Dopo un primo momento di sorpresa, la signora Gold richiamò Emma sull'attenti affinché tornasse in classe, se non fosse per il fatto che era già uscita di corsa, e anche se fosse stata a portata d'orecchio, nulla avrebbe potuto fermarla dalla sua missione: rivedere Hook. Al più presto.
Uscita dall'aula di teatro, le gambe avevano cominciato a muoversi per inerzia, non c'era fatica o persona che potesse ostacolarle il cammino diretto verso l'ospedale. Il sangue freddo che dimostrò in quel momento le permise di decidere in fretta sul da farsi, arrivare all'ospedale di corsa avrebbe richiesto decisamente troppo tempo, ed Emma sentiva l'esigenza di vederlo subito. Doveva sapere le sue condizioni, se lo avrebbe perso, se sarebbe tornato da lei, quanto gravi erano le ferite.
Uscita da scuola, arrivò alla fermata dell'autobus, e per un volere superiore, vide proprio il mezzo che faceva per lei: una bicicletta.Era perfetta, senza catenaccio che le impedisse di prenderla in prestito, inoltre le avrebbe permesso di non rimanere ferma, altrimenti sarebbe stata sopraffatta dai pensieri e da quell'attacco di panico che minacciava da minuti di impadronirsi di lei. Per arrivare in ospedale la strada era semplice, e nemmeno troppo trafficata, come tutte le strade di Storybrook d'altra parte. In quel momento fu felicissima di non abitare in una grande città, altrimenti ci sarebbero stati molti più impedimenti a mettersi tra lei e Killian.
Non perse tempo, nemmeno per riprendere fiato, prese la bici con foga, senza smettere di correre vi salì velocemente e cominciò a pedalare. Ci sarebbero voluti circa dieci minuti: i dieci minuti più lunghi della sua vita.
Non poteva morire, ora che lo aveva ritrovato non poteva perderlo, era diventato la ragione per cui ogni mattina non prendeva la sveglia e la lanciava contro il muro. Certo non andavano molto d'accordo, ma ricordare ogni sensazione che le aveva fatto provare, riaccendeva ogni terminazione nervosa, facendole venire la pelle d'oca.
Nessuno avrebbe mai potuto fare altrimenti: Killian era l'unico, e ora che avrebbe potuto perderlo, si rese conto di quanto lei avesse bisogno di lui. Avrebbe fatto di tutto per far funzionare le cose, doveva solo resistere, non mollare la presa sulla vita.L'adrenalina di quel momento la portò dritta davanti all'entrata dell'ospedale. Non indugiò nemmeno un secondo, entrò per portarsi direttamente al bancone dell'accettazione per chiedere dove si trovasse Killian.
"Mi scusi, sto cercando Killian Jones, ha avuto un incidente ed è stato portato qui"
"Lei sarebbe?"- chiese l'impiegata di turno, con troppa pacatezza per quel momento.
"Sono la sua ragazza" - una bugia più grande non avrebbe potuto dirla. Tuttavia le era uscito così spontaneo che si accorse solamente dopo aver parlato del carico della frase che aveva appena detto.
"Camera 216 al secondo piano, terapia intensiva"TERAPIA INTENSIVA. Mai due parole le erano sembrate tanto dolorose: quello è un reparto riservato ai post operatori e ai pazienti in pericolo di vita. Ciò significava che Killian era davvero in gravi condizioni.
Il respiro di Emma si fece sempre più pensate, e l'attacco di panico incombeva sempre di più sui suoi nervi saldi. Il suo cuore aveva un ritmo così accelerato che sarebbe potuto uscirle dal petto da un momento all'altro."Signorina si sente bene?"
Emma non riusciva a rispondere, non trovava le parole per descrivere quanto effettivamente non stesse bene. Si limitò a girarsi e a riprendere la corsa verso il secondo piano.Fermarsi davanti all'ascensore fu una pessima idea, sembrava non dover arrivare mai, almeno secondo l'opinione di Emma, essendo che lo stava aspettando da solamente pochi secondi. Così decise di prendere le scale, l'adrenalina le avrebbe permesso di dissimulare anche quella fatica. Avrebbe avuto tutto il tempo per riprendersi una volta in camera, di fianco a Killian, certa che nessuno glielo avrebbe portato via, almeno fisicamente.
Ancora una volta le gambe si muovevano da sole, seguendo l'avvicendarsi di ogni scalino, finché finalmente non arrivò al secondo piano. A quel punto avrebbe dovuto cercare la stanza 216.
I corridoi sembravano tutti uguali, e in quello stato di ansia faceva fatica persino a seguire l'ordine numerico con le quali le stanze erano disposte. Ci avrebbe messo troppo tempo a decifrare quel sistema, tempo che non aveva, perciò fermò la prima persona con una divisa da ospedale che trovò per chiedere delle indicazioni più specifiche."Ehi, saprebbe dirmi dove si trova la camera 216?"
"Da quella parte, segua il corridoio, dovrebbe essere una delle ultime sulla destra. Ma non credo che possa entrare, non è orario di visita"
"Grazie" - non degnò della minima attenzione l'ultima aggiunta, si affrettò nella direzione indicatala, incurante del fatto che non sarebbe potuta entrare. Non aveva importanza, lei sarebbe entrata, punto. Nessuno poteva mettersi in messo al vulcano Emma.Si trovava davanti alla stanza 216, in fondo al corridoio, sulla destra, reparto di terapia intensiva. La porta era chiusa, dopo tutta quella fretta, quello fu il primo momento in cui realizzò che forse non sarebbe dovuta entrare. D'altra parte lei chi era per lui? Lui per Emma era tutto, era diventato ossigeno, ma lei? E se non avesse voluto averla lì?
Emma voleva disperatamente entrare, doveva assicurarsi che le sue condizioni non fossero così gravi come il suo brutto presentimento le suggeriva, eppure aveva paura di aprire quella porta, aveva paura di sapere che cosa l'attendeva dall'altra parte."Emma, sei tu?" - era Anne a parlare, la mamma di Killian. Non la vedeva da anni, eppure sembrava che il tempo non fosse passato per lei, certo aveva qualche ruga in più, ma l'espressione dolce, la corporatura snella e sinuosa erano esattamente gli stessi. Se non fosse per quel l'aria preoccupata che traspariva dalla sua espressione. Ne aveva passate tante, con entrambi i figli, quindi quell'espressione doveva essere diventata ormai parte della sua indole e della sua mimica facciale.
"Salve signora Jones, sì, solo io"
"Ti prego, chiamami Anne, non sono più la signora Jones da anni." - giusto, Emma aveva completamente dimenticato il divorzio dei genitori di Killian, e in quel momento non c'era spazio per l'imbarazzo, e anche Anne sembrava d'accordo.
"Come sta?" Indicando con gli occhi la camera in cui si trovava Hook.
"Non bene, non ha ancora ripreso conoscenza. È in coma Emma" - le lacrime inumidirono le guance di Anne mentre parlava, ed Emma rimase sconvolta. Anche le sue lacrime volevano uscire, ma cercò di farsi forza, per parlare e avere qualche dettaglio in più."Cosa è successo?"
"Un ubriaco al volante...L'altro ieri sera è uscito in macchina, diceva di voler andare a trovare un amico, se solo avessi saputo che varcata quella porta avrebbe avuto un incidente..." - la voce e il racconto furono rotti dal pianto di una madre angosciata e in preda allo sconforto.Emma non ebbe bisogno di far andare avanti il racconto. Si stava già incolpando di tutto quello che era successo: Killian aveva avuto un incidente andando via da casa sua. Se lei non lo avesse spinto ad andarsene come aveva fatto, se non avessero litigato, lui sarebbe rimasto, oppure sarebbe andato via più tardi, e avrebbe evitato che la sua macchina si scontrasse con quel maledetto pirata della strada.
Le lacrime trovarono spazio, e nessun freno inibitorie le avrebbe più fermate."Vuoi entrare?" - sicuramente se Anne avesse saputo la verità su dove fosse andato suo figlio quella sera, non le avrebbe fatto quella domanda.
Davanti a quella richiesta Emma si rese conto di non sapere quello che voleva, non era il momento adatto per nessun tipo di ragionamento, così fece quello che poi spontaneamente il cuore le diceva: entrò nella camera 216.***
Volevo prendere questo spazio per ringraziarvi, questa storia è arrivata a più di 1000 visualizzazioni *.* sono lusingata davvero! Non posso che ringraziarvi mille volte!
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We are (im)possible
RomanceEmma Swan e Killian Jones. Elisabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy. Epoca diversa, età diverse, circostanze diverse; ma allo stesso tempo, stessi sentimenti, stesse divergenze e stesso coinvolgimento. Difficoltà, passione, amicizia, romanticismo, dr...