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Non posso evitare, in quanto cameriera, di stare distante dal padrone. Le prove si accumulano ad una velocità strabiliante ed io voglio fuggire il prima possibile.
Prendo le distanze da Thomas ed anche dal personale: compresi Carmela ed Antoine. Ho il vago sospetto di essere circondata da matti. Se dentro a questa casa sono successi strani eventi, qualcuno deve pur aver visto qualcosa. Ciò che mi preoccupa maggiormente é il fatto che Anna non sia da nessuna parte, per lei potrebbe essere già troppo tardi. Sento che sto andando nella giusta direzione, ma se non trovo un indizio schiacciante con cui possa provare la colpevolezza di Thomas non potrò mai andarmene.

Mi sono lasciata il passato alle spalle ed ora vivo la giornata, cerco di non tornare mai a Diego con la mente ma é inevitabile. Sono ancora innamorata di lui, Diego é fantastico, così speciale che al confronto Antoine sparisce e non importa quanto sia bello, semplicemente non potrà mai essere come lui. Perché niente può darmi alla testa come l'odore della sua barba, abbiamo bisogno l'uno dell'altra, è la mia spalla su cui piangere, o meglio lo era, é la casa in cui tornare la sera quando si é sfiniti, è la mia vita, non esageriamo, é la parte felice della mia vita. Ma ho dovuto partire, seguendo un sospetto, qualcosa d' incosistente, ho lasciato che la realtà andasse in pezzi, come il nostro rapporto.

È da qualche giorno ormai che una ragazza dai lunghi capelli rossi mi guarda da lontano, lei lavora da tempo qui, si capisce dal colore della divisa. Gli occhi azzurri sembrano trasmettere tranquillità e bontà. Al contrario delle altre antipatiche, con cui non ho mai interagito più del necessario, lei sembra chiacchierare volentieri. Forse, se riesco ad avvicinarla e farmela amica, lei mi dirà qualcosa riguardo ad Anna, ammesso che sappia qualcosa e che capisca ciò che dico.
Mentre lei è impegnata ad indossare la sua tenuta da notte nello spogliatoio mi avvicino e le porgo la mano.
"Io sono Katia." Le dico e sfodero il sorriso più bello che ho.

"Lo so, io invece sono Greta."

"Italiana?"

"No, padre Irlandese e madre Svizzera, ed é proprio in Svizzera che vivevo qualche tempo fa."

"Fantastico. Quanto tempo fa esattamente?"

"Due anni e poco più."

"Ti piace il tuo lavoro?"
Gli occhi di Greta diventano bui, finisce frettolosamente di vestirsi e se ne va, quando arriva alla porta si gira e dice:

"È una domanda idiota, ma si, il mio lavoro mi piace."
Esce dalla stanza. Rimango un po' sorpresa da una simile reazione, dopotutto era un semplice quesito, giusto per fare conoscenza. Ma in questa casa che cosa succede? Si comportano tutti in modo strano.
Anche io indosso la mia tenuta da notte e mi dirigo al piano -1 della casa, dove ci sono gli alloggi del personale. Poche di noi hanno diritto ad una camera singola e non so come si faccia ad averla. Detesto condividere la stanza con altre tre antipatiche, ma queste cretine hanno i loro lati positivi: Melinda, una ragazza inglese lascia sempre sul suo letto sigarette a metà ed altra roba, io prendo soltanto le sigarette ed il resto lascio che venga buttato, non so come faccia a procurarsi quelle cose ma penso che sia lo stesso Thomas a dargliele.
Odette, viene dalla Tunisia, indossa sempre profumi costosi e fasce per contenere la sua folta chioma nera.
Polly, lei é statunitense, ha sempre una scorta di carne secca dal sapore terribilmente salato ed é piuttosto gioviale.
Io dormo sopra una branda, possiedo due o tre paia di slip che presentano visibili segni d'usura ed ho terminato il mio ultimo deodorante roll-on settimana scorsa.

"Ciao Greta."

"Oh Katia, buongiorno. Dormito bene?"

"Assolutamente no. Perché sono costretta a dormire su una branda mentre voi avete dei comodi letti, oggetti costosi ecc?"

"Ancora non hai capito come funziona qui dentro?"
Greta ha sul viso un espressione esasperata, che cosa mi sono lasciata sfuggire?

Escape From BabylonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora