Ian
Il suono provocato dalla porta mi ha paralizzato.
Il corpo di Alexa giace a terra privo di sensi.
E ora cosa faccio?
Sento le mani tremanti e il respiro pesante.
Tutti gli occhi della stanza sono puntati su di me.
Non é il momento di andare nel panico.
Afferro con delicatezza Alexa, cercando di non fare movimenti bruschi.
La sua testa é inclinata malamente verso il basso, senza forze per restare dritta o appoggiarsi al mio petto.
La faccio distendere sul divano, facendo attenzione alla ferita.
Un brivido mi attraversa la schiena.
Sembra morta.
Mi passo una mano tra i capelli per scacciare questo pensiero.
Sembra, ma non lo é.
La controllo più volte, per assicurarmi che tutto vada bene, ma é anche un modo per perdere tempo.
Non so cosa succederà, ma non ho molto tempo per riflettere.
Vorrei poter calcolare tutte le probabilità o pensare alle conseguenze di ogni azione, prima di agire o semplicemente dire qualcosa.
Guardo Alexa, forse nemmeno lei saprebbe cosa fare.
Eppure lei sembra l'unica persona ad avere una soluzione per ogni cosa.
Prendo una ciocca di capelli e la sposto dietro il suo orecchio.
- Sistemerò questo casino- mormoro più a me stesso che a lei.In realtà un piano ce l'ho e tutto il mio corpo mi supplica per attuarlo.
Solo a pensarci l'adrenalina mi elettrizza la pelle, cercando di farmi cadere nella tentazione.
É passato un po' di tempo dall'ultima volta che l'ho fatto, per quanto possa cercare di trattenermi, non si può sopprimere un talento, non uno così.
-Cosa sta succedendo?- chiede la donna ancora sulla soglia della porta, con dei sacchetti di plastica tenuti saldamente tra le dita.
La bimba le corre incontro e la abbraccia, come se fosse tutto normale.
- Mamma! Ho aiutato questo ragazzo a curare la sua amica. Sono stata bravissima, vero?- si gira verso di me per una conferma.
Sobbalzo, non mi aspettavo che mi interpellasse.
Le sorrido e faccio un cenno con il capo, parlerò solo se sarà necessario.
-Celine, quante volte ti ho detto di non aprire agli sconosciuti- la rimprovera la madre, più stressata che arrabbiata. Forse ha capito che non siamo pericolosi, che non abbiamo intenzione di fare del male alla sua famiglia.
-Ma io non ho aperto la porta!- ribatte la bimba infastidita dalle accuse della madre.
- Allora da dove siete entrati?- mi guarda fredda.
-dalla finestra- ammetto toccandomi i capelli.
Ora succede un casino.
Infatti, la reazione negativa non tarda ad arrivare, la donna afferra per il braccio la bambina e la tira verso di se, ignorando le sue proteste.
- Cosa volete da noi? Siete dei ladri? Assassini? La polizia vi sta cercando? Per questo la ragazza é ferita?- la interrompo prima che possa pensare e sputarmi addosso tutte le ipotesi che le vengono in mente.
- É una lunga storia. É meglio se si siede- la guardo cercando di non incuterle timore, non voglio nemmeno che sia intimidita, anche se mi semplificherebbe il lavoro.
Le menti impaurite sono più facili da manipolare.
Cammina verso la stanza accanto, riempita solo da un lungo tavolo in legno e una credenza; sposta una delle sedie intorno al tavolo rettangolare e si siede composta, cercando di mantenere la calma.
La bambina, a quanto sembra il suo nome é Celine, corre e si arrampica su uno sgabello lì vicino.
-Amo le storie!- esclama guardando prima me e poi sua madre, decisamente meno entusiasta.
- Mi chiamo Ian Mitchell, ho passato diciannove anni chiuso in una base sotterranea-
Non dovrei raccontare io questa storia, é una cosa che probabilmente farebbe Alexa.
Ci metterebbe tantissimi dettagli, accompagnati dal suo sguardo inizialmente freddo, come ogni volta che si parla della base, che poi si va attenuire mostrando il suo orgoglio o la sua semplicità nel desiderare cose che per me sono solo banali o poco interessanti.
Dovrebbe raccontare lei questa storia.
Ma in questo momento é sul divano con un foro sulla coscia.
Ci serve un posto dove stare, dove organizzarci e dove può riposare.
Userò ogni mia carta per riuscire a rimanere qui.
- Io e la mia amica siamo riusciti a scappare, vedendo il sole per la prima volta- mentre mi accarezzo la pelle pallida del braccio.
-Stava andando tutto benissimo, fino a questa mattina, qualcuno le ha sparato- mormoro.
Non sapendo cos'altro aggiungere, guardo la signora seduta di fronte a me con le braccia conserte.
Mi crede.
- Così state mettendo in pericolo la mia famiglia- pichetta nervosa un dito sul tavolo.
Sta andando male, se non faccio qualcosa non riusciremo restare.
- Nessuno ci ha seguito, nessuno ci conosce e nessuno sa che siamo qui- cerco di rassicurarla.
Devo manipolarla, non posso fare altro.
Alexa si arrabbierà sicuramente.
Alexa non é qui per impedirmelo.
- Mi ascolti, ci serve un posto dove stare, non abbiamo altre alternative, ci serve almeno il tempo per far rimarginare la ferita- mi concentro attentamente sul suo volto, non distogliendo lo sguardo.
Penso intensamente a quello che voglio, alle parole che devono uscire dalla sua bocca.
Il suo viso rimane sempre impassibile.
Abbasso la testa, aspettando il verdetto.
- Va bene- é come se si fosse fatta sfuggire questa frase dal suo controllo, pronunciata con un sussurro e le labbra socchiuse; come tutte le persone che manipolo.
Nella loro mente sanno che c'è qualcosa di sbagliato, ma non possono fare altro che stare a guardare, l'impotenza é tra le peggiori umiliazioni.
Alzo la testa di scatto, fingendomi sorpreso.
Celine salta giù dalla sedia e balla per la cucina, soprattutto intorno a me.
- Sapevo che la mamma avrebbe detto sì!- urla entusiasta.
La porta d'ingresso si apre per la seconda volta nella mattinata, per rivelare una ragazza.
Più grande di Celine ma molto più piccola della madre.
-Chloe! Chloe! Abbiamo ospiti! Vengono da un posto speciale, non sono di qui- annuncia con il fiatone per via dei grandi salti che compie.
La ragazza, a giudicare dall'aspetto é palesemente sua sorella, le scombina i capelli affettuosamente.
Si assomigliano molto: gli stessi capelli biondi e lisci e gli occhi castano chiaro, incorniciati da un viso tondo.
- Sono alieni?- ridacchia per nulla convinta delle parole della bambina.
- Mamma! Per caso Celine é rimasta a vedere la tv fino a tardi?- urla all'aria.
Le vado incontro, non solo per presentarmi ma anche per controllare lo stato di Alexa.
-Vedi che esistono! Mi devi sempre prendere in giro- ribatte facendole una linguaccia.
Sobbalzo quando sento le sue braccia intorno alla mia gamba, mi sta abbracciando.
Non ho mai avuto a che fare con i bambini, alla base sono sempre stato circondato da coetanei.
-ehm..piacere Ian- porgo la mano a Chloe, leggermente scossa dalla mia presenza.
Sento un gemito, mi guardo intorno per vedere la fonte del rumore.
Mi avvicino al divano e vedo Alexa muoversi nel sonno, particolarmente agitato; fin quando non apre lentamente gli occhi.
-Venite, andiamo a sistemare la camera degli ospiti- dice la madre e si trascina via le figlie.
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Progetto 27|| Broken World
Paranormal[Secondo libro della trilogia] Conseguenze. Sono quelle che devi subire dopo aver rotto qualcosa. La prima domanda é: ne é valsa la pena? Non cercate questa risposta, rimanete con i pezzi conficcati nel palmo della mano, in modo da ricordare cosa...