Capitolo 12

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Alexa

Ignorare Ian era stata un'impresa più ardua del previsto; come potevo fargli quello che avevo vissuto per diciannove anni?
Ignorare è come ferire in silenzio, procurare tagli che non fanno rumore.
E se tieni a qualcuno non puoi lasciarlo sanguinare fino a morire, causandogli un dolore costante.

Tra di noi c'è un tacito accordo, abbiamo intuito da soli le condizioni e le rispettiamo in maniera quasi puntigliosa.
Lui va a letto quando già dormo da ore, ed io mi alzo molto prima di lui, mi concedo solo il tempo di osservare il suo corpo sdraiato di stomaco e la faccia schiacciata contro il cuscino, poi esco dalla stanza.

La mattina io esco per fare una passeggiata mentre lui rimane a casa per sistemare e pulire, il giorno dopo ci invertiamo i ruoli.

So che le ragazze lo hanno notato, non necessita una particolare acutezza; semplicemente non interagiamo tra noi, come se non ci vedessimo.
Celine passa la maggior parte del tempo con Ian, so che non è sua intenzione fare preferenze ed il loro rapporto è così bello che non riesco nemmeno a rimanerci male.
Quando si accorge di aver passato quasi tutto il giorno con il ragazzo, si avvicina a me e mi abbraccia, restiamo spesso ferme, senza dire nulla.

Come ogni giorno, busso alla camera di Chloe, esattamente un'ora dopo il suo rientro a casa, mi parla della scuola e dei suoi amici, ormai è diventata un'abitudine.
Entro e richiudo la porta alle mie spalle, la trovo a guardarsi davanti allo specchio in maniera quasi morbosa.
Sprofondo nel letto, accompagnata dal fastidioso e graffiante rumore delle molle che cigolano.
- Molly Benson ha detto che ho la faccia da giraffa- si tocca il viso con entrambe le mani.
Il soffitto è pieno di segni, parti in cui la vernice si è scolorita e colla, quest'ultima probabilmente è il residuo di scotch; deve aver provato ad attaccare qualcosa.
-Secondo te è vero?- Non stacca nemmeno per un attimo lo sguardo dalla sua immagine riflessa.
-No- mormoro chiudendo gli occhi.
Tutto questo mi ricorda Renee, solo che con lei avveniva esattamente il contrario.
"Sono davvero stupenda" lo diceva sempre, ogni volta che doveva uscire dalla camera, subito dopo mi accusava di non darle la giusta soddisfazione, coglievo una sfumatura di insicurezza nella sua voce.
"Penso che tu ti sia già elogiata abbastanza" era la mia risposta, forse aveva solo bisogno del mio supporto, ma ero troppo svogliata per accorgermene.
-Sei sicura?- mi richiede la ragazza.
Forse potrei evitare di fare lo stesso errore due volte.
Appoggio la schiena alla testata del letto, abbracciando le mie gambe.
-Sicurissima. E poi chi è Molly Benson? Non te l'ho mai sentita nominare-
Spero di aver detto la cosa giusta, probabilmente ho combinato l'ennesimo sbaglio con tanto di buona volontà.
Lei si gira e si siede sul materasso.
-Solo una ragazza della mia classe- alza le spalle, adesso è come se avesse perso importanza.
- Allora non darle il potere di farti questo- 
Chloe mi guarda confusa.
-Non capisco-
Mi guardo intorno, devo trovare un oggetto adatto per poterglielo spiegare.
Sopra il comodino c'è un libro, una piccola lampada azzurra, tre forcine, una penna ed un sasso colorato.
Le mie dita si stringono intorno alla piccola pietra e gliela mostro.
-Questa è una persona- annuncio passandola da un palmo all'altro.
-Vedi? È innocua, perfino carina- sorrido debolmente per poi posarla tra le sue mani.
-Adesso sta te decidere cosa farci; puoi colpirti ripetutamente o scagliarla via con rabbia-
Lo sguardo di Chloe è fisso sulla sua mano, come se la pietra si fosse trasformata in oro.
-Oppure puoi lasciarla sul comodino, inerme, tornerà ad essere uno stupido oggetto e non potrà più farti del male, bè..tu non ti potrai più fare del male con lei-
La ragazza rimane in silenzio per qualche minuto a meditare su quello che le ho detto.
-Come fai a sapere tutte queste cose?- finalmente sposta il suo sguardo su di me.
-Non sono andata a scuola, ma diciamo che la base è una scuola che dura tutto il giorno, dove ti liberi mai dei compagni, non c'è il sabato o la domenica e non si torna mai a casa- pronuncio l'ultima frase con un po' di amarezza.
-Sembri così grande..- dice in un sussurro e non posso fare altro che alzare un sopracciglio.
-Eh?-
-Sembri molto più grande di me-
-Io sono più grande di te- ribatto sorridendo.
-Di soli due anni! Non dovrebbe sentirsi la differenza!- esclama quasi stizzita perchè le ho ricordato che è più piccola.
Alzo le spalle, non mi sono mai relazionata con gente più piccola di me, avevamo tutti la stessa età alla base, non che l'età mi importi, ho conosciuto miei coetanei che dimostravano celebralmente quattro anni.
-E com'era?- domanda sedendosi a gambe incrociate di fronte a me.
-Cosa?-
-La base, insomma vivere con così tanti ragazzi, essere circondata da persone speciali che fanno cose incredibili!- parla con lo stesso entusiasmo con cui si descrive una vacanza estiva, quasi mi dispiace dirle la verità.
-Uno schifo- il suo volto mi guarda confuso -Soprattutto l'ultima tua frase- aggiungo seria.
-Perchè? Anche tu sei speciale- mi ricorda sorridendo.
-No, non lo sono, o almeno, se lo sono io, sei speciale anche tu, lo è anche Celine e tua madre..- vengo interrotta.
-Mamma è speciale, riesce ad occuparsi di tutto da sola-
-Ecco- sorrido pure io.
-Ed i ragazzi?- cambia discorso, forse per cercare di mettermi a mio agio, anche se questo argomento non è migliore.
-Credo che siano come quelli di qua su- faccio spallucce, dai suoi racconti mi sono sembrati abbastanza simili, alcuni divertenti, altri presi dall'interesse per cose frivole e altri ancora piuttosto impacciati.
-Erano carini?-
-Sì, la maggior parte. Diciamo che anni di palestra, praticata ogni giorno, ha dato i suoi frutti-
Chloe sprofonda il viso nel cuscino, estasiata per chissà quale pensiero.
-Ehi ragazzina, calma con gli ormoni-
Detto da me è proprio divertente, non sono esattamente il tipo che riesce a trattenersi.
Il mio corpo ricorda con piacere le attenzioni di Ian, le sue labbra morbide sul mio collo, le braccia decise che avvolgono il mio busto; alcune volte quel contatto mi mancava così tanto da cogliermi all'improvviso, iniziavo a sentire il calore provocato dal suo petto contro il mio e venivo pervasa da brividi.
- Tanto lo so che tu stai pensando ad Ian!- ribatte sorridendomi.
Spalanco gli occhi di scatto, non ho proprio voglia di parlare di questo.
- Da quando l'argomento si è spostato su cosa penso? Non stavamo parlando della tua compagna?- Il mio vano ed inutile tentativo di cambiare argomento è destinato a fallire, quanto a testardaggine Chloe è anche peggio di Celine.
-Non credevo che tu fossi un tipo che scappa-
Rimango sorpresa da questa affermazione, non so cos'altro aggiungere.
È vero, scappo sempre, ogni volta che ne ho l'occasione.
Mi ripeto che è l'unico modo per rimanere libera ed indipendente, ma la realtà è che ho davvero tanta paura.
- Io e Celine sappiamo che avete litigato, abbiamo anche escogitato dei piani per farvi fare pace- confessa con la testa bassa.
-Del tipo?- scuoto la testa, non volevo si intromettessero troppo in questa faccenda.
-Celine ha raccolto dei fiori dal giardino dei signori Smith prima di rientrare a casa e poi ha detto ad Ian che erano da parte tua- la ragazza alza le spalle, quasi imbarazzata dall'idea della bimba.
Non riesco a camuffare il mio sorriso e da un lato mi sento fortunata ad essere circondata da persone così dolci, sono talmente zuccherose e tenere che stanno contagiando anche me.
-Davvero, non c'è bisogno di creare strategie, io ed Ian abbiamo solo bisogno di un po' di tempo-
Già, il tempo, quel bastardo, come se tutto questo non bastasse il Futuro aveva deciso di abbandonarmi, nessuna visione da giorni, aveva scelto di sparire proprio nel momento peggiore.
Io devo sapere cosa succederà.
Osservo lo sguardo di Chloe, perso in chissà quali pensieri; spero solo di non essere stata troppo severa.
-Posso dirti una cosa?- sussurra dopo un po', come se qualcuno potesse sentirci.
-Ragazzina, puoi dirmi tutto- abbozzo un sorriso, le avevo appena dato un soprannome, non era una cosa che facevo spesso.
Ian lo fa continuamente, oltre chiamare me per cognome, tende spesso a soprannominare Celine "mostriciattolo".
In questo caso mi era uscito spontaneo, quasi per sottolineare la confidenza che si era creata tra noi due.
Chloe aveva accolto il nomignolo di buon grado e il suo sorriso probabilmente aveva smorzato la tensione che si teneva dentro.
-Hai mai pensato di fare qualcosa di stupido?- inclina leggermente la testa per non mostrarsi troppo a disagio.
-Sii più specifica, ho combinato talmente tanti guai-
Ad esempio: rispondere al mio istruttore in maniera provocatoria, rubare del cibo dalla mensa, ubriacarmi fino a non ricordare più nulla, prendere a pugni un sacco da boxe senza guanti, scappare da una base sotterranea armata solo di una pistola.
Potrei continuare la lista per ore.
-Tipo fare cose con un ragazzo- arrossisce improvvisamente.
-Stai parlando di fare sesso?- velocemente mi tappa la bocca con una mano, pressando così forte da farmi male.
Il sesso è la cosa meno stupida che mi viene da fare con Ian in questo momento.
-Mamma non lo deve sapere- si porta un dito sopra le labbra.
-E chi ha intenzione di dirglielo- borbotto sotto la sua mano, il risultato è una frase ben poco comprensibile.
- È un segreto- poi si allontana e scende dal letto con un balzo.
-Io non vedo il problema- sono piuttosto confusa, mi sono persa qualcosa nella storia dell'evoluzione della mente umana?
Alla base era completamente normale, il sesso era addirittura necessario per tenere a bada mille adolescenti con gli ormoni.
Chloe solleva il materasso ed infila la mano nello spazio che lo separa dalla rete.
-Devi tenerle tu- mi porge delle pillole che ha appena uscito dal nascondiglio.
-Mamma non guarderà mai tra le tue cose- aggiunge in fretta.
-Va bene- alzo un sopracciglio e le prendo; sono uguali a quelle della base, semplici pasticche che una volta ingoiate ti rendono sterile per cinque ore.
Ovviamente la trasmissione di malattie non era nemmeno presa in considerazione, lì sotto eravamo tutti sani.
-Secondo te dovrei usarle?- torna a sedersi sul letto vicino a me.
-Come faccio io a sapere se te la senti o no? Dal tuo imbarazzo non sembrerebbe- le faccio notare, le ragazze come Chloe tendono a prendere decisioni affrettate, per poi pentirsene subito dopo.
-Senti, io non dico che ci sia qualcosa di male, per me puoi fare quello che vuoi con il tuo corpo, l'unica cosa che ti chiedo è essere sicura- le sollevo il mento con le dita.
-E non riguarda solo questo argomento, ma qualsiasi tua futura decisione. Voglio che tu pretenda sempre il meglio per te stessa, in modo da non pentirtene- le scombino i capelli facendola sembrare più piccola.
Diciassette anni.
Avevo anche io la sua età.
-Grazie Alexa, avevo proprio bisogno di una sorella maggiore- mi stringe in un abbraccio affettuoso e riconoscente.
Chloe è la più grande della famiglia, tutte le responsabilità sono gettate su di lei ogni volta che sua madre manca, non oso immaginare come abbia vissuto tutto questo prima del nostro arrivo.

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