C'è posta per te

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"Davvero pensi che sia stata una mancanza di responsabilità il mio incidente?" - Killian era interdetto dalle parole pronunciate da suo padre, Davy Jones. Non che il loro rapporto sia mai stato dei migliori, anzi, dopo il divorzio le uniche volte che lo aveva visto erano state dettate o dalle circostanze o dalla sentenza del giudice per l'affidamento. Tuttavia nulla gli aveva impedito di eliminare anche quelle piccole visite una volta raggiunta la maggiore età.

In realtà Killian ricordava ben poco di tutto ciò; era stata Anne, a premurarsi di avvisarlo della situazione familiare, e non era stato per nulla facile confessare al figlio, reduce da un brutto incidente e una, si spera, amnesia passeggera, che il loro matrimonio era finito anni fa. Non l'aveva presa poi tanto male, forse perché conoscendo suo padre, in parte se lo aspettava. Non era mai stato molto presente nella vita sua e di Liam, e questo aveva contribuito a rendere ancora più freddo un rapporto già teso a causa del caratteraccio di Killian. Nemmeno la malattia del fratellino era riuscita a riconciliare la famiglia: certo avevano cercato di rimanere più uniti possibile, per fare fronte comune a quel male, e sostenere Liam nella lotta, ma non era evoluto in nulla di più profondo. Killian già sapeva che non avrebbe mai avuto un rapporto padre-figlio normale, se così lo si potrebbe definire.

"Stavo scherzando, su, dove è finito il tuo spirito?" - dal canto suo Davy non aveva capito quanto il figlio non riuscisse a sopportarlo, e anche in quel momento non era stato in grado di capire che la sua presenza non era gradita, men che meno le sue parole.

"Dov'è la mamma?" - quella domanda aveva un significato del tutto diverso da quello che sembrava, pronunciata in quel momento da Killian, nei confronti di suo padre. Era come un invito ad andarsene, preferendo di gran lunga la presenza di sua madre.

"Papà, Killian, basta. La mamma arriverà a momenti, è andata a prendersi qualcosa al bar." -Liam aveva capito alla perfezione le circostanze, e da pacere della famiglia, cercava sempre di far funzionare le cose. Fallendo.

"Bene, allora la raggiungo."

"No, tu non vai da nessuna parte, per oggi hai camminato abbastanza, siediti e riposati!" - Liam si stava dimostrando molto apprensivo nei confronti del fratellone. Era chiaro l'amore fraterno che invece era sempre stato una costante nella vita di Killian. Avevano affrontato tutti i drammi familiari sempre insieme, e tra le sedute di chemio, e i via vai dai vari ospedali, Killian si era sempre preso cura del suo fratellino, facendo in modo che non si sentisse mai solo. Liam gli stava restituendo lo stesso trattamento, e non poteva essergli più grato, ma l'unica presenza che fino a quel momento non gli aveva dato fastidio era stata quella di Emma. Tutti lo facevano sentire come un cucciolo ferito, mentre lei era riuscita, non si sa come, a fargli persino dimenticare il fatto di essere in un ospedale, portandolo fuori, o anche solo a fare colazione, come se fosse una normale uscita da...cosa? Amici? Un appuntamento? Ancora doveva pensarci, e con suo padre intorno sicuramente quello non sarebbe stato il momento adatto per farlo.

"Già, quella Emma ti ha fatto camminare parecchio!" - aggiunse Davy. Il suo nome, pronunciato da suo padre procurò come unico risultato quello di far serrare la mascella e i pugni a Killian. Non era degno nemmeno di pronunciare il suo nome.

"Quella era Emma Swan?"- chiese invece Liam.
"Sì, perché? La conoscevi già?"
"Come dimenticarla?! Da piccolo passavi forse più tempo con lei che con me!"
"Davvero lei è quella bambina? Quella della casetta sull'albero dei vicini?"
"Sì, non l'hai riconosciuta?"
"No..." - era così occupato a conoscerla da non rendersi minimamente conto di quanto effettivamente fosse buona la somiglianza. Lei allora era stata la sua migliore amica, forse unica. Era sempre stato così chiuso in sé stesso da non riuscire a stringere conoscenze abbastanza profonde da mutare in amicizia. Inoltre i continui trasferimenti non avevano aiutato alla formazione di un carattere aperto e spontaneo.

Era strano come, dopo quella rivelazione, la sua idea di Emma fosse cambiata. Si trovava ancora più spaesato di prima nei suoi confronti, e si stava sentendo in colpa più che mai per il fatto di non riuscire a ricordare. Lei era stata importante per lui da bambino, e se aveva passato tutta la mattinata con lui voleva dire che doveva essere importante anche ora, ma allora perché diavolo non riusciva a ricordare?

Si stava sforzando così tanto, ma aveva solo una grande confusione in testa: solo nebbia vedeva, scavando indietro nel tempo. Quello sforzo gli procurò un leggero giramento di testa, che lo costrinse ad accettare l'invito del fratello, sedersi e poi sdraiarsi sul suo lettino, aspettando ardentemente il momento in cui tutti se ne fossero andati per potersi concentrare sulla biondina con la giacca di pelle rossa.

Emma nel frattempo, una volta lasciato l'ospedale tornò a casa per pranzo, scoprendo che Elsa era già passata per lasciarle gli appunti degli ultimi giorni in cui era mancata a lezione. Mary Margaret provò a intraprendere un discorso con la figlia, per cercare di capire il suo stato d'animo, o almeno sperava che si sarebbe aperta, in modo da poterle alleggerire quel fardello così pesante, che una ragazza di diciotto anni non dovrebbe mai portare. Il tutto con scarso successo. Perciò si era limitata a infonderle una buona dose di fiducia e speranza, tipica della sua personalità.

Dopo pranzo Emma, a malincuore dovette concentrarsi sullo studio, e ovviamente il giorno successivo sarebbe dovuta tornare a scuola. Non poteva saltare un giorno di più se voleva diplomarsi davvero quell'anno.

Nonostante tutti i suoi sforzi, i suoi pensieri erano molto lontani da integrali, Freud e Dostoevskij.  Nella sua mente continuava a ricorrere la stessa domanda: se avesse ragione? Se non riuscisse a ricordare perché realmente non vuole farlo? E se l'amnesia diventasse permanente, cosa comporterebbe?

Tanti se e tanti ma. Non riusciva a togliersi dalla mente nessuno dei peggiori esiti di quelle risposte. Aveva cominciato a ipotizzare tutte le alternative, immaginando non solo quello che avrebbero comportato per la vita di Killian, ma anche quello che sarebbe stato poi il suo ruolo nella vita di Hook. Sarebbe stata ancora al suo fianco o lui avrebbe preferito intraprendere un'altra strada, tagliandola fuori dalla sua vita?

Troppe domande, e nessuna risposta.

Verso metà pomeriggio, quando ormai Emma aveva abbandonato l'idea di riuscire a recuperare tutto in una sola giornata, la vibrazione del suo cellulare la fece sobbalzare. La sorpresa fu enorme quando lesse il nome del mittente: Hook.

Con il batticuore e le mani che le tremavano ci mise qualche secondo prima di riuscire a inserire il codice del telefono giusto per sbloccarlo e leggerne il contenuto. Nel frattempo assaporò ogni sensazione e ogni istante:

«Dopo domani mi dimettono, allora mi porti a suonare il piano o hai cambiato idea?»

Gli si accese subito un sorriso, che scacciò, per il momento, ogni suo dubbio. Certo sarebbe stato difficile lasciare in sospeso tutte quelle domande, ma decise che l'unica cosa che in quel momento poteva fare era quella di godersi il momento, prendere le cose così come sarebbero venute. Non sarebbe stato facile, Emma era una ragazza che organizza, amava avere il controllo delle cose e delle situazioni, in maniera quasi maniacale, e accettare l'imprevisto non sarebbe stato facile. Tuttavia quell'imprevisto aveva un nome: Killian Jones. L'adrenalina che le dava Killian non era mai riuscito a dargliela nessuno, e per il momento voleva abbandonarsi completamente a quelle sensazioni positive che aveva provato quella mattina, con l'augurio e la speranza che sarebbero state le stesse che avrebbe provato per molto tempo anche in futuro.

«Passo a prenderti alle 17 a casa tua dopo domani, uomo di poca fiducia. Em.»

Premette invio ancora con il cuore che accelerava ogni battito e ancora con lo stesso sorriso stampato in faccia si lasciò cadere sullo schienale della sedia da studio, soddisfatta di come il loro rapporto si stesse evolvendo.

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