Capitolo 2

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Amo questa città.
Credevo mi sarei trovata male, sentita in imbarazzo in mezzo alla gente "normale".
Certo, le nostre pelli pallide risaltano tra la folla, così come quelle incredibilmente scure di alcune persone. Eppure, nessuno sembra farci caso, non vieni guardato perché sei diverso, anzi, nessuno nota la differenza.
Ci sono talmente tante persone di etnie differenti che si mescolano tra di loro in una moltitudine di colori.
Mi accorgo che ci sono ragazze con magliette a fantasia, con dei disegni vivaci, altre ancora con delle frasi.
Alla base c'erano solo a tinta unita.
Vicino a me passa una ragazza con i capelli verdi, rimango sbalordita.
Anche quando mi supera continuo a guardarla.

Vedo una coppia; lei con i capelli molto corti, rasati ai lati e con uno spillo sul sopracciglio sinistro.
Lui con i capelli lunghi fino alle spalle e un cerchietto al labbro.
Trovo la diversità affascinante; sono la prima che vorrebbe essere diversa, meno chiusa e sgarbata.
Vorrei essere una di quelle persone che ti stravolgono la vita, che fanno cose impensabili, che hanno un carattere solare e forte.
Non credo che potrò mai cambiare.

Ian deve aver notato il mio cambio di umore, visto che prima saltellavo contenta e osservavo ammirata le persone che avevo intorno, ora invece mi limito a tenere la testa bassa ed a guardare i miei passi.
Mi poggia un braccio sulle spalle; un gesto amichevole, come se fossi da sempre una sua cara amica.
- Non dirmi che sei giù di morale perché non hai degli spilli sulle sopracciglia- dice ironico.
Sorrido, forse é un bene che sia venuto, almeno ci facciamo compagnia a vicenda.
- Vorrei essere diversa- sbotto all'improvviso.
- Non ho un carattere piacevole, non sono interessante e...- lui mi interrompe.
- Hai sparato all'obbiettivo di una telecamera a metri di distanza, sei scappata dalla base, vedi il futuro... Oh sì, sei assolutamente una persona noiosa-
Scuoto la testa e continuo a guardare le persone passarmi accanto.
Un vecchietto siede tranquillamente su una panchina, con il suo fedele bastone fra le mani.
Non avevo mai visto un signore anziano; alla base, l'età maggiore degli insegnanti era quarantacinque anni.
Osservo con attenzione quello che diventerò, tra molti anni sarò piena di rughe e con i capelli grigi e sottili.
Rabbrividisco al pensiero.
E tremo anche per il freddo.
Stiamo andando in contro alla sera, il sole sta tramontando.
Il cielo si riempie in un tripudio di colori e luci, inizia a tingersi di toni caldi e rassicuranti; arancione, giallo, rosso e qualche piccola sfumatura violacea.
Il primo tramonto della mia vita.
- É meraviglioso- commento continuando a guardare il cielo.
- Abbiamo perso piú di seimilanovecentotrentanove tramonti- mormora Ian al mio fianco. Rimango a bocca aperta.
- Non dirmi che lo hai calcolato in pochi secondi... -
Come fa ad essere così intelligente?
Da piccolo gli mettevano qualcosa nel cibo?
- Certo. Non ci voleva molto- risponde senza guardarmi.
- Mi sento stupida in questo momento-sussurro tra me e me, sperando che non lo senta.
- Credevo fosse una sensazione persistente-
Invece ci sente benissimo.
Continuo a guardare lo spettacolo del mondo che ci hanno nascosto.
- Lo sai che scherzo- mi dà un piccolo buffetto sulla guancia.
Mi allontano, fingendo di essere offesa; ma in realtà, ho sentito di peggio sul mio conto.
- Comunque, dovremmo trovare un posto dove dormire- borbotto stanca.
- E io che credevo che avremmo dormito sotto un ponte-
Ignoro la sua battuta e continuo a parlare.
- Stavo pensando a...-
Vengo interrotta.
- Tu che pensi? Strano-
Da adesso non gli parlo più.
Gli volto le spalle e cammino per la strada.
- Sei tu che mi offri le battute su un piatto d'argento- protesta lui, inseguendomi.

Frugo nella borsa in cerca di qualcosa che possa esserci d'aiuto.
Il mio sguardo ricade su una piccola tasca al lato della sacca.
Prendo la carta rigida blu.
"Se hai bisogno di qualcosa, mostrala"
É questo che ha detto mia madre.
Cos' é esattamente? A cosa serve?
Di cosa ho bisogno ora?
Un letto.

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