Ilaria - Un Ritorno Doloroso

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Torno dal più doloroso dei viaggi, vedere la sua faccia su quella lapide é stato un duro colpo.
Non potremo sposarci e avere una famiglia come avevamo sempre previsto. Non c'era persona più importante al mondo per me ed ora quella persona é sotto terra. Non sapevo nulla della sua malattia, lei non ne aveva mai parlato: avrei tanto voluto starle accanto. Ma lei ha preferito tenere questo segreto nascosto, non potrò mai perdonarla. Perché mi ha tolto questa possibilità? Non riuscirò mai a capire questa sua scelta.

Non sono pronta per l'università, non ora che non posso contare sul sopporto di Adele. I miei genitori faranno una scenata ma non é nulla in confronto a quello che ho appena passato. Tutto ciò che voglio é un abbraccio, il conforto del mio amico più caro. Lo chiamo non appena arrivo in stazione, dice che arriverà in un batter d'occhio.

La sua auto luccicante, il profumo, la confortevolezza dei sedili e il profumo di una donna, Probabilmente il profumo di Katia, che riempie l'abitacolo.
"Come ti senti?"
"Era la donna della mia vita ed ora é solo un ricordo, come dovrei sentirmi?"
"Questa notte sei mia ospite, ma ti avverto: non siamo soli."
"Ci sarà anche lei?"
Fa segno di sì con la testa.
Inutile dire che Katia non é nelle mie simpatie, non credo che faccia al caso di Diego: non sembra un tipo affidabile, é un tipo bizzarro e colorato proviene da un ambiente differente da noi.
"Ci sono stati dai cambiamenti."
"Hai licenziato Francesca ed hai deciso di crescere?" Scherzo io.
"Katia vive a casa mia, é successa una cosa bruttissima."
Diego mi racconta velocemente di una certa Anna, che ora non c'è più perché é sparita o forse é addirittura morta. Termina il suo racconto proprio di fronte a casa sua.

Non ho alcuna voglia di mangiare o di bere, ormai non ha più nessuna importanza. Adele é morta, ed io me ne sto lentamente rendendo conto. Il tempo dell'amore é finito e forse anche il tempo della vita. Come posso vivere senza di lei? Le nostre vite erano terribilmente complicate, la nostra storia era un segreto per molti. L'università era il momento giusto per uscire allo scoperto, ma ora non c'é più nessun segreto.

Le ore scorrono come le lacrime sul mio viso, la notte scende anche senza Adele.
Diego entra nella stanza, si avvicina piano piano e si stende accanto a me. Entrambi guardiamo il soffitto in silenzio.
"Dio é crudele."
"Sono felice che mamma non ti abbia sentito: sai quanto siano religiosi i miei."
"Però é la verità." Mi chiedo se Diego abbia ragione.
Mi da un bacio su una guancia.
"Sono passato per darti questo."
"Grazie, ma non é lo stesso."
Mi accarezza la testa, sposta i miei capelli dietro le orecchie, asciuga le mie lacrime e mi dice di dormire.

Mi sveglio, fuori é ancora piuttosto buio. In questa stanza degli ospiti non c'è nemmeno un orologio, scendo dal letto e vado a controllare l'ora in salotto, nel frattempo prendo un bicchiere d'acqua dal rubinetto.
Sento dei singhiozzi, ma é difficile capire dove provengono nell'oscurità, accendo una lampada e vedo Katia piangere stesa sul divano con la testa immersa nel cuscino con indosso soltanto una t-shirt e un paio di slip a righe. Quando sente lo schiocco dell'interruttore alza la testa e prende a guardare nella mia direzione con quegli occhi stanchi e quell'espressione indecifrabile. Si asciuga il viso con il dorso della mano, si liscia i capelli con il palmo, si guarda intorno confusa.
Mi siedo sul divano con lei, in tasca ho ancora un pacchetto di fazzoletti di carta e glieli porgo.
"Grazie." Dice lei.
La sento molto vicina in questo momento, chi più di lei può capirmi di più? Entrambe sappiamo come ci si sente dopo una grave perdita, non augurerei a nessuno il nostro dolore. Istintivamente le do un abbraccio.
Questa notte il divano verde è teatro del nostro riappacificamento. Sedute l'una accanto all'altra, strette in un abbraccio fraterno. Era necessaria una catastrofe per farci avvicinare?
"Non ti devi arrendere." Dico.
Lei si limita ad annuire, non può parlare la sua voce é rotta dalle lacrime: sta di nuovo piangendo.
La stringo con maggior forza, nella vana speranza di farla sentire meglio è di trarre io stessa del conforto.

Ancora qualche momento per poterci augurare la buonanotte e poi torno nella mia stanza. Mi metto sotto le coperte e chiudo gli occhi.
"Adele, non posso vivere un giorno senza te immagina una vita! Non puoi prendermi con te?"
A volte si é così stanchi che si riesce a dormire anche fra le lacrime.

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