Capitolo 19

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Ian

Sotto i miei piedi, in questo momento, c'è un locale decisamente strano abitato da pazzi ricercati.
Ed ancora più sotto c'è la Base.
È evidente che in quest'epoca la gente desidera nascondersi sottoterra, rifugiarsi tra quattro mura e in un ambiente asfissiante per celare se stessa.
-Dovresti essere a festeggiare-
Senza voltarmi riconosco la voce della ragazza con i capelli rossi, mi aspettavo che arrivasse.
Ho l'impressione che lei tiri i fili di ogni persona lì dentro, come se fossero le sue marionette.
-Credo di averlo già fatto abbastanza-
Si appoggia anche lei al muro logoro della facciata principale dell'edificio.
I nostri corpi sono separati dalla porta d'ingresso.
Mi sembra una distanza accettabile; fino a quando non avrò scoperto tutto quello che le passa per la testa non voglio che si avvicini.
-Tu e la ragazza siete molto affiatati, vi conoscete da molto?-
-Abbastanza- tronco il discorso in maniera dura e decisa.
So che le mie risposte non condurranno mai ad un vero dialogo, ma non ho intenzione di mettere Alexa in mezzo a questa storia.

Rimaniamo in silenzio ad osservare la strada che si allunga davanti ai nostri occhi.
I lampioni producono una luce così flebile da essere decisamente poco funzionali.
La ragazza estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette leggermente ammaccato, ne prende una per sè, che posa tra le labbra, e me ne porge una.
Non posso rifiutarla, non se voglio scoprire di più su di lei, su questo strano posto.
Un mio rifiuto rappresenterebbe il distacco necessario per porre fine alla conversazione.
Lascio che lei l'accenda per poi passarmela quasi come qualcuno che deve nutrire un leone.
Potrei usare questo a mio vantaggio.
Il mio comportamento l'ha messa in guardia, ma sta solo rendendo fertile il terreno per le mie parole.
-Ne hanno inventate di tanti tipi, nonostante quelle con il fumo colorato mi allettino, le originali hanno sempre il loro fascino- il suo tono di voce è spensierato, da l'idea che prenda tutto come un gioco.
E io adoro vincere al gioco degli altri.

-Un tipo vale l'altro per me- aggiungo portando la sigaretta alla bocca, è tanto che non ne fumo una.
Alla Base era raro trovarne; spesso le rubavano alle guardie o ad alcuni professori.
Le fumavano di nascosto vicino ai condotti d'aria, l'unico modo per far disperdere le tracce in fretta.
I vizi di questo tipo non sono mai stati coinciliabili con il mio carattere, non darei mai un potere così grande ad un oggetto.
Sono troppo calcolatore per lasciarmi andare solo per qualche secondo.
-Ho una domanda da farti- lascio che il fumo scappi dalle mie labbra, confrontandosi con l'aria gelida.
-Sentiamo- lei è già alla seconda sigaretta, l'altra è finita a terra davanti alle sue scarpe di tela scure.
-Da che cosa scappate?- rimango un attimo a fissare un punto indefinito aspettando la risposta, che lo voglia o no parlerà.
-Ognuno ha la sua storia. Mi stai chiedendo se ci sono assassini?- sbuffa per nascondere che le parole sono praticamente scivolate fuori dalla sua bocca.
-Qualcosa del genere-
-Non chiediamo mai il motivo che ha spinto loro a trovarci-
-non credo che tu non sappia nulla di chi vive nel tuo locale-
Posso percepire con chiarezza le sue barriere sgretolarsi, ancora un po' e sarà completamente sotto il mio volere.
Chiudo gli occhi ed aspetto che continui, so che lo farà.
-Il ragazzo con cui hai giocato si chiama Colin, è qui da parecchio tempo; i suoi genitori sono morti quando aveva cinque anni-
Si ferma di scatto, sta facendo resistenza alla manipolazione.
Un sospiro di sollievo esce insieme al fumo dalle mie labbra.
Avevo bisogno di sentirmi così bene.
-È stato affidato alla zia, una donna orribile, non so cosa gli facesse, ma un giorno si è presentato nel nostro locale; aveva solo diciassette anni-
Dovrei fermarmi qui, ho già intaccato abbastanza la sua mente.
Ma sarebbe un peccato fermarsi adesso..
-Il tuo nome- sussurro avvicinandomi con cautela; un movimento brusco spezzerebbe tutto. Il mio tono è insistente, serrato e deciso, perchè dovrei smettere se mi fa stare così bene?
-Clara- la sua espressione è confusa, quasi intimidita dalla mia presenza.
-Raccontami la tua storia, Clara- riesco quasi a vedere il potere delle mie parole sul suo viso, non può sottrarsi.

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