Capitolo 34

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Ian

Svuoto i cassettoni con noncuranza, migliaia di nomi scorrono davanti ai miei occhi.
Eppure riesco a ricordarli tutti.
Mentre cerco di chiudere i borsoni stracolmi di fascicoli, ho la certezza assoluta di non aver preso quello di Alexa.
Non l'ho trovato da nessuna parte, nonostante io abbia rivoltato e svuotato ogni scaffale.
Strano.
Ho la sensazione di non riuscire a scorgere un elemento fondamentale, come se fosse proprio davanti ai miei occhi ma impalpabile.
-Devi sbrigarti, non abbiamo molto tempo- mi intima un guardiano, è grazie a lui se sono riuscito ad entrare qui, non voglio metterlo nei guai.
Lascio la stanza incerto di star facendo la scelta giusta, sto voltando le spalle alla verità e ne percepisco il peso.
Ma non ho tempo per questo.

-Grazie per il suo aiuto- l'uomo sulla cinquantina scuote il capo, le occhiaie sotto i suoi occhi segnano che non dorme da giorni.
Anche la barba lunga e folta trasmette la stessa trascuratezza.
-No, sono io che ho fatto finta di nulla per troppi anni, dovevo risolvere in qualche modo- perfino la sua voce sembra esausta.
-Mi dispiace per quello che sto per fare, non ho altra scelta, se la interrogassero...- alza la mano per bloccarmi, non vuole sentire altro, lo sa benissimo.
-È strano sentirti dire così, da piccolo eri un vero uragano, e Dio solo sa se nella fase dell'adolescenza non fossi un pericolo pubblico- mi scappa un sorriso al pensiero, non immaginavo si ricordasse di questi momenti.
Noi ragazzi abbiamo sempre visto i guardiani come sorveglianti silenziosi, senza pensare che anche loro immagazzinano ricordi ed esperienze.
-Sono cambiato, o almeno, ci sto provando-
-Stai crescendo. Ho sempre saputo che avresti fatto grandi cose, forse anche terribili, ma sicuramente grandi- commenta posandomi una mano sulla spalla.
Vorrei davvero rimanere a parlare con lui, ma avverto il tempo sfuggire dalla mia presa sempre più velocemente.
-Allora, in cosa consiste quello che mi stai per fare?- non sembra preoccupato, solo un po' a disagio.
-Avvertirai solo un po' di mal di testa, sarai solo confuso, non voglio cancellarti la memoria, ma devo proteggere sia noi che te-
Penseranno che io l'abbia manipolato e costretto a mostrarmi il magazzino con i documenti.
-Quindi è questo quello che facevi agli altri per girare la situazione a tuo favore- non mi sta giudicando, ha solo fatto un'osservazione.
-Già, mi dispiace doverlo fare a lei- il discorso non può continuare oltre, appena incontra il mio sguardo lo trattengo i secondi necessari per manipolarlo.
Attendo fino a quando i suoi occhi diventano vuoti e le sue barriere malleabili al mio volere.
Subito dopo averlo scorto gemere per il dolore e toccarsi la fronte, mi allontano senza più guardarmi indietro.

Tre minuti.
I ragazzi dovrebbero già essere sui furgoni, pronti per fuggire.
Nessun intoppo, mi basta solo raggiungere l'uscita nel laboratorio e sbucare dal tombino.
Ho sempre saputo che avresti fatto grandi cose.
Questo ha detto.
Eppure io non ho mai avuto questo obbiettivo.
Alla Base non volevo dimostrare di essere il migliore, sapevo già di esserlo, la gloria per le grandi cose l'ho sempre lasciata agli altri.
Ho sempre pensato a me, a ricavarmi un comodo spazio nella società, per il resto non ho mai avuto manie di grandezza.
Mi piaceva giocare e vincere, ma senza che ci fosse in palio qualcosa.
Non sono sicuro che il guardiano abbia ragione, non mi conosce; mi ha visto crescere da lontano e forse era solito a riconoscermi tra i mille altri bambini, ma non significa che sappia chi sono davvero.
Solo Alexa lo sa.
E anche...

Adam.
La sua figura in fondo al corridoio mi appare quasi come un miraggio.
Quando siamo l'uno ad un passo dall'altro mi sembra incredibile, solo uno scherzo della mia testa.
Non ci siamo visti nel punto di ritrovo, in palestra; pensavo fosse normale, mancavano ancora diverse persone che stavano sistemando i bagagli.
Lo immaginavo a togliere più vestiti possibili per far spazio ai suoi pesanti libri.
Non ha nessun borsone con sè, però.
Non provo nemmeno a resistere all'impulso di abbracciarlo, lo stringo a me quasi aggrappandomi alle sue spalle.
-Che ci fai qui?- sussurro sul tessuto grigio della sua maglia.
-Mi ha mandato Alexa, voleva qualcuno che ti tirasse fuori da qui- risponde con il suo tono sicuro.
Con un grande sforzo riesco a staccarmi da lui, ho come l'impressione che potremmo allontanarci di nuovo da un momento all'altro.
-Mi sei mancato- prima tenevo il conto dei minuti per assicurarmi di fare in tempo, adesso non mi importa più.
Siamo di nuovo insieme.
-Anche tu-
È sempre lo stesso, anche se deve aver frequentato i corsi in palestra che tanto gli creavano noia; la sua stretta è stata più forte di quanto la ricordassi.
I suoi capelli castani sono sempre ben pettinati e corti, al contrario dei miei.

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