Destino

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"EMMA!"

Mai il sonno di Emma era stato più ristoratore di quello che era stato appena interrotto. In quella situazione di completa beatitudine era difficile, anzi, quasi impossibile riuscire a connettere anche solo due sinapsi per capire a chi appartenesse quella voce. Quella sensazione di tepore avvolgente che stava provando le davano un senso di tale benessere che aprire gli occhi era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare. Eppure quella voce le era familiare, fin troppo familiare. Inoltre perché la stava chiamando? E poi da dove veniva quello splendido tepore? Un momento, di chi era il petto nel quale la sua faccia era nascosta?
Il profumo, quell'odore muschiato, inconfondibile...Killian. Non era un sogno! Killian si era svegliato, e l'aveva invitata tra le sue braccia, avevano passato la notte insieme e la voce che la stava chiamando con così tanto stupore era quella di Regina.

Tutte quelle considerazioni si materializzarono nella mente di Emma in pochi secondi, che le bastarono per aprire gli occhi, balzare sull'attenti, scendere dal letto in cui si trovata e cercare di svegliare Killian, per poterlo baciare, abbracciare e poter ammirare i suoi profondi occhi azzurri pieni di...vita! La felicità che sprizzava da tutti i pori della sua pelle era palpabile, persino dalla soglia su cui Regina ed Elsa erano ferme, a contemplare la scena. Emma non si curò nemmeno di degnarle di una risposta, o meglio, di semplice attenzione, era troppo elettrizzata all'idea della ripresa di Hook, e al contempo nemmeno le due amiche provarono a muovere un muscolo vedendo l'uragano-Emma in azione.

"Killian!!" - ...nessuna risposta. Non poteva essere caduto di nuovo in coma! Doveva solo essere un po' scosso e debole, tutto qui: "Killian Jones, ti ordino di aprire immediatamente gli occhi!" - Era talmente felice da aver recuperato anche il suo senso dell'umorismo, inoltre sembrava un comportamento proprio tipico di loro due, continui punzecchiamenti in ogni momento possibile. Assaporare per cinque secondi quella normalità fu più di quanto avrebbe mai potuto desiderare.
Dopo scossa al braccio e strette di mano frenetiche Killian finalmente riprese coscienza, tuttavia quello che seguì fu un attimo di completa dispersione: "Chi sei? E chi ti credi di essere per darmi ordini? Un momento...dove mi trovo?"

Killian cominciò ad agitarsi nel letto e cercando di strapparsi le flebo; l'aggeggio che aveva attaccato, che avrebbe dovuto misurare il suo battito cardiaco, cominciò a suonare in maniera insistente e fastidiosa, indice del fatto che la pressione stava aumentando e il battito era notevolmente accelerato per l'attacco di panico in atto, nello scoprire di trovarsi in un posto a lui sconosciuto, con persone anch'esse mai viste. L'infermiera accorse velocemente nella stanza, richiamata dal suono della macchina, e non ci mise molto a prendere una fiala dal cassetto che si trovava all'entrata della stanza, e somministrare il contenuto con una piccola siringa nel braccio di Killian. Subito sembrò calmarsi, e ripiombare nel sonno.

In tutto ciò l'espressione di Emma era allibita e sconfortata più che mai. Era così sconvolta da non riuscire nemmeno ad elaborare quanto era appena avvenuto. Come poteva non riconoscerla? Quella notte ricordava benissimo chi fosse, anzi il suo era persino uno sguardo...innamorato alla sua vista, e l'aveva chiaramente chiamata per nome.
Quelle poche frasi furono come lame, che la trafissero in pieno petto. Il dolore non era illusorio, una fitta alla bocca dello stomaco le fece provare un moto di nausea, così simile a quello che aveva provato in quel maledettissimo sogno. Se quello era stato un incubo, anzi, il peggiore degli incubi, questo era sicuramente un inferno. Solo che non avrebbe potuto svegliarsi, sperando in una realtà migliore questa volta.

Il destino sembrava ribellarsi con ogni fibra alla loro unione, ora che finalmente avevano capito, ma soprattutto espresso, anche se non a parole, quello che uno provava per l'altra, un altro avvenimento si era messo in mezzo. Per ogni passo in avanti che facevano cento indietro ne seguivano.

Emma era talmente sconvolta da essersi completamente dimenticata persino della presenza delle due amiche. Se ne ricordò solamente nel momento in cui le si avvicinarono e cercarono un contatto con lei, per farle sentire il loro supporto e al loro vicinanza. La realtà era diventata improvvisamente grigia, Emma era come annichilita da tutta quella situazione, si sentiva estremamente impotente, stanca e spenta. Non sapeva se sarebbe riuscita a trovare la forza per affrontare anche questa situazione. Stare vicino a Killian era diventata la sua missione, ma lui non sembrava minimamente disposto a renderle le cose più semplici.

I minuti passarono ad un ritmo molto dilatato, tutto il senso del tempo era diventato fin troppo soggettivo in quell'ultimo periodo. Elsa cercò di portare Emma sulla poltrona che era rimasta di fianco al letto di Killian: sembrava sul punto di svenire, ma allo stesso tempo sembrava come pietrificata in quella posizione. Dopo averla fatta sedere nulla cambiò, se non la posizione in cui era paralizzata, peggio di una statua di ghiaccio.

Come se la camera non fosse già abbastanza affollata, l'entrata di Anne incrementò ulteriormente il flusso di persone: "Che cosa è successo?"
Nessuno sembrava riuscire a rispondere. Killian era ancora addormentato, mentre il viso di Emma lasciava trasparire dei cambiamenti, inoltre la presenza dell'infermiera e il trambusto appena acquietato aumentarono la preoccupazione della donna.
"Emma? Parla, cosa è successo a mio figlio?!" - Sembrava quasi arrabbiata per quel silenzio; fortunatamente l'infermiera prese in mano la situazione: "Signora, suo figlio si è svegliato, ma era molto agitato, ho dovuto sedarlo, nella sua condizione una pressione così alta avrebbe potuto danneggiare ulteriormente aree del cervello già in sofferenza"
"Si è svegliato? Perché aveva la pressione così alta?"
"Ho già chiamato il medico signora, si calmi. Già che si è risvegliato dal coma è un buon segno" - aggiunse sorridendo. In realtà non c'era nulla da sorridere, Killian non si ricordava nulla della sua vita, il Killian di Emma non c'era!
Tutti questi pensieri ovviamente Emma li tenne per sè, incapace di esprimere qualsiasi parola o di muovere qualsiasi arto: si limitò solamente ad osservare quanto le accadeva intorno, in attesa dell'arrivo del medico.

Il dottore non si fece attendere molto: "Camille cosa abbiamo qui?" - disse riferendosi all'infermiera, la quale spiegò nuovamente, questa volta con termini più tecnici, quanto aveva appena somministrato in seguito a cosa.
"Signorina si sente bene?" - prima di esprimere qualsiasi prognosi in seguito ai recenti sviluppi del caso di Hook, si rivolse ad Emma, vedendola in quello stato quasi catatonico.
"Non ricorda nulla..." - la voce era così flebile che nessuno riuscì a distinguere una sola parola di quanto era appena riuscita a dire.
"Come? Parli più forte" - "Non mi ha riconosciuto.."
"Che significa che non ti ha riconosciuto?" - Chiese Anne con una nuova preoccupazione che cominciò a montarle dentro, visibile dai tremori delle mani e delle labbra.
"Nel senso che non ha riconosciuto Emma e non sapeva nemmeno dove si trovava, probabilmente non ricorda nulla nemmeno dell'incidente" - fu Regina questa volta a parlare, vedendo l'amica in seria difficoltà nel trovare una risposta.
"Capisco, questo spiega perché il nostro ragazzo fosse così agitato da dover essere sedato" - "Ma è transitoria vero dottore?" - Anne voleva sapere quali fossero i risvolti più negativi della situazione del figlio al più presto, senza lasciare il tempo al medico di proseguire.
"L'amnesia è una condizione comune dopo un trauma del genere, gli esami avevano rilevato un edema cerebrale nell'aria prefrontale, quindi dobbiamo aspettare che si riassorba per poter dire se il danno è permanente o transitorio. L'unica cosa che possiamo fare è aspettare"

Aspettare. Ancora una volta l'impotenza regnava padrona. Altre parole susseguirono il discorso che Emma aveva appena ascoltato con tanta attenzione, ma quello che doveva sapere già era stato detto. Una sola domanda aveva in testa, alla quale non riusciva a darsi una risposta: quella notte aveva sognato quello sguardo carico d'amore?

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