"Mamma sono a casa" - disse Emma entrando in casa. Con sua grande sorpresa tutto sembrava tranquillo, si era immaginata di trovare sua madre sul divano in soggiorno ad attenderla con il fuoco bruciante negli occhi, per il fatto di essere andata via da scuola senza avvisare nessuno, per non averle fatto sapere nulla sui suoi spostamenti, e per essere tornata a casa così tardi, ancora una volta senza preavviso. Quello che di certo non si era aspettata era di trovare la sua famiglia comodamente seduta in cucina, a consumare la cena, senza degnarla di alcuna attenzione.
"Come mai sei a casa?" - Mary Margaret era totalmente assorta nel gustarsi un'insalatina di verdure, che a giudicare dall'espressione di sua madre doveva proprio essere strabiliante per non farle nemmeno alzare lo sguardo per guardare Emma negli occhi nel momento in cui le rivolse quella domanda. Un momento, cosa significava quella domanda?
"Cosa vorresti dire con questo?"
"Beh, dal momento che ti presenti quando ti pare e piace, senza degnarci di nessuna informazione sui tuoi spostamenti, credevo avessi intenzioni di fare i tuoi comodi per la restante parte della tua vita, lusingandoci di tanto in tanto della tua presenza. Non mi aspettavo di ricevere questo onore proprio questa sera. Se lo avessi saputo ti avrei fatto trovare il tuo piatto preferito. Sempre che sia sempre lo stesso, perché negli ultimi tempi sei così strana e chiusa in te stessa che non so più nemmeno chi sia mia figlia."Emma non aveva mai sentito un discorso tanto sarcastico lasciare le labbra di sua madre, doveva essere davvero infuriata per essere arrivata a tanto. Purtroppo aveva scelto proprio la giornata sbagliata per una guerra, dopo quello che era successo, e dopo come aveva passato il pomeriggio, quell'argomentazione le sembrava una banalità così infima da non voler sprecare nemmeno un briciolo dell'energia che le rimaneva per ribattere. Anche perché doveva ammettere che aveva proprio ragione, aveva sbagliato a non avvisare; certo stava facendo un caso di stato per qualcosa di poco conto, ma sapeva di dover loro delle scuse comunque.
"Mi dispiace, non volevo fuggire come ho fatto. Ma vedi...è successa una cosa.."
Quella frase sembrava aver catturato l'attenzione di entrambi i suoi genitori, e sebbene sua madre sembrasse ancora indisposta ad una conversazione civile, David sembrava invece colpito dalla pesantezza con il quale aveva pronunciato quelle parole. Inoltre doveva aver notato le pesanti occhiaie che circondavano gli occhi della figlia, comprendendo che qualcosa di serio non andava. "Tesoro, mi sembri molto scossa, parla, avanti"In quel momento, tutta la tristezza, la rabbia nei confronti di un mondo di persone incivili ed egoiste, l'ingiustizia della vita, sembrarono rovesciarsi addosso ad Emma, la quale alle esortazioni del padre rispose con un pianto liberatorio.
Le sue gambe sembrarono non reggerla, il respiro sembrava mancarle, o meglio, la stenza sembrava essere diventata improvvisamente più stretta e claustrofobica. Emma si accasciò a terra, non riuscendo più a sopportare tutte quelle emozioni che in un giorno soltanto l'avevano investita, letteralmente.Chiaramente qualcosa non andava, non era da Emma mettersi a piangere in quel modo, lei che di solito era sempre stata molto riservata, cercando di non lasciar trasparire troppo delle sue emozioni, come se non volesse lasciar accedere nessuno al suo vero io. Mary Margaret non esitò un secondo a posare la forchetta con la quale fino a pochi secondi prima stava assaporando le delizie che aveva nel piatto, per alzarsi e raggiungere la propria figlia, che in quel momento più che mai nella vita sembrava aver bisogno di un abbraccio e di un supporto.
Anche David si alzò velocemente dalla sua postazione a capotavola per afferrare Emma prima che potesse cedere a terra del tutto; nemmeno lui l'aveva mai vista in uno stato così scosso e la preoccupazione pervase tutto il suo essere."Em, shh non fare così. Non so che cosa sia successo, ma andrà tutto bene, vedrai, risolveremo tutto, insieme. Noi siamo sempre qui per te!" - il tono rassicurante delle parole di David riuscì in qualche modo a far riprendere Emma a respirare, quell'abbraccio e quel tepore emanato dalle forti braccia di suo padre la fecero sentire ancora una volta al sicuro. Proprio come si ricordava da bambina, quando nelle notti più buie e tempestose, nel cuore della notte si infilava nel letto dei genitori e si addormentava cullata proprio da quelle stesse braccia.
Dopo qualche minuto in silenzio, dove quegli abbracci e quelle carezze cariche del più puro affetto e protezione avevano riempito il vuoto meglio di qualsiasi parola, Mary Margaret ruppe l'idillio cercando quantomeno di capire che cosa affliggesse Emma a tal punto: "Tesoro, parlaci, che cosa è successo?"
Emma prese un grande respiro, finalmente era nuovamente tornata padrona di sé e dei suoi dotti lacrimali: "Si tratta di Killian, ha avuto un grave incidente e oggi pomeriggio l'ho passato in ospedale, i medici mi hanno detto che le condizioni sono perfino peggiorate da quanto è stato operato l'altro ieri, e...ho tanta paura mamma.."Ora era tutto più chiaro, sebbene Emma non avesse mai menzionato Killian Jones esplicitamente, Mary Margaret già sapeva che qualcosa di più era nato tra sua figlia e il figlio della sua amica Anne. Le era bastato vedere come si erano guardati quel giorno quando aveva incrociato Emma tornare a casa, il giorno dell'anniversario, e il sorriso di Emma quando aveva richiuso la porta di casa, per capire. Sapeva benissimo che non avrebbe potuto farle promesse avventate che poi non avrebbe mai potuto mantenere, nemmeno con le migliori intenzioni. Non poteva assicurarle in alcuno modo che Killian sarebbe guarito presto se le condizioni erano tanto gravi quanto Emma aveva appena raccontato, l'unica cosa che poteva fare era farle sentire che lei era presente e che lo sarebbe sempre stata, non doveva in alcuno modo sentirsi sola. Non avrebbe mai potuto immaginare che cosa stesse passando sua figlia: se lei avesse perduto il suo David...no, non poteva immaginare nemmeno quel dolore! Avrebbe così tanto voluto farsi carico lei stessa di quel macigno che sembrava essere caduto su sua figlia colpendola in pieno, senza lasciarle via di fuga.
"Tesoro mio - l'abbraccio di Mary Margaret si fece sempre più intenso nel pronunciare quelle parole, come se avessero il potere di proteggerla da ogni male, anche se era solo una vana illusione chiaramente - siamo qui per te! Dimentica quello che ho detto prima e abbracciaci forte, sfogati, liberati di tutto".
Non c'è bisogno di dire che Emma accolse molto volentieri quell'invito; non si sentiva così vicino ai suoi genitori da moltissimo tempo, ed era crudele il fatto che una tale sensazione dovesse arrivare proprio in un'occasione tanto triste.Era notte fonda, la finestra era aperta, lasciando entrare una lieve brezza primaverile, leggera e fresca, che avrebbe accarezzato dolcemente le guance di Emma caduta nelle braccia di Morfeo. Lo squillo del telefono ruppe quell'atmosfera tranquilla, ed Emma, con molta fatica e indolenzita dal sonno profondo, si sporse verso il comodino per vedere chi mai potesse essere a quell'ora della notte.
Il cuore di Emma perse un battito nel vedere che a chiamarla era Anne, la madre di Killian. Cosa avrebbe dovuto fare? rispondere? E se fossero state cattive notizie? La paura la assalì, proprio ora che era riuscita finalmente a trovare un po' di pace, per quell'ora di sonno che si era concessa. E se fossero state belle notizie?
Quello fu il pensiero che convinse Emma a premere il tasto verde sul display, portare il telefono all'orecchio e aprire la chiamata: "Anne.."
"..Emma - la voce era flebile e rotta dal pianto. Dopo una breve, ma lunghissima pausa, riprese - Killian...non ce l'ha fatta.."
Il telefono cadde per terra, di fianco al letto, un conato di vomito si impadronì di Emma, che non poté non alzarsi per andare in bagno e dare sfogo a quella nausea improvvisa. Non poteva essere vero! Non era vero.
Le lacrime non arrivarono, aveva consumato anche la più piccola goccia durante tutta la giornata precedente, l'unica cosa che voleva fare era...urlare. E così fece, un grido di dolore straziante lasciò le labbra di Emma, urla che avrebbero risvegliato l'inferno. Se solo all'inferno non ci fosse già.
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We are (im)possible
RomanceEmma Swan e Killian Jones. Elisabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy. Epoca diversa, età diverse, circostanze diverse; ma allo stesso tempo, stessi sentimenti, stesse divergenze e stesso coinvolgimento. Difficoltà, passione, amicizia, romanticismo, dr...