Capitolo 23

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Sono qua sul pavimento, a quattro zampe con due ciotole davanti, una contiene dell'acqua e l'altra sembra che contenga pezzi di carne ben tagliati in cubetti piccoli, probabilmente aveva previsto tutto ciò, quanto può essere malato quest'uomo per fare queste cose?
Mi rifiuto categoricamente di mangiare da una ciotola. Non sono un cane dannazione, non può umiliarmi in questo modo, per il suo puro divertimento.
- Avanti cagnolina, so che vuoi compiacermi, sai che sei fai la brava avrai una ricompensa.
Mangia e non fare storie. -
- No, non posso. -
- Come hai detto scusa? -
Se fino a trenta secondi fa ero determinata a rifiutarmi, adesso vacillo sotto il suo sguardo duro e freddo. Intimidatorio a dirla tutta. Mi spaventa quando si alza dalla sedia e mi viene incontro, il suo sguardo non ammette repliche, mi sta dando una possibilità, o lo faccio subito o avrò una punizione.
La domanda è, cosa voglio? Sono pronta a scoprire la sua ira o voglio comportarmi bene?
Opto per la seconda. Non voglio sentire il dolore il primo giorno. Non sono ancora pronta.
Lentamente mi avvicino con il viso alla prima ciotola dell'acqua e iniziò a bere, schifata e delusa. Ma sento il suo sguardo che si tranquillizza, che mi rassicura adesso che lo sto facendo.
Sembra soddisfatto e fiero che ho deciso di fare quel che mi ha ordinato.
Mi accarezza delicatamente la testa sussurrandomi però le dolci e confortanti, mi sorprende come cambia umore e modi di fare da un momento all'altro.
Non so perché, ma istintivamente avvicino la testa alla sua mano, cosi chiedendo una taciturna richiesta di coccole.
Che lui accetta di buon grado, quasi soddisfatto della mia docilità.
- Vedo che hai capito quello che devi fare per meritarti un po di rispetto da parte mia.
Io non sono un tuo nemico, ma tutt'altro, io ti insegnerò a combattere a sottometti quando ce ne sta bisogno, mi prenderò cura di te anche se a volte penserai tutto il contrario. Ti accompagnerò lungo il tuo percorso di addestramento. -
- Grazie padrone, avevo bisogno di sentirtelo dire. -
- Bene adesso alzati, sistemati i vestiti e posizionati davanti al divano, braccia dietro la schiena, gambe chiuse e postura diritta. -
Faccio quello che mi dice subito, senza aspettare ulteriori ordini, mi posiziono n n nesattamente come vuole lui, braccia dietro la schiena postura diritta e gambe chiuse, non so a cosa serve ma non ho voglia di ribattere.
Viene vicino a me sorridendo e compiaciuto mi fa una carezza sulla guancia, lentamente si slega la cravatta e mi prende i polsi, per poi legarli bene e stretti, affinché non possa muovermi.
Da un mobile tira fuori una corda e la lega alle caviglie, per poi prenderne un'altra e collegare sia le braccia che le gambe in un'unica morsa. Non sono piegata, ma dritta come un tronco d'albero. Inizia a farmi male la schiena e la tentazione di piegarmi bussa alla mia porta, ma anche volendo non potrei farlo, non posso muovermi di un centimetro altrimenti cado come un sacco di patate.
- Adesso voglio che ti metti in ginocchio dandomi la schiena. -
Ma come diavolo faccio a mettermi in ginocchio? L'unica soluzione sarebbe quella di cadere di botto e atterrare violentemente sul pavimento.
Ed è proprio quello che vuole lui, non mi da una mano, mi spinge solamente e non l'avesse mai fatto, le corde mi stringono le caviglie e la cravatta mi segna i polsi, il dolore più forte e quello che sento quando mi posizionò in ginocchio, sembra quasi che l'abbia fatto a posta, stando in questa posizione le corde tirano molto di più e adesso sono con la schiena leggermente tirata indietro. Una posizione dolorosissima, mi sembrava troppo facile.
- Adesso io ti posizionerò un libro sulla testa con sopra un bicchiere di vino. Se fai cadere anche solo una goccia, ti frusterò dieci volte. Intesi? -
- Si signore. -
Sto tremando dalla paura per come l'ha detto non mi è sembrato che scherzasse anzi.
Lentamente prende il libro che ho visto la prima volta qua e lo mette sulla mia testa in perfetto equilibrio. Subito dopo poggia il bicchiere di vino che sembra esser pieno, la paura più grande e che il mio tremare possa in qualche modo farmi perdere l'equilibrio. Ho capito che lui sarebbe in grado di usare la cintura o qualsiasi altra cosa senza pensarci su due volte.
- Mi Raccomando, non versarne nemmeno una goccia, altrimenti mi arrabbio davvero. -
Non rispondo non voglio nemmeno muovere un muscolo e rischiare inutilmente.
Mentre io sono posiziona in questa scomodissima posizione lui si mette nuovamente comodo sul divano leggendo un libro.
Di tanto in tanto allunga la mano per prendere un sorso di vino e faccio di tutto per stare fermo, anche perché volontariamente mi accarezza la schiena, e mille brividi mi percorrono la schiena a una velocità esorbitante. Bastardo questa me la lego al dito.

Un'ora dopo, o almeno credo che sia passato tutto questo tempo, lui si degna di chiedermi come sto, che faccia tosta, lo vorrei vedere io ridotto così, ho un prurito allucinante al braccio e non posso muovermi, le mie gambe e braccia non rispondono più ai miei comandi, sono addormentate.
- Tutto bene Cristina? -
- Si, Signore. Tutto bene -
- Sei scomoda per caso? -
- Si, ma posso resistere. -
- Mmm mi piace questa risposta. Hai sopportato abbastanza, meriti un piccolo premio. -
Delicatamente scioglie tutti i nodi che mi tengono imprigionata in questa stretta maledetta.
Finalmente riesco a utilizzare tutti gli arti. Una sensazione di libertà.
Con dolcezza mi accarezza i polsi per poi passare alle caviglie e se devo dirla tutta, mi ha alleviato di parecchio il dolore che sentivo.
- Credo che per un po dovrai andare in giro con le maniche lunghe e i pantaloni sai? -
Perché dovrei ?
- Perché? -
- Guarda tu stessa. -
O mio dio. Non posso crederci, enormi lividi Viola delineano le mie caviglie e dei segni rossi mi fanno da braccialetto ai polsi.
Come è possibile? Eppure mi sento così bene con questo dolore, mi sento così libera ed eccitata.
Forse lui ha totalmente ragione. Sono una masochista nata.

- Bene Cristina, per oggi credo che possa andare bene, hai imparato una lezione spero che non te la dimenticherai molto presto. Ci vediamo domani sera al White Collar. Buona notte. -
- Notte padrone a domani, grazie per oggi. -

Detto ciò mi allontano da casa sua, quasi delusa perché non c'è stato un seguito. Però mi sento così felice, al settimo cielo se devo dirla tutta.
Ho preferito andare a piedi, un po d'aria fresca non nuoce alla salute anzi, mi rinfresca le idee e posso pensare con lucidità a quel che è successo oggi.
Siska come sempre è sdraiata sul divano, appena mi sente entrare mi salta addosso, devo portarla a fare una passeggiata, poverina e da ieri che non esce.
- Che padroncina disgraziata che ti ritrovi, andiamo ti porto al parco. -
Sembra capire all'istante ciò che le sto dicendo, tant'è che corre a prendere il guinzaglio e salta come una matta per uscire.
Mi viene da ridere guardando questa scena.

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