Capitolo 8

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Chloe è una ragazza solare, quasi come la sorella, solo senza quello spirito infantile che rende l'allegria di Celine spensierata.
Non ho avuto modo di conoscerla a fondo, ma vedendola adesso davanti a me con un sorriso smagliante, mi lascia intuire che è venuto il momento.
- Tieni, ho pensato che potrebbe esserti utile- mi porge un giornale arrotolato.
Lo apro e leggo la testata principale, scritta in lettere gotiche.
New York Times.
Sotto compare la data di oggi:
Venerdì cinque ottobre 2147
- Grazie- mormoro sistemandomi meglio sul divano.
Almeno adesso so dove ci troviamo e che giorno è.
- Figurati, pensavo che ti sarebbe servito per ambientarti- lei si siede sul pavimento, in modo da stare di fronte a me.
Mentre, guardo le notizie in prima pagina, sono accompagnate da titoli in grassetto e foto.
Gli articoli parlano di cose che non riesco a comprendere; ministri appena eletti che non ho mai sentito nominare, luoghi geografici per me sconosciuti e scandali tra celebrità.
- Non pensavo esistessero ancora i giornali- aggiungo posandolo sul tavolino non molto distante.
- Cosa ti aspettavi?-
- Macchine volanti?- suggerisco delusa.
Forse alla base fantasticavo troppo.
- Credimi, meglio di no. Tutte le invenzioni vengono controllate e monitorate, dopo quello che è successo nel 2086-
Alzo le sopracciglia, forse si è dimenticata che non sono aggiornata sulla vita quassù.
-Oh giusto. Probabilmente tu ed Ian siete gli unici a non conoscere cosa è successo- si stringe le spalle.

- Cos'è successo?- Il ragazzo entra nel salotto interrompendo il discorso.
Lo guardo camminare davanti a me, fino ad arrivare vicino alla poltrona, per sedersi.
-No!- esclamiamo io e Chloe all'unisono.
Lui si ferma e ci guarda, senza capire la nostra reazione.
-Ian, siediti qui- indico lo spazio vuoto vicino a me.
Fa come gli ho detto e sprofonda sul divano, stanco per chissà quale gioco di Celine.
Quando chiude gli occhi osservo meglio il suo viso; è macchiato da tracce d'inchiostro e di colore.
Senza riflettere, gli afferro il volto con due dita, in modo da guardarlo meglio.
- Celine è proprio una testa dura- dice ridendo.
- Ecco perché andate d'accordo. Non dovevate studiare?-
Non mi piace prendere il posto della mamma, ma non ho ancora capito se Ian è un buon esempio.
-Abbiamo studiato- replica lui in tono convincente.
Ci rinuncio.
Allontano le mani dalla sua faccia e mi rivolgo a Chloe.
- Cosa è successo nel 2086?- chiedo curiosa.
- È iniziata la più grande competizione mondiale. Ogni stato lavorava su esperimenti sempre più sofisticati e complessi, sperando di sopraffare gli altri. -
Vedo lo sguardo di Ian scattare verso di lei, confuso.
Mi sembra un modo di fare la guerra più intelligente rispetto ad usare le armi.
- Non vedo nulla di male nel progresso, la competizione spinge a migliorarsi- commenta lui.
La sua vita si è sempre basata su questo principio, come tutti alla base.
- Tutti hanno sottovalutato la situazione, nessuno credeva fosse sbagliato. Ma gli scienziati sono diventati incontrollabili, facevano esperimenti in segreto, non rispettando le norme di sicurezza, non sai quanti paesi sono stati rasi al suolo- si circonda le gambe con le braccia e sospira.
- E poi, cosa è successo?- manca qualcosa, il mondo non mi sembra distrutto.
- I paesi rimasti hanno firmato un accordo, dove si stabiliva che tutti gli esperimenti sarebbero stati monitorati e approvati dell'Alleanza-
Mi guardo le mani, muovendole leggermente. Osservo la forma delle dita, le unghie e le vene abbastanza distinguibili per via della pelle chiara.
Sono un esperimento.
Un desiderio malato di progresso.
Mi alzo di scatto, quasi mi sbilancio per l'irruenza del mio gesto.
Non riesco a controllare il mio corpo,  ma devo assolutamente calmarmi.
Corro in corridoio; distinguo con difficoltà le porte, le vedo sfrecciare vicino a me, in questo momento non ricordo nemmeno quale stanza nascondono, ma so certamente che la camera in fondo è la mia.
Sento il tonfo della porta alle mie spalle e mi butto sul letto, strisciando sotto le coperte.
La stanza è buia, non riesco più a vedere le mie braccia o i polsi.
Faccio un respiro profondo e provo a rilassarmi, a non pensare.
Sono un esperimento.
La mia mano scende e mi attraversa il corpo, fino ai piedi, sono rannicchiata su me stessa, quindi mi solletico il tallone, sento un senso di fastidio pervadermi il corpo e smetto subito.
Fin qui tutto normale.
Conto le piccole dita, sono cinque.
Supero la caviglia e sfioro i polpacci, sento i miei muscoli contrarsi, salgo fino alle cosce, rabbrividisco e allontano le mani.

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