Tornare a casa a piedi è stata una vera impresa, la verità è che ho cercato tutte le scuse di questo mondo per non tornarci, ho paura della reazione di John.
Non mi è sembrato particolarmente felice del mio cambio di programma.
Non so cosa ha intenzione di fare o farmi, ma dalla sua voce posso dedurre che non sarà una serata piacevole.
Quello che non riesco a comprendere, e il perché lui si sia arrabbiato che non sono andata all'università. Insomma so bene tutto il programma non ho bisogno di andarci. Tanto più non sono affari che lo riguardano.Alle quattro in punto sono davanti all'armadio per decidere come vestirmi, anche se lui ha già una preferenza sul vestito.
La paura mi fa tremare le mani, sto sudando come se avessi appena fatto una corsa, il mio cuore galoppa mentre sistemo anche l'ultimo ciuffo della mia ribelle chioma.
La paura di incontrarlo, anzi pensare a cosa succederà quando ci vedremo, mi fa battere il cuore all'impazzata. Non ho alcun pensiero che non sia rivolto a lui, alla sua voce e alle sue mani, e in cuor mio so che voglio la punizione, a volte penso che sia l'unico modo per sentirlo vicino davvero. Lui è costantemente lontano, non mi sfiora, non ha mai provato a far sesso o amore con me, l'unico vero contatto è stato quando mi ha baciata.
Mi sento usata, non perché mi fa fare quel che vuole, ma perché non mi permette di averlo per me. Insomma perché dovrebbe tenersi così alla larga, ho un desiderio matto di sentirmi tra le sue braccia stretta e coccolata, come quella gelida sera di qualche giorno fa, è sceso dalla macchina, mi ha avvolta con le sue braccia da dietro per pararmi almeno un po dal freddo, e in quel momento mi sono sentita bene. Stranamente bene.Fransuá stranamente mi accoglie con uno sguardo demoralizzato. Anzi sembra che abbia paura per me da come mi guarda.
- Miss se mi posso permettere, mister John non è di buon umore, oggi il suo cambio di programma lo ha fatto innervosire. -
- Non preoccuparti Fransuá, mi sono cacciata in questo guaio, saprò cavarmela. -
Gli rivolgo un sorriso tirato, sperando di rassicurarlo, ma a quanto pare ho fatto un inutile tentativo. Continua a guardarmi dallo specchietto e non sembra tranquillo.
Forse lui sa come è fatto il mio padrone.
Che parola stupida, ma anche vera, perché in questo momento io sono la sua schiava, cognolina a per dirla tutta e lui è il padrone che mi porta a spasso.
Può essere umiliante, ma non è così anche se mi vergogno a volte adesso comprendo il motivo perché vuole farsi chiamare così.Eccomi qua. Davanti al White Collar che tremo dalla paura e dall'eccitazione del momento.
Devo solo salutare David ed entrare, per poi trovarmi faccia a faccia con la cruda realtà di quello che mi aspetta.
John è seduto al mio posto, quando mi vede si alza e in tutto il suo splendore si avvicina a me, sembra più grosso del solito e questo mi fa subito abbassare lo sguardo.
- Benvenuta Cristina. Oggi ti sei comportata male, sei pronta a ricevere la tua punizione? -
- Si padrone, sono pronta a tutto. -
- Bene, vai nella stanza dei giochi, l'ho prenotata per tutta la sera. Sai come devi stare quando entrerò. -
- Si Signore. -Mi avvio con passo svelto verso la porta della stanza dei giochi, sento il suo sguardo che brucia sulla mia schiena ,Enza nuda, e purtroppo mi viene in mente che la sua punizione preferita è usare la cintura. Appena varco la soglia, mi spoglio lentamente di tutto quel che ho.
L'abito mi scivola a terra delicatamente come se fosse velluto e si accascia ai miei piedi.
Mi tolgo le mutandine e il reggiseno, per poi piegare il tutto in ordine e sistemare le cose sul comodino. So già che devo mettermi per terra in ginocchio e palmi in su e aspettare che lui entri in stanza, credo che conosce tutti i trucchi e se non mi metto subito in questa posizione se ne renderà conto.
Senza pensarci su due volte mi piego e con la testa bassa, aspetto l'ingresso dell'uomo che oggi mi torturerà.
Credo che sia passata una mezz'ora buona quando lui entra. Le ginocchia mi fanno male, le gambe si sono addormentate e il collo inizia a dolere.
- Dimmi cosa hai fatto oggi. -
- Ho chiesto a Fransuá se poteva lasciarmi al centro e sono andata in un bar a bere un caffè, poi sono tornata a casa e mi sono preparata per incontrarla signore. -
- Bene, e gli studi? Il lavoro? Sai bene che hai già saltato due giorni perché non sei andata? -
- Signore io conosco le lezioni a memoria e dal lavoro credo che mi licenzio. Non sono in grado di continuare così -
- Così come ? -
- Sono sotto stress, dormi male e poco e sono perennemente distratta. Voglio prendermi una pausa da tutto. -
- Ok ne riparleremo meglio dopo. Sai cosa ti aspetta oggi? -
- Se non ricordo male Signore a lei piace la cintura. -
- Esatto, ti darò cinquanta frustate e tu le conterai una per una, ogni volta che smetti di contare ricomincio, non mi fermerò nemmeno se svieni o supplichi, ricordatelo io non mi faccio impietosire. Sei pronta? -
- Si signore. -
- Alzati, appoggiati al muro e allarga le gambe per bene. -
Faccio come mi dice, non ho altra scelta, la paura si sta impadronendo di me e non ho il coraggio di dirgli di no o che ho paura. So che potrei peggiorare la situazione.
Mi metto di schiena a lui, lasciando completamente il mio corpo nudo esposto alla sua mercé.
Il primo colpo arriva secco, senza preavviso e non posso far altro che urlare.
- Uno! -
Il secondo arriva pochi attimi dopo e brucia più dell'altro, mi ha colpita sullo stesso punto esattamente sopra al primo.
- Due! -
Al decimo colpo non resisto e piango, piango così tanto da non sentire più nemmeno la cintura che fende l'aria è che si abbatte sulla mia schiena oramai martoriata.
- Undici! -
Li conto, uno per uno, piangendo e odiandolo.
Lo mando a quel paese mentalmente e se potessi lo prenderei a schiaffi urlandogli che è solo un mostro. Che si deve far curare.
- Trentacinque! -
Il trentasettesimo colpo e la ciliegina sulla torta, crollo esausta sulle ginocchia implorandolo di smettere, implorando pietà e maledicendolo.
Ma questo non basta a fermarlo, non si ferma nemmeno dopo al cinquantesimo colpo.
Lui mi sta punendo per tutti gli errori che ho commesso fino a oggi, adesso l'ho capito.
Lui ama punire, ama fare del male.
- Credo che possa bastare. Adesso ringraziami. -
- G grazie S signore. -
- Non commettere più errori del genere puttana. Altrimenti la prossima volta sarà peggiore di oggi. Intesi? -
- Si signore. -
Come è arrivato se ne va, lasciandomi sola e dolorante in questa stanza che adesso odio con tutto il cuore.
Come può fare una cosa del genere? Lui non ha un cuore, non ha nulla, è solo un mostro di ghiaccio.
Con le poche forze che ho, mi alzo e prendo i vestiti dal comò, non mi metto ne mutandine me reggiseno. Le mie natiche e il seno mi ringraziano.
Il vestito lo sento stranamente umido, eppure in questa stanza fa caldo.
Mi giro allo specchio e quel che vedo mi fa salire i conati.
Una chiazza di sangue mi sta macchiando il vestito e la pelle non coperta e tinta di rosso, Viola e blu. Tre colori, tre coltellate nel cuore.
Corro di fuori per quel che posso, e Fransuá mi viene in soccorso, prima che possa crollare a terra e perdere i sensi mi prende tra le braccia e mi carica a pancia in giù sui sedili.
L'ultima cosa che vedo è che lancia uno sguardo arrabbiato a qualcuno.
Poi le tenebre dopo anni mi accolgono nuovamente tra le loro braccia.
L'oblio mi sta mangiando e io ci sto andando dentro. Rischiando tutto.
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Anima di Lei
ChickLitTESTO IN REVISIONE Un ossessione che si rivela fatale. Cristina, una ragazza dolce e ingenua si innamora di un perfetto estraneo mai visto in volto, la sua voce la rende stranamente instabile e vulnerabile, non desidera far altro che accontentare il...