Sono sola con il mio dolore.
Non riesco a pensare ad altro, anche se ci provassi, la mia ferita urlerebbe per distrarmi.
Scarico tutta la mia forza sul punto nella coscia, nella speranza che decida di attutirsi.La porta accanto a me si spalanca, e lo sguardo di Ian ispeziona la stanza, per poi posare gli occhi sul mio corpo accasciato sul pavimento.
- Dobbiamo uscire da qui- esclamo appena si avvicina.
- Ti rendi conto che con una gamba fuori uso non puoi correre, vero?- mi fa notare preoccupato. La mia salute dovrebbe essere l'ultimo dei suoi pensieri, mi fa sentire debole.
Cerco di alzarmi con la forza delle braccia, ma un dolore acuto mi immobilizza e mi costringe a cambiare idea.
- Posso alzarmi- mormoro stringendo lo stomaco per non urlare.
- Certo, come no- alza gli occhi al cielo scettico.
Bé, almeno non é una persona che va nel panico.
- Ora smettila di dire cazzate e fammi vedere la ferita- avvicina le mani alla mia gamba, ma io non intendo farmi toccare; brucia troppo.
- Alexa..- mi guarda quasi con rimprovero.
- Penseremo dopo alla mia gamba, dobbiamo trovare un posto sicuro- cambio discorso velocemente; è come se non avessi più fiato, ogni mio gesto è doloroso e pesante.
Ian mi guarda incerto, sicuramente lui non è dello stesso parere, ma sa che sono troppo testarda per cambiare idea.
- É possibile che ti cacci sempre nei guai?- borbotta mentre afferra le mie braccia per sollevarmi; mi tira su con facilità, come se fossi una bambola di pezza.
Appoggio tutto il mio peso sulla gamba sana e mi stacco da lui per cercare di stare in equilibrio da sola.
- Potrebbe essere uno dei miei talenti- dico mentre zoppico fino al corridoio.
Cerco di non fare troppa forza sul piede destro, appena lo appoggio un po' meno delicatamente, il dolore si diffonde per tutto il corpo. La scarica di brividi mi ricorda che devo stare più attenta, che non voglio risentirla.
- Stai ferma, ti prendo in braccio- e il suo tono non ammette scuse.
- No, posso farcela- imbocco una rampa di scale prima che possa ribattere e cerco di scendere il più velocemente possibile.
Devo farcela.
Se lui si fosse ferito, io non avrei potuto prenderlo in braccio, ed io non ho intenzione di sembrare fragile.Usciamo facendoci largo tra la folla spaventata per lo sparo, alcuni urlano, altri hanno crisi isteriche; in tutto questo, io ho un proiettile nella coscia e non ho spiccicato una parola.
Cerco di camminare in modo normale, sperando di non attirare l'attenzione.
Ad ogni passo mi manca il respiro, il dolore mi mozza il fiato, impedendomi di camminare correttamente.
Trascino la gamba in modo da andare più veloce, ma non sembro fare progressi.
Il passo di Ian é troppo veloce, anche se lui non se ne rende conto, io non riesco a stargli dietro.
Afferro la manica della sua maglia per invitarlo a fermarsi.
Appoggio la testa sul suo braccio, sono esausta, ed ho fatto solo una decina di metri.
- Alexa, non puoi continuare- questa volta non sembra un rimprovero, ma un dato di fatto.
- Dammi solo un minuto- sussurro per non consumare fiato.
Chiudo gli occhi e mi concentro solo sul battito veloce del mio cuore.
Devo calmarmi.
Faccio un respiro profondo ed ascolto la rumorosa città intorno a me.
Basta non pensare al fatto che ho un proiettile dentro il corpo che mi causerà un'emorragia, sempre se non l'abbia già fatto...Alzo gli occhi verso Ian, per fargli cenno di continuare a camminare, ma lui non mi presta attenzione, é troppo occupato a guardare altro.
- Ho un'idea- annuncia iniziando a correre.
La sua idea comprende di trascinarmi per il marciapiede?
Quale parte di "mantenere un passo normale" non capisce?Inciampo sui miei piedi e cado schiacciandomi le gambe con il mio peso, procurandomi un dolore atroce.
Una volta caduta, mi guardo intorno, per capire dove mi trovo.
Non ci siamo allontanati molto, riesco a riconoscere la strada dell'hotel.
E io che pensavo avessimo fatto chissà quanti metri.
Occupo un piccolo spazio di marciapiede, non sono molto distante da una panchina in legno.
Mi allungo più che posso per cercare di afferrare anche solo il bracciolo; mi isso con le braccia e mi lascio andare sullo scomodo schienale.
Lancio uno sguardo ai miei pantaloni sporchi di sangue; se non mi sbrigo morirò dissanguata.
Siamo in un quartiere, ricco di case tutte simili fra loro; é incredibile che ci siamo ritrovati qua solo camminando un po'.
Basta solo imboccare qualche stradina, e ti ritrovi in un altro mondo.
Prima eravamo circondati dalle persone, ovunque mi girassi c'era un volto; qui invece, il tempo sembra essersi fermato, nessuno passeggia per il marciapiede o esce dalle case, ogni tanto qualche macchina percorre la strada, ma senza fermarsi.

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Progetto 27|| Broken World
Paranormal[Secondo libro della trilogia] Conseguenze. Sono quelle che devi subire dopo aver rotto qualcosa. La prima domanda é: ne é valsa la pena? Non cercate questa risposta, rimanete con i pezzi conficcati nel palmo della mano, in modo da ricordare cosa...