Alexa
Cosa sto facendo?
Il mio cervello è tormentato da pensieri, dati, piani, precauzioni, nulla è mai completo.
C'è sempre qualcosa che posso sistemare, per ora sono in grado di aggiustare il tiro.
Ho iniziato da così poco ad agire e già mi sento impazzire.
Ho gestito tante cose e sto cercando di non farne cadere nemmeno una, l'impatto con il terreno genererebbe migliaia di schegge, frammenti di un possibile futuro.
Basta poco per stravolgere la situazione.Immagini di ieri sera si ripropongono nella mia mente, cerco solo di avere una visione d'insieme o forse sono solo confusa.
Nessuna strategia.
Potrei essermi lasciata completamente trasportare dal caos che ho generato.
Chi può dirlo?
Ho solo fatto finta di comandare i giochi, non sono brava come Ian.Ian.
Ricordo le sue braccia avvolgermi verso le quattro, nel nostro letto comodo come nessun altro.
I festeggiamenti sono finiti tardi, ci siamo ritrovati distesi l'uno accanto all'altra senza riuscire a muovere un muscolo.
Mi facevano male i piedi.
-Io ti spoglio se tu spogli me- questo mi aveva proposto. Il suo tono di voce, nonostante fosse esausto, era chiaro come sempre, per nulla contaminato dalle sue emozioni.
-Certo, comodo così. Ti basta abbassare una zip per aver finito, a me tocca litigare con la tua cintura e tutto il resto- o qualcosa del genere, non ricordo le esatte parole, ma so che ci eravamo messi a ridere brevemente.La mia risposta non lo aveva scalfito minimamente, ormai aveva deciso così ed in questo modo si sarebbe fatto.
Mentre sentivo la cerniera aprirsi sotto la leggera pressione pensavo a tutt'altro che al piano, probabilmente è stato l'unico momento in cui non mi ha tormentato.
Ha fatto passare il vestito con delicatezza sul mio corpo, quasi accarezzandolo, facendomi venire i brividi.
Poi aveva iniziato a baciarmi la spalla, credo di aver ceduto proprio lì, in quel momento.
-Ti sei sentita a disagio?-
Mi sono sentita in molti modi, ma l'imbarazzo, a cui lui fa riferimento, è stato tra i meno rilevanti.
-Non ti preoccupare- avevo risposto con sincerità, è davvero quello che voglio.
Il punto debole di ogni mio piano è il non riuuscire ad evitare di calcolarlo come una persona neutra, facilmente gestibile, adattabile ai cambiamenti, un burattino come tutti gli altri.
Ma Ian è incontenibile, astuto e per nulla passivo. Sensibile in una maniera sovrumana, può avvertire migliaia di emozioni e controllarle tutte, ma se scopre quello che sto organizzando ho paura che si lascerà trasportare dalla marea.
Ma è l'unico modo.
È inutile continuare a dannarsi, ieri sera l'ho accettato.
-Com'è andata con i genitori di Adam?-
Solo un'altra parte del piano, un'esca a cui sapevo lui avrebbe abboccato.
Mi serviva che la sua attenzione venisse catturata da altro per lasciarmi parlare con Kira in privato.
Avevo chiesto anche la presenza dei genitori di Nicholas, ma non mi è sembrato fossero presenti.
-Ho sempre pensato a loro come matematici, ingegneri o simili, invece hanno una pasticceria in Germania. Assurdo, vero?-
-Bè, non ci vedo nulla di assurdo- ho replicato mentre iniziavo a togliergli la giacca: era di un bel tessuto, soffice al tatto.
-Alexa, lui è un genio. Non hai idea di quanto sia incredibile...-
Afferro l'estremità della cravatta per tirarla verso di me in un unico forte scatto.
-Quindi non può esser nato da una famiglia normale?- avevo alzato un sopracciglio perplessa, tenendo Ian vicino al mio viso.
Non aveva via di scampo.
I suoi occhi erano caduti sulle mie labbra, fintamente indecisi su cosa fare: in realtà l'aveva già pianificato.
Ian è sempre almeno due mosse avanti.
Il bacio che era arrivato in seguito era solo un modo per cambiare discorso.
-Detesti avere torto, eh?- non importava quanto fosse passionale in quel momento; non funziona con me quel metodo.
-Stavo solo dicendo che probabilmente non sarebbe diventato quello che è adesso se fosse cresciuto con loro- aveva ribattuto pizzicandomi la coscia nuda, evidenziando che su quel punto aveva ragione.
-Non puoi sapere però se sarebbe stato meno felice- anche la sua camicia bianca era andata, rimanevano solo i pantaloni e le scarpe. La mia iniziale stanchezza si era rintanata in un angolo appena sentito il calore della pelle di Ian.
-Senza di me? Sicuramente- si era messo a ridere nel suo solito modo, la sua stessa risata lo aiuta a seppellire i dubbi, detesta non poter avere il controllo di tutto.
Sono questi i momenti in cui mi chiedo se la nostra vita prenderebbe un'altra piega se Ian potesse fare un miglior uso del mio talento.
Sono disposta a scommetere che conoscendo il futuro, Ian avrebbe scelto di non conoscermi, avrebbe preferito una vita senza di me piuttosto che mettermi in pericolo.
-Giusto, perchè incontrarti rende la vita di tutti migliore- l'ho preso in giro mentre gli sbottonavo i pantaloni, indecisa se stuzzicarlo o meno.
-Osi affermare il contrario?- tutti i suoi indumenti, tranne l'intimo, erano stati rimossi.
-No, assolutamente- cogliendo il sorriso sfuggito alla mia farsa, Ian aveva inziato a farmi il solletico, le sue mani erano ovunque, sempre pronte a pizzicare e sfregare il mio corpo.
E come se fossero ancora lì, adesso mi viene ancora da ridere.
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Progetto 27|| Broken World
Paranormal[Secondo libro della trilogia] Conseguenze. Sono quelle che devi subire dopo aver rotto qualcosa. La prima domanda é: ne é valsa la pena? Non cercate questa risposta, rimanete con i pezzi conficcati nel palmo della mano, in modo da ricordare cosa...