Confessioni

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Il medico entrò nella stanza e dopo aver dato un'occhiata ai parametri vitali cominciò a visitare Killian partendo dall'auscultazione del cuore, il diametro pupillare, il respiro e i riflessi degli arti.
L'attesa era estenuante, persino guardando attentamente ogni movimento e ogni sguardo del dottore non si riusciva a capire quale potesse essere l'esito di quella visita. La freddezza fatta persona!
Nel frattempo Emma aveva cominciato a stritolare i lembi della propria maglietta per scaricare la tensione sulla prima cosa che le capitò a tiro.

Finalmente dopo una decina di intensi minuti, il verdetto venne espresso, e non fu esattamente quello che Emma si era aspettata di sentire. Nel frattempo era arrivata anche Anne, chiamata da Emma come promesso. Purtroppo non aveva dato false speranze solo a se stessa, ma anche alla madre di quel ragazzo steso a letto, ricoperto di tubi.

"Signora, mi dispiace doverle dare delle cattive notizie: quel movimento che è stato rilevato deve essere stato un riflesso involontario dell'arto, mi duole dirle che non vedo nessun miglioramento nelle condizioni di suo figlio."
Il tatto non era il suo forte si vede, ma Emma sapeva che tra le tante cose che insegnano a medicina è incluso anche il modo con il quale ci si deve rivolgere ai familiari di un paziente, e dare false speranze addolcendo la pillola non fa che creare malintesi. Non bisogna essere brutali, ma le cose vanno dette con chiarezza in modo che non ci siano equivoci, e quello che aveva appena detto aveva riportato entrambe con i piedi per terra, nell'inferno che dovevano attraversare vedendo Killian in quello stato.

Anne aveva le lacrime agli occhi e non riusciva a dire una parola; Emma non si trovava in condizioni migliori, ma riuscì comunque a chiedere spiegazioni aggiuntive: "questo significa che non si sveglierà oggi, ma si potrebbe ancora riprendere dal coma giusto?"
"Signorina?"
"Swan, Emma Swan"
"La sua fidanzata presumo"
Emma non avrebbe voluto ripetere quella bugia detta all'accettazione per farsi dire dove trovare Killian, ma ancora una volta il suo desiderio subconscio ebbe la meglio: "Sì" - al che anche Anne sgranò gli occhi con un'espressione sorpresa. Chiaramente non si aspettava nulla di tutto ciò.
"Sarò molto sincero con lei, le condizioni del suo fidanzato non sono delle migliori per un risveglio, e i parametri vitali non solo non sono migliorati, ma sembra che siano persino calati dall'ultima volta che l'ho visitato. Non è da escludere un risveglio, ma le probabilità sono più basse di quando è stato ricoverato ed è uscito dalla sala operatoria"

Quelle parole ferirono Emma come lame. Non solo non era migliorato, era addirittura peggiorato. Eppure le sue mani erano calde, Killian era in quella stanza, lei lo sentiva vicino a se, perché non apriva quegli occhi azzurri dannatamente belli?! Non avrebbe sopportato quella perdita, voleva essere guardata ancora una volta nel modo in cui solo lui riusciva a fare.
"Capisco, parlargli potrebbe aiutare?"
Non poteva starsene con le mani in mano, ad aspettare senza fare nulla, e di certo non avrebbe passato le giornate in chiesa inginocchiata davanti ad un altare chiedendo un miracolo.

"Sì, a volte sentire la voce dei familiari e delle persone care può stimolare parti del cervello che possono riportare, per cascata, dei miglioramenti anche in altre parti fino alla completa ripresa di coscienza. Male di certo non può fare"
"Grazie, allora gli parlerò!"

Detto questo il medico uscì dalla stanza, lasciando Emma ed Anne di nuovo sole, nel silenzio della stanza, insieme a Killian.

Dopo qualche minuto, il tempo di asciugarsi le lacrime e soffiarsi il naso con un fazzoletto ricamato, tipico della mamma di Killian, Emma se lo ricordava ancora, Anne introdusse un discorso che Emma aveva previsto che prima o poi avrebbe dovuto affrontare:
"Ma quindi tu e Killian state insieme?"
"Beh, non proprio. Devo confessarle che lui mi piace molto, ma non so se lui prova lo stesso. In ogni caso, eccomi qui"
"Ricordo come se fosse ieri i pomeriggi che passavate assieme. Avevate un'intesa fuori dal comune, se non fosse successo quello che poi è accaduto, immagino che le cose sarebbero state molto più semplici per voi due. In ogni caso, credo che anche tu gli piaccia."

"Perché dice così? Le ha forse detto qualcosa?"
"No, figurati. Però lo vedevo diverso nell'ultimo periodo, la cura nel vestire e nel pettinarsi e nella barba la mattina, il sorriso accennato quando tornava a casa da scuola. Immaginavo che uno di questi giorni si sarebbe presentato sulla soglia di casa con una ragazza da presentarmi. Non mi sono spinta a chiedere nulla, lo avrei solo allontanato, e si sarebbe chiuso, quindi aspettavo che fosse lui a parlarmene, perché sapevo che prima o poi lo avrebbe fatto se fosse diventata una cosa seria. Sono contenta che si tu la ragione di questo buon umore."

Emma era arrossita - "grazie" - fu l'unica parola che riuscì a dire.
"Grazie a te Emma, davvero. Mi fa piacere sapere che non era solo." Di nuovo le lacrime fecero capolino agli angoli degli occhi di Anne, bellissimi e azzurri come quelli di Killian. Probabilmente stava pensando la stessa identica cosa che si era presentata nella mente di Emma: se le settimane precedenti fossero state le sue ultime settimane, per lo meno era stato felice.
No, era un pensiero troppo doloroso, per fortuna Anne non lo espresse ad alta voce, e questo diede ad Emma l'opportunità di scacciarlo velocemente.
In un'altra situazione sarebbe stata felicissima di sapere quello che Anne le aveva appena confessato, avrebbe potuto toccare il cielo con un dito, ma in quel caso, non faceva che peggiorare la situazione, perché aumentava il carico di quello che avrebbe potuto perdere se Killian non avesse riaperto quegli occhi dannatamente belli.

Moriva dalla voglia di sentirsi di nuovo guardata da lui, come solo lui sapeva fare. Killian era in grado di vederla, non guardava semplicemente, come tanti facevano, sapeva vederla e leggerla come un libro aperto. Si sentiva nuda davanti ai suoi occhi, e per quanto questo la mettesse in imbarazzo e la facesse sentire vulnerabile, era una sensazione che le piaceva da impazzire.

Il pomeriggio passò tra uno sguardo all'orologio è uno si monitor. In serata Anne riempì di nuovo il silenzio, esprimendo di nuovo il suo senso materno: "Emma, ormai è ora di cena, non credi di dover tornare a casa? Almeno Mary Margaret sa che sei qui?"
Effettivamente aveva ragione, fino a quel momento non si era preoccupata di nulla se non di stare il più vicino possibile a Killian, quindi avvisare sua madre di quanto era accaduto non le era proprio passato per la mente.
"Non voglio lasciare questa stanza, posso chiamarla"
"No, hai bisogno di mangiare e riposarti - avrebbe potuto risponderle la stessa cosa per quanto la riguardava - vai a casa, se qualcosa dovesse cambiare ti chiamerò, promesso!"
Sembrava molto convincente, e aveva anche ragione, non si poteva negare. Doveva inoltre restituire la bicicletta che aveva preso in prestito, farsi una doccia e mangiare qualcosa per non svenire, nonostante il suo stomaco fosse completamente chiuso.

Così prese le poche cose che aveva con se, cioè il suo telefono, lo mise in tasca e salutando Anne, con la promessa di ritornare il giorno successivo, uscì dalla stanza e si diresse verso casa.

Lungo il tragitto, accese il cellulare e scoprì di essere stata cercata parecchio, da diverse persone: sua madre in primis, dato che l'aveva chiamata diverse volte, poi anche suo padre, Elsa e Regina le avevano mandato diversi messaggi chiedendole se fosse tutto posto e persino Robin le aveva chiesto di Killian. Quella sera non aveva voglia di parlare con nessuno, avrebbe voluto solamente stare vicino a Killian, ma non poteva sottrarsi alle spiegazioni che doveva ai suoi amici e ai suoi genitori, che non avevano fatto altro che preoccuparsi per lei.

Il piano era di arrivare a casa, buttarsi sotto la doccia per una preparazione psicologica del resoconto della giornata che avrebbe dovuto dare ai suoi, dopodiché avrebbe chiamato i suoi amici per dare almeno cenni di vita, e rassicurarli del fatto che lei stesse bene, mentendo, e aggiornarli sulle condizioni di Killian.

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