Alexa
Non ricordo il numero delle volte che sono corsa in bagno a vomitare.
È stato più forte di me.
Il mio corpo è alla continua ricerca del fattore esterno, di quello che non gli appartiene, ottenendo solo l'indebolimento del sistema.Avverto la nausea anche adesso, mentre il comandante delle squadre d'assalto continua a lamentarsi su quanto sia pericolosa questa missione.
-Non siete addestrati, sarà un fallimento- il suo tono severo non mi intimorisce per nulla, non attacca nessun mio senso, del tutto indifferente.
Sono riuscita a individuare almeno tre armi sul suo corpo: quella visibile alla cintura, una dietro la schiena e l'altra nei pesanti scarponi.
Notando il mio sguardo indagatore, dirige i suoi occhi scuri sul mio viso, corrucciando l'espressione.
-È anche un affare di stato- continua a battere sulla sua idea, ma nè io nè Ian siamo disposti a ritirarci.
-Questo non è un affare e riguarda noi personalmente- risponde a tono il mio compagno, la sua voce calma non è meno ferma di quella del militare, ma sono opposte per sfumatura.Controllo ancora una volta il borsone nero, ormai consumato dagli eventi; voglio assicurarmi che ci sia tutto.
Non ho bisogno di molte cose, ma so che a fine giornata sarà stracolmo.
Una volta chiusa la cerniera, sul tavolo rimangono solo due pistole.
La mia mi sta silenziosamente chiamando da diversi minuti, vuole tornare tra le mie mani.
Ci manchiamo a vicenda, anche se non lo ammetterei mai ad alta voce.
Ian me l'aveva detto chiaramente: è solo un oggetto, ognuno decide cosa farci.
Ma io non mi sono mai ritrovata in belle situazioni con essa.
Inizio a caricarla con una delicatezza estrema, sfiorando ogni sua parte con le dita.-Lei, signorina, ha idea di come si usa un'arma?- il comandante mi sveglia dalla mia insana contemplazione.
Rimango in silenzio, non mi sono ancora destata del tutto, le catene di questo pensieri sono più resistenti del solito.
Un talento ti lega a qualcosa in una maniera indescrivibile, i legami possono solo aumentare, non affievolirsi.
Sarà sempre un punto di conforto, anche se sbagliato.
Faccio un respiro profondo, rivolgendomi all'uomo che mi ha sfidato.
-Lo vede quel bellissimo vaso laggiù?- indico con il dito il punto esatto, quei i fiori rosei venivano innaffiati con cura, portandoli al massimo della loro bellezza.
In questo istante avverto solo calma, la sicurezza delle mie abilità allenta i miei nervi.
Così come le mie parole sono state lente e leggere, il movimento del mio braccio è veloce e deciso.
Mi bastano pochi secondi per alzare il cane, mirare, sparare.Il generale grande ed imponente non vuole farlo notare, ma io ho visto il suo sussulto di sorpresa.
Mi dirigo in fondo alla stanza, verso il mobiletto in legno che regge il vaso prezioso.
Estraggo il busto del fiore che mi interessa, cercando di non intaccare gli altri.
Il loro odore è pungente, quanto la conseguenza delle mie azioni.
Non riesco a smettere di sorridere quando porgo con decisione il regalo al militare.
Spalanca gli occhi quando vede l'unico petalo rovinato, quello con i contorni leggermente piegati e secchi, forato dal proiettile.
-Avanti, non si imbarazzi, è solo un gesto per ringraziarla per il suo aiuto-
Sì, l'ho fatto solo per impressionarlo.
Solo perchè mi mancava usare una pistola.
Prende il fiore mantenendo un'espressione stoica e si dirige a grandi passi verso la porta, impaziente di non vedermi più.-Per me niente fiori?- mi ribecca Ian dietro le mie spalle.
-No, ma se vuoi ho ancora proiettili- gli mostro la pistola quasi minacciandolo.
-Alcune volte penso di aver creato un mostro- si avvicina di più, ma calcolando ogni suo passo.
-Ha parlato il principe azzurro- sollevo le sopracciglia, nessuno di noi due può definirsi senza macchia.
E non mi importa se potremmo essere classificati come i cattivi di una fiaba, mi basta solo sopravvivere e tenere unito tutto quello di cui mi importa.
-Una volta mi hai detto che ero la principessa, mi stavo affezionando a quel ruolo, non puoi togliermelo così- mette su il broncio, ormai è davanti a me.
-Ho capito, ti prendo questi fiori se ci tieni tanto-
Scoppiamo a ridere entrambi, mentre con la coda dell'occhio lo scorgo a cercare di togliermi la pistola.
La mia mano cede, ma solo perché riconosco il suo tocco, in caso contrario la mia presa si sarebbe stretta fermamente.
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Progetto 27|| Broken World
Paranormal[Secondo libro della trilogia] Conseguenze. Sono quelle che devi subire dopo aver rotto qualcosa. La prima domanda é: ne é valsa la pena? Non cercate questa risposta, rimanete con i pezzi conficcati nel palmo della mano, in modo da ricordare cosa...