Capitolo 10

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La sveglia continua a suonare e a riempire la camera di un rumore fastidioso.
Sarei tentata di spegnerla e fiondarmi nuovamente sotto le coperte per recuperare le ore di sonno che ho perso questa notte. La sveglia suona e io bestemmio in tutte le lingue del mondo.
Porca miseria! Sono le undici. Alle dodici arriva l'autista di Mister John, non credo che sia un tipo che ama i ritardatari. Devo darmi una mossa.
Opto per un tubino nero, non troppo elegante ma nemmeno troppo sobrio, insomma una via di mezzo, mi fascia il fisico in maniera perfetta, anni di palestra sono serviti a qualcosa fortunatamente. Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio, sicuramente ho un aspetto a dir poco pietoso.
Come per confermare la mia ipotesi, lo specchio del bagno riflette uno zombie.
Non posso essere io, il viso bianco cadaverico, gli occhi scavati da delle occhiaie violacee e gonfie. Dio mio sono inguardabile oggi. Dovrei smetterla di non dormire la notte, mi riduco sempre in questo stato.
Il trucco, per quanto possa esser miracoloso, questa volta funziona pochissimo. Non riesco a nascondere le occhiaie e nemmeno il viso pallido, non posso mettermi troppo fondotinta, altrimenti assomiglierei più a un dalmata che a una ragazza.
L'unica soluzione è lasciare i capelli un sciolti, giusto per nascondere almeno un po il pallore del mio viso.
Le scarpe, adesso la questione diventa seria, un tacco basso o alto? Con il vestito ci starebbe bene uno alto, per mantenere l'eleganza. Una scarpa da tacco dodici non nuoce alla salute, per fortuna che ci so camminare, spero solo non mi sfotta anche questa volta Mister John, lo manderei a quel paese senza battere ciglio.

Il campanello suona alle dodici precise, madonna che puntualità. Quasi mi rompo l'osso del collo per scendere giù, dove mi aspetta in maniera un po' troppo professionale Fransuá, l'autista che ci ha accompagnati a casa di John ieri sera. Al contrario di quel che pensavo mi rivolge un caloroso sorriso dandomi il buongiorno.
- Buongiorno Miss Cristina -
- Buongiorno a lei Fransuá. Sono in ritardo? -
- Assolutamente no, puntualissima. -
Dopo questo scambio di battute mi viene ad aprire la portiera e mi fa accomodare all'interno dell'auto
Senza la presenza di John la macchina sembra troppo spaziosa, con lui dentro è tutt'altra cosa.
Se non gli piacessi vestita così? E se invece mi ha invitata a pranzo per dirmi che non vuole più vedermi? Che domande stupide, lo avrebbe potuto fare anche tramite un sms anche se non mi sembra il tipo, basta Cristina! Non puoi pensare a tutte queste cose, concentrati su altro. I miei occhi vengono catturati dal paesaggio che intravedo dal finestrino, adesso che ci sta la luce riesco a vedere la strada che percorre Fransuá per arrivare a casa di Mister Evans. Devo continuare a chiamarlo così altrimenti rischio di impazzire. Il suo nome è così sexy.
Sexy !? Ma sei scema o cosa ? Da quando consideri un uomo sexy? Tra l'altro quasi trent'anni più vecchio di te. Sei ridicola Cristina! Svegliati dal mondo dei sogni. Lui è solo un cliente del White Collar. Non illuderti, eppure mi piacerebbe nuovamente sentire quelle braccia forti che mi stringono da dietro.
Ok, direzione reparto psichiatrico d'urgenza !
Con un ultimo sbalzo la macchina si ferma, siamo arrivati alla destinazione.
Fai dei respiri profondi. Respira e calmati. Peggio di così non può andare no?

Ad accogliermi alla porta, ci sta una una donna sulla cinquantina che con un sorriso caloroso mi indica il salone, dicendo che mister Evans mi raggiungerà a breve.
Scortese da parte sua far aspettare gli ospiti.
La poltrona dove ero seduta ieri sembra invitarmi ad accomodarmi, non posso resistere e così soffice e spaziosa. Davanti a me è situato un tavolino in cristallo, sopra al quale vedo un libro scritto in inglese, colto il signore. Ama la letteratura inglese a quanto pare, il mio cervello sta assimilando questa informazione, nell'attesa di vederlo varcare la soglia del salone, sembra che il tempo non scorra mai. Assopita nei miei pensieri non mi accordo che mister Evans mi sta fissando sulla soglia, con uno sguardo divertito e deluso? Forse dal mio aspetto. Non so proprio cosa pensare. Cosa dire. Il mio cervello per la prima volta va in confusione quando lo vedo con un completo grigio scuro e la camicia con la cravatta nera. Sembra un dio greco. Il suo fisico non lascia nulla all'immaginazione. Anni di duro lavoro in palestra lo hanno portato a questo risultato.

- Signorina Cristina è un vero piacere averla a casa mia -
- Ehm piacere mio mister Evans grazie dell'invito -
Mi guarda stupito, non si aspettava che mi rivolgessi a lui in modo più formale dell'ultima volta. Ieri gli ho lasciato intendere che lo volevo chiamare con il suo nome è oggi mi comporto diversamente.
- Può sempre chiamarmi John, non deve preoccuparsi di questo, al diavolo la formalità-
- Mi perdoni mister Evans ma preferisco chiamarla così -
- Per quale ragione se mi è concesso saperlo -
Adesso cosa gli dici e eh? Che trovi il suo nome dannatamente sexy ? Sciocca e illusa inventati una scusa credibile.
- Miss Cristina la prego di rispondermi sinceramente, le ho già detto quali sono le condizioni per continuare a parlare con me. -
- Mi sento più a mio agio a chiamarla così. -
Dio ma riesce a leggermi nel pensiero?
Se non muoio di vergogna oggi non succederà mai più allora.
- Gradisce un bicchiere di vino nella testa del pranzo? -
- Si grazie -
Mi scruta attentamente come se fossi un esemplare raro, mi sta studiando e io non riesco a mantenere lo sguardo tra noi due. Le guance mi vanno a fuoco e non posso far altro che scappare dalla sua visuale e rifugiarmi vicino a una libreria.
- La vedo provata Cristina, si sento poco bene ? -
- No, ho dormito poco, mi scusi non sono nelle condizioni migliori. -
- Si sieda -
Non è una richiesta, non è gentile e solo una esclamazione che non vuole esser contrariata.
Faccio come mi dice e mi siedo sul divano vicino a lui, esattamente dove mi ha indicato.
- Brava, mi piacciono le donne che non ribattono. -
- Le ho già detto che non sono quel tipo di ragazza, se pensa di poter giocare con me ha sbagliato di grosso -
- non ho mai detto o pensato ciò. Lei è giunta a questa conclusione. -
Adesso lo strangolo.
- Mi dica, come mai ha deciso di accettare il mio invito a pranzo? -
- Vorrei sapere la motivazione che la spinge a parlare con me nonostante adesso sa la verità -
- Semplice, ho incontrato poche donne che siano intelligenti e belle come lei. Mi incuriosisce. Vorrei sapere di più sul suo conto -
- Cosa di preciso ? -
- Ti prego, non fare domande alle quali hai già una risposta Cristina. Sei troppo intelligente per porre certi argomenti stupidi -

Fermi tutti. Da quando siamo passati al tu?! Non farò il suo stesso gioco. Non ora per lo meno. Devo risultare più distaccata possibile.
- Ha ragione mister Evans, domande futili. Mi dica ho notato che indossa una maschera diversa oggi. -
- Si hai notato bene, vorrei passare al tu se non ti dispiace. -
- Mi dispiace signore, ma preferisco la formalità soprattutto con lei. -
- Come vuoi, adesso muoviamoci che il pranzo è pronto. -
Stronzo. Ecco cosa sei, vorrei urlargli, ma rimango in assoluto silenzio onde evitare figuracce.

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