INCUBO

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09 maggio 2012

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09 maggio 2012

GIORNO +86

È mattina, abbiamo trascorso un'altra nottataccia carica di paura e preoccupazione. Andrea continua a peggiorare, nonostante l'ossigeno fa sempre più fatica a respirare, non basta più, tanto che stanotte gli hanno somministrato la morfina. Ora dorme tranquillo, mentre io scrivo le pagine del mio diario, raccontando tutti i momenti di questo incubo, forse per non dimenticare niente o forse perché mi è più facile affrontare il dolore, la paura, la rabbia impotente che sto vivendo trascrivendo su carta i miei sentimenti. Anche mio marito riposa, è sveglio oramai da cinque giorni, sempre vicino al suo letto, pronto a qualsiasi allarme o sofferenza del bambino, è diventato comprensibilmente ansioso anche lui, tanto da agitare tutti noi. Mentre mio marito non mangia più, non dorme, non si stacca un attimo da Andrea, cosciente che la situazione può precipitare da un momento all'altro, a volte esasperando me e soprattutto il bambino con le sue eccessive attenzioni, io mi comporto normalmente, come se tutto questo non fosse vero, rinnego a ma stessa la straziante verità, continuo a convincermi che mio figlio si è malato, ma guarirà, continuo a mangiare in abbondanza: la chiamano fame nervosa; dormo la notte, continuo a chiacchierare, a sorridere, a fare una vita, per quanto è possibile, normale, racconto a me stessa tante bugie pur di non guardare in faccia l'evidente e tragica verità, Andrea è qui con me, non riesco e non voglio realizzare che potrebbe andarsene da un momento all'altro.

Ieri mio marito si è presentato in ospedale portando per Andrea una elegante camicia e un bel pantalone blu classico, appena li ho visti ho provato tanta rabbia e rifiuto per quelli indumenti, li ho presi e scaraventati nell'armadio, avrei voluto bruciarli, eliminarli per sempre, nascondendoli dalla mia vista, li ho odiati, rifiutati, ho provato un immenso dolore al significato di quel completo. Vivo momento per momento, rifiutando con tutta me stessa il dopo, quel dopo senza mio figlio, non lo voglio pensare e affrontare. Non posso vivere senza di lui.

ORE 12:00

Siamo passati alla morfina continua, i dolori alle ossa sono insopportabili per Andrea. D'ora in poi avrà pochissimi momenti di lucidità e pochissimi momenti avrò io con lui per dirgli quanto lo amo, quanto ho bisogno di stare insieme a lui, parlargli, coccolarlo, ridere e giocare con lui. Trascorrerà i suoi ultimi momenti di vita nel suo letto bianco con gli occhi sempre chiusi, addormentato in un sonno profondo e io sempre al suo fianco prego in continuazione il Signore, perché questo incubo finisca, e mi restituisca il mio bambino guarito.



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