Capitolo 13

8.8K 300 4
                                    

Il diavolo si presenta alla mia porta, e io cosa faccio? Gli apro. Povera imbecille.
In tutti questi anni ho imparato a diffidare delle persone e adesso mi ritrovo ad aprire la porta di casa mia a un estraneo. Cosa mai fatta prima. Eppure lui non è un estraneo anzi. Oltre alla sensazione di pericolo, sento che qualcosa ci accomuna, anche se non capisco ancora cosa possa essere. Quello che trovo strano però è che lui non fa nulla, mi fissa dall'alto con i suoi meravigliosi occhi e se ne sta fermo sulla soglia, aspettando che sia io a invitarlo.
Sarei tentata di sbattergli la porta in faccia, ma onde evitare di prendere in giro me stessa con questa scemenza mi azzardo a parlargli con un tono di sfida. Del quale non credo apprezzi.
- Mi dispiace per prima Cristina, lo volevo fare e ho visto che anche tu lo volevi. -
- Non lo volevo. Che questo sia chiaro. Tu non sei nessuno per poter fare certe cose, e ti ho già spiegato mille volte che non mi piacciono certe cose e certi atteggiamenti. Siamo passati dall'essere due estranei a darci del tu in meno di una settimana e poi tu te ne approfitti così. -
- Ho sbagliato è vero, ma non me ne pento lasciami spiegare. -
- No e adesso vattene da casa mia. -

Inutile dire che chiudere la porta sia stato un tentativo invano, ha messo un piede in mezzo e adesso mi trovo bloccata tra l'inferno è il paradiso, ci separano solo dieci centimetri eppure sono così indecisa cosa scegliere. Se lasciar andare le cose come devono o chiudere tutto e lasciarmi alle spalle questa storia.
Non faccio in tempo a finire i pensieri che con uno strattone John apre la porta e si fionda dentro, richiudendo la subito dopo alle sue spalle con un calcio. E adesso che cosa vuole?
- Non ti avvicinare a me. Non farlo-
- Per quale motivo Cristina? Hai paura che possa piacerti inginocchiarti a me? -
- Sei un porco. Vattene ti prego. -

Non posso dirgli che ha ragione, non se lo merita e non è quello che voglio veramente. No?
Dio se solo fossi più sicura di me stessa e delle mie scelte adesso saprei cosa fare. Invece mi ritrovo a guardarlo negli occhi e abbassare subito lo sguardo per la vergogna. Ha colto nel segno e lo ha capito perché lo sento sorridere piano.
- A te piacerebbe, io lo so, lo vedo nei tuoi gesti nei tuoi occhi, il tuo corpo mi sta supplicando di stringerti, di farti mia, ammettilo a te stessa e smettiamola con questa farsa. -
- Non è così. Tu non puoi sapere cosa voglio io o il mio corpo. Lasciami in pace -
- Fai silenzio! -
Ecco, ogni scusa o parola che stava per uscire dalla mia bocca si ferma in gola, quasi la sensazione di soffocare si impossessa di me. Non ho il coraggio di contraddirlo. O non voglio?
- Vieni davanti a me -
Le gambe hanno preso il controllo, nonostante il mio cervello stia urlando di non muovere un passo io continuo ad avanzare lungo la stanza fino ad arrestarmi davanti a lui. Esattamente dove mi ha detto. Cosa mi sta succedendo ?
- Vedi? Esattamente quello che dicevo. Tu hai bisogno di tutto ciò. Hai bisogno di qualcuno che ti guidi lungo la strada -
- Non sei tu quello. -
- Andiamo Cristina, l'ho letto nei tuoi occhi la sera che ti ho vista seduta a sorseggiare il Martini.
Una ragazza sola, giovane, bella come un angelo. Se ne sta seduta a bere da sola in un angolo del bar, però che si guarda intorno e vede come si comportano gli altri, li scruta attentamente assimilando ogni gesto, parola. Vuoi ancora mentirmi o mentire a te stessa? -
Ha ragione io non ci ho mai pensato, ma io mi immaginavo a volte in alcune situazioni, fantasticavo su quel modo di vivere se mi piacerebbe. Ho osservato tutto da lontano ma allo stesso tempo vicino, e non ho mai pensato che potesse interessarmi e adesso lui mi butta addosso come un secchio d'acqua gelata la verità, che io mi sono nascosta per tempo. A me piacciono queste cose. Le voglio, ma non le farei con chiunque.

Anima di Lei Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora