiusi e le labbra leggermente dischiuse, si stava godendo la lieve brezza che passava attraverso il fogliame del giardino. Rimasi a fissarlo, incantato, seguendo le forme bellissime delle sua bocca ... quella stessa bocca che alla fine avevo fatto mia. No, non era proprio così, era stato lui a catturare le mie labbra nelle sue, così .. senza preavviso, né motivo apparente. Decisi di non fare domande, di non rovinare quel momento terribilmente bello e di lasciare che tutto facesse il suo corso, nel bene o nel male.
Così chiusi gli occhi anch'io e, spalla contro spalla, appoggiai il mio viso nell'incavo del suo collo. Pensai che niente al mondo poteva essere paragonato a quella sensazione.
NOTE DELLE AUTRICI: Salve a tutti ^^ Fa proprio caldo eh??? Avremmo dovuto prepararvi per un capitolo con un finale così hot! In fin dei conti era da molto tempo che non ci cimentavamo in una situazione del genere ... vi era mancata? Crediamo proprio di sì!
Scusateci se questo genere di scene non vengono come dovrebbero ... non siamo delle esperte, ma noi ce la mettiamo tutta come sempre. Se qualcuno volesse darci dei consigli su come migliorarci siamo disponibilissime ovviamente *-*
Detto questo vi annunciamo che luglio sta per finire, aprendo le danze ad un agosto veramente caotico e ricco di avvenimenti per i nostri baldi giovani!
Curiose? Cosa pensate che accadrà da ora in avanti? Avete delle supposizioni sul futuro dei nostri ragazzi?
Noi vi ringraziamo come sempre per il vostro affetto nei nostri confronti, siamo davvero immensamente felici di notare quanto vi stiate dimostrando veloci ed appassionate nel leggere gli sviluppi della nostra storia. Non l'avremmo mai immaginato, davvero :)
Quindi un grazie infinito, vorremmo ringraziarvi personalmente, ma siete davvero troppi e il tempo scorre!
Però un ringraziamento speciale deve andare necessariamente al nostro beta di fiducia che non ci sta mollando nonostante siamo due grandissime rotture di beep e fonte inesauribile di problemi. Grazie Vale *-* (adesso non lamentarti mai più o ti mandiamo Tyler incazzato a casa U_U)
Alla prossima :)
- BLACKSTEEL -
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The Wayright
RomanceI Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì che i suoi membri si siano allontanati progressivamente fino a sembrare dei perfetti sconosciuti. Ma cosa accadrebbe se un evento tragico quan...