Capitolo 1

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Alexa

Il mio passo è cambiato, non più incerto ed attento, ma frettoloso e veloce; voglio uscire da questo tunnel il prima possibile.
É tutto così sporco e viscido che ho sempre il terrore di pestare qualcosa di schifoso.

Ogni tanto guardo Ian di nascosto, gli lancio una piccola occhiata; tanto per vedere se trova questo posto inquietante; visto che non ho ancora deciso se mi fanno più paura i ratti giganti, che abbiamo incontrato o le misteriose macchie rosse sulle pareti.
Ripensandoci; non lo voglio sapere.
Ian invece, è abbastanza tranquillo, sta al mio passo e guarda il corridoio, cercando di scorgerne la fine.
Probabilmente è il suo habitat naturale e non si fa problemi a starci.
Come prima, quando mi ha afferrata per le spalle e sono caduta a terra; sono sicura di avere qualche sporcizia attaccata ai capelli.

Non ho ancora capito se sono contenta o no di averlo coinvolto in questa strana fuga.
No, io non l'ho coinvolto, si è praticamente auto-invitato.
E forse il motivo per cui in questo momento non gli parlo é proprio per quello che ha fatto.
Non volevo che mi seguisse, cioè sì, ma come mio alleato; così sembro qualcosa come sua sorella minore o il suo animale domestico.
- Perché sei venuto?- gli chiedo per la millesima volta, ma lui ha sempre trovato un modo per cambiare discorso.
É bravo, non ha bisogno di manipolare la mente della gente per evitare le domande a cui non vuole rispondere.
Imparerò a metterlo alle strette.
Lui sbuffa infastidito.
- Quando ti ho visto sulla soglia della piccola porta, eri felice- si ferma e mi guarda.
- Desideravo sentirmi così anche io-
Faccio un sospiro di sollievo; anche se non sono del tutto convinta. Mi sento in parte meno responsabile, nessuno deve rischiare la vita per me, né Renee, né lui, né nessun altro.
Sono una calamita attira casini e preferisco risolverli da sola.
- E poi, hai una bellissima fama per combinare cazzate ed ero anche in debito, non ti potevo lasciare andare così- conclude il suo discorso.
Mi giro di scatto, e inevitabilmente gli punto la torcia in faccia.
- le mie "cazzate" vanno a finire sempre bene. É una vita che ignoro le regole della base- sottolineo.
Ho sicuramente più esperienza di lui, che al massimo ha violato il coprifuoco qualche volta.
- Immagino che non avendo un talento dovevi trovare un modo per passare il tempo-
- Già- mormoro. In realtà il tempo lo impiegavo ad allenarmi, tutto il giorno, e ogni tanto di notte.
La mia era più una curiosità brillante, che mi spingeva inevitabilmente ad infrangere le regole.
- Credo che alla base si sottovaluti il concetto di persona- inizio, i soliti discorsi a cui pensavo sempre.
- Abbiamo vissuto imparando che le persone vengono rispettate in base al loro talento, e non perché sono esseri viventi- continuo mentre cammino.
Mi giro a controllare se Ian mi sta ascoltando, e con sorpresa noto che sembra seguire quello che dico.
- Forse siamo più stupidi degli uomini che c'erano prima- sospiro.
Meglio non pensarci più
- Ma ora siamo fuori, no? Tutto migliorerà- dico in tono non esattamente entusiasta.
- Non riesci proprio ad essere ottimis- gli mollo uno schiaffo sul braccio, non per rimproverarlo, ma per richiamare la sua attenzione.
- Guarda, Ian!- ora sì che sono contenta.
Osservo attentamente un punto nel buio.
- Alexa, è solo un ratto- mormora indifferente. Ma cosa c'entra?
Sposto la torcia davanti ai miei piedi e vedo un enorme ratto strofinare le sue zampine sul muso sporco e grigio.
Afferro istintivamente la manichetta della maglia di Ian.
-Non parlavo di lui- sussurro come se potesse comprenderci.

Illumino velocemente il punto buio che guardavo; si può scorgere una piccola scala in metallo.
- Siamo arrivati- esclama soddisfatto.
Io invece continuo a guardare il piccolo animale, che continua a stare al centro del corridoio.
- su, cammina- mi incita Ian, in modo sorprendentemente gentile, dandomi delle piccole spinte sulla schiena.
Scuoto la testa decisa, non ho intenzione di muovermi.
- Alexa, sei scappata dalla base, hai sparato ad un ragazzo e adesso hai paura di un piccolo topolino?-
Piccolo non era l'aggettivo giusto.
- É brutto- mi giustifico.
Come se mi avesse capito, spalanca la bocca e fa un suono strano, il rumore degli incisivi che si affilano. Mi sforzo per non lanciare un urlo.
- Non tutti hanno avuto la fortuna di nascere belli come me- dice sorridendo.
Roteo gli occhi; eppure il suo carattere non mi dà fastidio, qualche volta..
Supero velocemente il ratto e corro verso la scala.
La osservo dal basso verso l'alto; é più alta di qualsiasi scala io abbia mai visto. Riesco a malapena a vedere la fine.

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