capitolo 87

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SETH



" Non aspettatemi per cena"



Questo era il messaggio che mio fratello mi aveva mandato in risposta alle ripetute chiamate che gli avevo fatto. Tutti in casa non smettevano di chiedere di lui e la cosa cominciava a scocciarmi. Sospirai e sentii una risata provenire da dietro le mie spalle, Koll mi dedicò un sorriso divertito ed io lo fulminai.


- Piantala di gongolare! Dovrei riportare quel moccioso all'ordine, non sono il suo dannato segretario! – protestai.


- Su Seth! Non essere tanto rigido ... è un adolescente! – rincarò la dose – non fare la mammina pedante! –


Mi voltai stizzito – attento a te Koll! E poi da quanto ti piace impicciarti così degli affari della mia famiglia? A stare chiuso qui tutto il tempo stai diventando peggio di una vecchia pettegola! –


Lui mi afferrò i polsi stringendoli saldamente – ma io sono una vecchia pettegola ... e la tua famiglia è dannatamente interessante! Ecco da chi hai ereditato i tuoi casini –


Poi mi tirò verso di se e mi baciò, uno di quei baci intensi che mi dava sempre più spesso, stava tutto tornando dannatamente ordinario. Che ti prende Seth? Dove sono finiti i tuoi propositi? Non riuscirai mai a lasciartelo alle spalle o a ragionare lucidamente se giocate alla coppietta.


- Che succede? – disse staccandosi e puntando gli occhi nei miei, mi scrutò per un secondo – ha a che fare col fatto che non mi hai più detto di andarmene? –


Il mio cuore perse un battito, lo aveva fatto di nuovo, mi aveva letto dentro – io ... tu ... in effetti non te ne sei andato ... -


Quello rise – non mi hai più ripetuto che mi avresti buttato fuori, ho supposto che potessi restare – rispose semplicemente.


Sospirai e poggiai la fronte sulla sua spalla – devi andare Koll ... lo sai anche tu, se continui a restare qualcuno prima o poi si accorgerà della tua presenza ... - mormorai – non posso continuare ad accampare scuse per non far entrare nessuno qui, se ti trovassero dovremmo spiegare troppe cose e saresti tu il primo a rimetterci –


- Lo so ...- fece una pausa e mi accarezzò la schiena – anche se me ne vado ... non vuol dire che mollo la presa su di te, lo sai ... -


- Sei tornato per farmi tuo – dissi – lo hai chiarito bene -


- E che ne pensi al riguardo ? – c'era un po' di nervosismo nella sua voce.


- Penso che tu non meriti niente – dissi schietto – penso che sia Dominik a meritarsi tutto quanto, penso che tutti avrebbero a che pretendere da me tranne te ... - il suo viso era duro adesso, marmoreo – ma se c'è una cosa che ho imparato in questo periodo è che sono solo, Koll ... era qualcosa che mi rifiutavo di credere. Io sono solo e devo smettere di eleggere qualcun altro a mio salvatore ... devo tenermi insieme da solo e capire ... cosa voglio io ... perché conosco a memoria tutti coloro che mi stanno intorno ed ora voglio scoprire cosa desidero io –


Si spostò appena – per capirlo suppongo vorrai il tuo spazio ... -


Io abbassai lo sguardo, lo vidi amareggiato ma contemporaneamente non c'era risentimento nei miei confronti, mi accarezzava il braccio leggermente con nostalgia, sapevamo entrambi che era giusto così.


- Non voglio che tu abbia dubbi o ripensamenti – disse – che tu ti senta forzato a scegliere ... o che debba rimpiangere qualcosa ... sarò lì appena sarai pronto ed appena avrai deciso sarò pronto a stare con te fino alla mia morte o sparire per sempre –


- Grazie – sussurrai.


- Prendo la mia roba ... andrò via quando sono tutti in sala da pranzo ... -


- Ho il turno al Pub stasera – gli ricordai, lui sorrise.


- Lo so, ricordo i tuoi orari ... se hai bisogno di me, chiamami –


Io annuii.



Quando arrivai al locale la sera mi ritrovai la faccia del mio migliore amico osservarmi intensamente, mi stava studiando con attenzione, cercava di essere discreto ma stava facendo un pessimo lavoro fino a quel momento.


- Hai qualcosa da chiedermi? – mormorai alla fine sorridendo.


Lui parve in imbarazzo – beh ... come vanno le cose? –


- Sto mettendo ordine sul serio ... voglio ragionare un po' con me stesso prima di scegliere ... non voglio più cadere preda dei miei istinti, chiunque sceglierò sarà per me stesso e non evitare di far soffrire qualcuno. –


Il suo volto era pieno di stupore – beh ... sono felice che tu ci sia arrivato ... l'importante è la tua felicità, non devi compiacere nessuno ... -


- E' andato a stare da un'altra parte ... voglio capire come sto da solo ... come mi sento se scegliessi volontariamente di separarmi da lui ...- precisai per rispondere alle domande rimaste latenti.


- Non ha a che fare con il tuo occhio nero spero ... - buttò lì con tono preoccupato.


- No – risi – questo me lo ha fatto Jack – lo informai tranquillo, Byron parve sconvolto.


- Scherzi? Quel bastardo! –


- Tranquillo giocava solo a fare il maschio alpha ... come se Dominik fosse un bambino di scuola elementare che ha bisogno che papino gli risolva i problemi – continuai.


- Un po' lo pensi, vero? – chiese quello ridendo sotto i baffi – che Dominik sia un ragazzino ... si vede quando lo guardi ... ti comporti con lui come se volessi tenerlo al sicuro, come si fa con i bambini, come se fossi una balia ... -


Risi, si era in parte questa la realtà, Dominik era così ingenuo ed insicuro che alle volte sembrava davvero un bambino, persino quel suo atteggiamento possessivo, somigliava più allo scalpitare di un bambino capriccioso che al desiderio di un uomo. Ad un tratto l'ingresso di una persona a me nota mise a tacere quei pensieri, Wes si diresse verso di me e si sedette al bancone con sguardo severo. Non disse nulla si limitò ad occupare quel posto. Io riempii un bicchiere e glielo porsi, conoscevo bene quella faccia, poteva significare soltanto guai in arrivo.


- Wes ...- mormorai.


- Non dire niente .... – disse in un sussurro tagliente – cazzo, non dire niente ... -


- Che ti prende? Tutto bene? Kevin? –



- Non si tratta di lui – rispose lapidario – quel figlio di puttana ... quella lurida merda ... credono che io sia stupido forse? Che non abbia immaginato cosa ci sia sotto? –


Rimasi impietrito a quel punto, avevo capito a cosa stesse alludendo e maledii anche io quel povero idiota, Nikolaj dannazione, è così che stai attento?


- Cos'è successo? –


- Non hanno smesso ... - rispose acido – e sai cosa vado a sentire mentre torno in camera mia? Che lui non solo sta con quel Dylan! No! Ma ha intenzione di mollarlo per assecondare questa sorta di fantasia perversa! Intende stare con Matt di nascosto! Per fottere la vita di mio fratello per sempre! –

- Wes ... -


- Non dirmi Wes! Dannazione Seth, tu lo sapevi e non mi hai riferito un cazzo! È una cosa seria e sono stato chiaro con loro! L'avevano passata liscia, avevo deciso di dare il beneficio del dubbio a Matt ... ma invece sai cosa succede? Succede che passo per il corridoio e sento mio fratello borbottare parole sdolcinate mentre quel verme se lo scopa! Evidentemente non sono stato convincente! – ringhiò.


- Matt è abbastanza grande da decidere da solo – tentai di dissuaderlo.


- Non capisci niente ... non dipende da lui ... questa è la dannata maledizione della famiglia! I Wayright sono destinati a soffrire! A struggersi e nessuno può sottrarsi ... nè io ... nè tu ... nè Chris! Cazzo nemmeno Debby si sottrarrà! E questo è il turno di Matt ... non capisci? Io non voglio vedere mio fratello a pezzi – disse accorato – non voglio vederlo annegare, non voglio che lui passi l'inferno che noi abbiamo patito e con Nikolaj è quello che accadrà ... è nostro zio! Come pensi che finirà questa storia, Seth? Questo è il dannato destino che si presenta a riscuotere –


- E cosa avresti in mente di fare? - chiesi rassegnato.


- Quello che serve ... quello che è giusto – rispose poi buttò giù il bicchiere e si sollevò, gettò i soldi sul tavolo e sparì.



Sospirai, la maledizione dei Wayright? Sì, doveva trattarsi di quello, ma di certo Wes in questo modo non la stava evitando, anzi, stava facendo il suo volere. Potevo quasi vedere la falce pronta a mietere vittime, persone che non si sarebbero più riprese, che non sarebbero state più le stesse.



Quando tornai a casa quella sera ed aprii la porta della mia stanza la ritrovai vuota, aveva mantenuto la promessa, era andato via. Un nodo mi si strinse nello stomaco ma cercai di non pensarci, mi spogliai e mi misi al letto. Mi strinsi nel lenzuolo gelido e chiusi gli occhi, pensando e ripensando a quello che accadeva intorno a me e dentro di me. Pensai alla sensazione della pelle di Dominik a contatto con la mia, pensavo alla bocca di Koll e alle sue braccia intorno a me, pensavo alla prospettiva di non avere più niente di tutto questo. Era una famiglia complicata e misteriosa la nostra, Koll aveva ragione, una famiglia segnata che a stento riconosceva il giusto dallo sbagliato, che confondeva amore ed egoismo. Era tempo che tutti noi comprendessimo qualcosa in più su noi stessi e sugli altri, chi non era pronto ad accettare ciò che non capiva avrebbe sempre mantenuto viva la maledizione di famiglia. Matt avrebbe sentito su di se il peso della sofferenza, perché qualunque tipo di amore, persino quello fraterno, è profondamente egoista. La fine era prossima, sia di quell'estate che di quella parentesi folle in cui Richard ci aveva trascinati, chi avrebbe avuto la forza di rialzarsi? Era la domanda. A quale prezzo avremmo fatto il bene delle persone che amavamo ... e soprattutto, cos'era il bene a quel punto?


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