Capitolo Di Anna Pt.2

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Una donna misteriosa entra nel rifugio e si avvicina al mio rapitore a cui da un bacio sulla fronte, un gesto affettuoso, materno. Il ragazzo sulla soglia, si gira per guardarmi, forse per l'ultima volta.
I suoi occhi incontrano i miei per la prima volta, occhi di color castano scuro. Si avvicina e mi accarezza dolcemente il viso. Proferisce qualche parola, probabilmente in arabo ed esce dalla porta d'ingresso.
"Ti ha augurato buona fortuna." Dice la donna.
"Perché mi trovo qui?"
"Piaci ad un uomo molto in alto."
"Come sarebbe a dire?"
La donna si ammutolisce e non preferisce più parola per un'eternità di tempo, ogni tanto canticchia. Il sole cala all'orizzonte ed io mi preparo alla mia prima notte fuori casa, in balia dei miei sequestratori. Per il momento sono salva, nessuno ha intenzione di uccidermi, per ora.

~Ho avuto uno straordinario colpo di fulmine. Quegli occhi, quel corpo, quei capelli biondi, in poche parole la mia ossessione. Vorrei portarla via con me. Ma non ho potuto far altro che augurarle "buona fortuna."
Un uomo molto potente la vuole tutta per sé ed io posso soltanto rimanere a guardare.~

Qualcosa mi scuote dal mio torpore e mi sveglia.
"Emergenza. Devo andare."
La donna si avvicina all'uscita.
"Non potete lasciarmi qui da sola!"
Troppo tardi, la donna spegne la luce e gira un paio di volte la chiave nella serratura.

L'unica cosa rimasta a farmi compagnia è la paura. Piango sulle luride piastrelle del pavimento. L'odore delle cose vecchie appese tutte intorno è penetrante. Quanto vorrei un po' d'aria fresca, mi avvicino ad una finestra ma non c'è modo di aprirla. Mi sdraio a terra e nonostante la paura cerco di dormire.

Sono passate molte ore. Nessuno si è fatto vedere. La luce inizia ad entrare dalle finestre. Non sono riuscita a dormire molto, il pavimento era incredibilmente freddo. Conto di vedere qualcuno in giornata.

Il negozio è diventato un forno con il proseguire della giornata. La donna, l'uomo ed il ragazzo sono spariti dalla faccia della Terra. Non ho cibo, ne acqua e sono stanca, molto stanca.
Riesco a stento a guardar fuori, i vetri sono sporchi, riesco a vedere alcune auto, più che altro ciò che ne rimane. Guardo la sedia girevole in ferro dietro al bancone, le ruote sotto di essa. Se riesco a sollevarla posso lanciarla contro la finestra e romperla, con un po' di fortuna.
La avvicinò alla finestra, provo a sollevarla. È molto pesante e riesco ad alzarla di una decina di centimetri.
Raccolgo le mie forze e riprovo, questa volta riesco a sollevarla di altri dieci centimetri.

Mi siedo nuovamente a terra e riposo.
Riesco a dormire per un po', un sonno molto agitato.
Mio padre fissa l'interno di una fossa, il becchino sta ricoprendo una bara con la terra, sono gli unici ad essere rimasti al mio funerale. L'epigrafe in russo dice: Resterai per sempre nei nostri cuori.
La foto ritrae me stessa sorridente, c'è la mia data di nascita e la data della mia scomparsa.
"Te l'avevo detto." Dice mio padre in un sussurro.

I miei occhi si aprono di scatto, in un impeto di rabbia afferro la sedia e la scaravento contro il vetro che si rompe. Sulla finestra ora c'é disegnata una grossa ragnatela.
Cerco nella stanza un oggetto con cui infrangere la finestra, in un cassetto trovo un grande coltello. Con l'impugnatura rompo il vetro che s'infrange in tanti piccoli pezzi.

Sono salva?

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