Capitolo 14

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Alexa

L'aria gelida si intrufola tra le coperte del letto, sfiorando la mia pancia leggermente scoperta a causa della posizione in cui il mio corpo giace.
Il classico intontimento del risveglio mi possiede, per poi lasciarmi ad una sensazione di calma e riposo.
Sono riuscita a dormire per diverse ore senza avere visioni o malesseri. Cerco di alzarmi, anche solo per riprendere le mie facoltà fisiche dopo giorni distesa; i miei muscoli mi implorano di fare qualcosa, ma i movimenti sono ostacolati da diversi fattori, dei pesi sono poggiati sopra le mie gambe e ne sento alcuni dietro la schiena.

Mi abituo velocemente al buio in modo da riuscire a distinguere cosa mi blocca, non vorrei essere finita in un altro sogno premonitore.
Riesco a intravedere il viso di Ian schiacciato contro il cuscino, ha un aspetto così sereno, vorrei poter assumermi anche la sua preoccupazione, in modo che la sua tranquillità possa essere la mia forza. Le sue gambe sono incastrate tra le mie, devo essermi addormentata stretta al suo addome, questo spiega il braccio posato sul fianco. Non sono abituata a dormire in questo modo, ma penso che non avrò difficoltà ad adattarmi.

Il soffio ghiacciato che prima aveva invaso il mio corpo ritorna più insistente, costringendomi a cercarne l'origine.
Una luce abbagliante mi colpisce in faccia, qualcuno ha spalancato la porta. Impiego un po' di tempo per riconoscere la sagoma di Celine.
-Alexa..- sussurra con voce flebile, per quanto posso, mi sollevo leggermente, in modo che lei mi veda.
-Dimmi- il mio tono è ancora vittima del sonno.
-Posso salire?- domanda una volta accanto al materasso, non ha bisogno di fare gli occhi dolci per ricevere una risposta positiva.
La sollevo e la posiziono sopra il mio stomaco, per poi coprirla con le coperte.
-Attenta che Ian dorme- mormoro al suo orecchio quando si stringe al mio corpo abbracciandomi.
Vengo colta da un calore improvviso, non ho mai ricevuto così tanto affetto nella mia vita; sapere che due persone mi stanno stringendo al loro cuore mi commuove.
-Avevo paura che te ne saresti andata come papà- avverto le sue lacrime cadere sul mio polso, delicate e pure.
Le accarezzo il viso rotondo e morbido, vorrei ispirarle conforto come Ian riesce a fare al semplice contatto, ma penso proprio di non esserne in grado.
-Non vado da nessuna parte- sussurro sorridendole.
La mia mente vaga fino al ragazzo del quale sto sentendo il cuore battere; mi stupisco del suo autocontrollo, nonostante non ci fossi io al suo fianco è riuscito a trattenersi per non manipolare Celine. Immagino il suo viso turbato nell'osservare una bambina piangere per due giorni, poteva fare qualcosa, poteva fare in modo che tristezza e paura scomparissero dalla sua testa, eppure non ha toccato i suoi pensieri, ha lasciato che il tempo facesse il suo corso.
-Cosa hai provato? Parlarne ti aiuterà- porto la sua testolina sul mio petto e questa volta sono io a stringerla, la sua anima è così semplice; mi piacerebbe che Nicholas fosse qui in modo da potermi dire l'odore del suo animo.
-Pensavo di non rivederti mai più, mamma non voleva che entrassi qui, diceva che dovevi riposare ed io non potevo fare nulla- singhiozza leggermente, sono sicura si stia trattenendo per via di Ian.
-Ma io ho fatto un disegno, è appeso al frigo- la mia mano continua meccanicamente ad accarezzarle i capelli a ritmo lento.
-Non vedo l'ora di vederlo- le pizzico le guance con dolcezza.
-Alexa, tu hai paura di qualcosa?-
Mi stupisco di questa domanda e la guardo per qualche minuto, cosa dovrei dirle?
-Tutti abbiamo paura- svio il discorso ed osservo il soffitto, il cuore del ragazzo mi rilassa, è capace di strapparmi dai più oscuri pensieri.
-Anche Ian?- entrambe gli rivolgiamo uno sguardo.
-Anche io prima credevo non avesse mai provato questo sentimento. Invece anche lui è un essere umano- le sorrido e con delicatezza sfioro il suo viso.
-Di cosa ha paura?- chiede curiosa, in questo momento mi piacerebbe sapere cosa passa per la sua mente.
-Di perdere chi ama- dico in un soffio, sembra scontato, ma è quello che veramente lo terrorizza.
-Adesso vai ad aiutare tua madre su- la sollevo per un po', tempo di scuoterla e farla ridere, per poi riposarla per terra.
-Ian lo sa che non ci perderà mai, vero?- gioca nervosamente con le sue mani, il pavimento deve essere freddo ed i suoi piedi saranno sicuramente scalzi.
Annuisco per poi verificare la mia teoria, le sue piccole dita si strofinano tra loro per il contatto con la superficie ghiacciata.
-E mettiti le calze!- le raccomando prima che possa scappare via.

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