TYLER
Fu l'accendersi automatico delle luci in giardino a farmi riscuotere da quello stato in cui ero caduto. Mi guardai intorno, lasciando correre lo sguardo lungo la cucina adesso immersa nel buio più totale, mi strinsi più stretto tra le braccia, soltanto in quel momento mi resi conto di quanto freddo avessi essendo ancora del tutto nudo.
Nudo.
Nudo come Luis mi aveva trovato. Nudo, mentre facevo l'unica cosa che non avrei mai dovuto fare ...
Deglutii forte, avrei voluto urlare fino a liberarmi da quelle orribili sensazioni, ma non sarebbe servito a nulla. Il fragore dei miei pensieri sarebbe stato di gran lunga superiore a qualsiasi altra cosa, non c'era modo di sovrastare la vergogna che mi stava assalendo il petto attimo dopo attimo, come melma putrida in uno stagno . Mi costrinsi ad alzarmi, presi i miei vestiti e me li infilai, ancora tremante.
Non potevo starmene lì immobile, non riuscivo a sostenere il peso dei miei stessi pensieri, avrei dovuto trovare Luis. Cercai il suo nuovo indirizzo nel bloc notes che mia madre lasciava in cucina per appuntare le sue stronzate, dopo qualche attimo la scrittura di mio padre balzò all'occhio. Eccolo lì.
Uscii di casa un attimo dopo, senza rendermene conto non riuscivo a smettere di tremare, scosso da brividi terribili nonostante fosse ancora caldo lì fuori.
Mi misi alla guida con quelle immagini ancora davanti agli occhi, com'era potuto succedere? Che cosa ci faceva Luis lì? Perché non aveva ancora restituito la sua copia di chiavi a mia madre?
Ma non importava niente, quello che non riuscivo ad accettare era il dopo ... non era stato necessario che parlasse, la sua espressione di puro disgusto aveva espresso il concetto alla perfezione.
Perché stavo andando da lui?
Che cosa volevo?
Volevo ucciderlo, volevo strappargli via il cervello, privarlo di quegli occhi che continuavano a giudicarmi in ogni istante, per il resto della mia vita.
Ero schiavo di quegli occhi, ero indissolubilmente legato al suo giudizio, nonostante fossi riuscito ad allontanarlo da me, Luis viveva ancora dentro di me. Io ero Luis.
Smontai dall'auto a passi incerti, soltanto vedere il suo suv parcheggiato lì fuori mi faceva venire su la nausea. Spinsi il palmo sul citofono prima che mi risvegliassi da quella follia e me ne tornassi a casa, a distruggermi dentro per il resto della vita.
Aprì la porta qualche attimo dopo, il suo viso funereo si posò su di me, nascondendo a malapena la sorpresa nel vedermi lì sulla sua porta, a distanza di qualche ora da quello che era successo.
Deglutii, sentendomi improvvisamente più insignificante di un verme, quegli occhi ... duri e inamovibili. Il disgusto era ancora lì, riverso nella sua bocca tirata, nella sua postura rigida, in quel viso di pietra rivolto a me.
- Devo parlarti. - dissi con aggressività, cercando di formulare un pensiero sensato in quel tornado di sensazioni orrende.
- Non ce n'è bisogno, non sprecherò il mio tempo a sentirti, Tyler. - rispose lui duramente – non ho nulla da dirti. -
- Invece devi farlo! - Urlai, spingendolo in casa, lo seguii chiudendo la porta oltre le nostre spalle. Non c'era paura sul suo volto, soltanto quel terribile sguardo disgustato ancora posato su di me – tu ... d-devi dirmi cosa devo fare adesso. - la mia voce si spense in un sussurro concitato.
Stavo stringendo la sua camicia, Luis si ritrasse ed indietreggiò, liberandosi dalla mia stretta.
- Ho bisogno che tu mi dica cosa diavolo devo fare ... i-io ... -
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The Wayright
RomanceI Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì che i suoi membri si siano allontanati progressivamente fino a sembrare dei perfetti sconosciuti. Ma cosa accadrebbe se un evento tragico quan...