27

14 3 3
                                    

Sembra che sia passato un secolo da quando Anna è scomparsa misteriosamente una domenica mattina. Invece sono passate appena tre settimane, le più lunghe e dolorose della mia vita.
Ho risposto ad un sacco di domande della polizia. Vivo perennemente a casa di Diego, non torno all'appartamento da tre settimane appunto. Mi tengo impegnata: mi occupo della casa. Tanto che Francesca ha potuto prendersi una lunga e meritata vacanza.

Il sole è appena sorto all'orizzonte, infilo le mie sneakers ed esco di casa in direzione del parco. Sento che farà molto caldo oggi. Mi siedo su una panchina di legno che geme sotto al mio peso, non sembra molto stabile.
Anna, è sempre nei miei pensieri. È sempre più difficile, le possibilità di rivederla diminuiscono col tempo. Non c'è nessuna pista che porta a lei, e la conclusione di questa vicenda è sempre più vicina. Metteranno un timbro su una pila di fogli: CASO CHIUSO e il fascicolo che parla di lei sarà messo in archivio a prender polvere.

Mi alzo e sconsolata mi dirigo verso casa. Passo accanto ad un cassonetto, sento dei suoni provenire dal suo interno. Mi guardo intorno, ma non c'è un'anima. Prendo un po' di coraggio e guardo dentro. Un scatola di cartone sta rotolando sul fondo puzzolente del bidone. La creatura si lamenta rumorosamente. Allungo il braccio e con una mano apro la scatola, scoprendo un gattino di poche settimane che miagola disperatamente. Non posso lasciarlo cuocere all'interno di un cassonetto, perciò lo afferrò e lo tiro fuori.

Cammino verso casa, con quell'esserino in braccio. D'ora in poi mi prenderò io cura di lui.
Varco l'entrata e trovo Diego addormentato sul divano.
Lo scuoto energicamente e lui apre gli occhi.
"Dobbiamo andare in città."
"Perché stai male?" Chiede Diego preoccupato.
"Guarda."
Osserva la creatura fra le mie mani.
"Un gattino."
"Temo che abbia bisogno di cure."
Lui annuisce, si alza e prende le chiavi dell'auto.
"Grazie. Sei fantastico, come sempre."

Attraversiamo la città in cerca di un veterinario. Fortunatamente troviamo un ambulatorio aperto.
Il dottore dá uno sguardo al micio adagiato su un freddo tavolo di ferro.
"Sembra un po' scosso, ma non è malato. Solo molto stanco e affamato."
Sorrido all'uomo e lui ricambia.
"Temo che non abbia terminato lo svezzamento. Dovrete nutrirlo con un biberon fin quando sarà abbastanza grande da alimentarsi da solo."
"Non c'è alcun problema." Dice Diego.
Riprendo il gattino in braccio e usciamo dallo studio del dottor Morosini.

Acquistiamo tutto l'occorrente per il nuovo arrivato. Ed una volta casa lo nutro con un biberon da cui prende lunghe poppate.
"Come vuoi chiamarlo?" Chiede Diego incuriosito.
"Magnum."
"Sono d'accordo. È bello vederti sorridere di nuovo."
Annuisco, dopo tanta tristezza è bello essere felici di nuovo. Anche se nulla mi renderebbe più felice di vederla tornare.

Escape From BabylonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora