Capitolo 29

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Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto per pubblicare questo nuovo capitolo. Non credo che sarà così lungo come gli altri ma spero di fare un buon lavoro. Ho un Po di lavoro arretrato e problemi vari personali quindi non posso dedicarmi 24h su 24 per scrivere questo testo. Spero che possiate perdonarmi, i prossimi però prometto che li farò tutti i giorni cercando in un modo o nell'altro di non lasciare troppo tempo in sospeso per farvi leggere perché so bene quanto possa esser fastidioso bloccarsi a metà storia. Un abbraccia e grazie per la pazienza.
Ps: in una parte del testo metterò degli errori voluti.








Il freddo del pavimento, a contatto con la mia pelle riscaldata, mi da una piacevole sensazione a tutto il mio corpo, ancora eccitato e voglioso dopo l'ultimo orgasmo che mi ha gentilmente concesso il mio Padrone. Le sensazioni di poco fa si ripresentano in tutto il loro splendore nella mia mente, quasi annebbiata per quello che ha provato dopo anni e anni di astinenza.
Il mio Signore sa come dar piacere a qualcuno, soprattutto a me, a volte mi sembra che conosca il mio corpo addirittura più di me stessa, tralasciando il fatto che di relazioni ne ho avute così poche che si potrebbero contare sulle dita di una mano.
Oltre al fatto che ho notato, che se gli do totale ubbidienza, e sottomissione, lui mi ripaga. Adesso capisco a fondo il suo gioco e non mi dispiace affatto se sarà sempre così. Però qualcosa mi turba nuovamente e non so dargli una spiegazione, ma sento che da una parte tutto ciò è sbagliato, insomma che non si dovrebbe fare.
Ma come è arrivata la sensazione oramai familiare se ne va, lasciandomi nuovamente in balia delle pace e tranquillità.
- Come stai Cristina? -
- Molto bene mio signore, grazie per il piacere che oggi mi hai concesso. -
- Lo sai che mi fai eccitare quando mi rispondi con così tanta devozione e amore? -
- Lo so mio signore, piace anche a me sottomettermi ed essere completamente tua. -
- Alzati da quel freddo pavimento, non vorrei che ti ammalassi stando troppo a contatto con il gelo delle mattonelle. Accomodati qua sul cuscino davanti alle mia ginocchia e racconta,i di te ancora. -
Cerco di alzarmi lentamente, assaporando lentamente le parole che mi ha detto, un misto di dolcezza, amore e rispetto, lui vuole che gli racconti di me. Della mia vita e lo vuole davvero, nessun ordine ne altro, a parte che devo mettermi ai suoi piedi, ma questo non mi dispiace affatto perché so che lo fa per mettermi più comoda, al posto di stare sdraiata sul pavimento.
- Cosa fai nel tempo libero? -
- Solitamente leggo, altre volte faccio sport, ma quello che preferisco è scrivere. -
- Perche? -
- Per me è l'unico modo per evadere dalla realtà e immergermi in una vita che vorrei, fatta di sogni e immaginazione. -
- Ti va di leggermi qualcosa che hai scritto? -
- se vuoi si mio signore. -

Con lentezza mi alzo e vado a pre deve la borsa con tutto il mio materiale per scrivere, fino a quando non trovò quello che voglio leggerli.
- Vorrei leggerti qualcosa che ho scritto due anni fa, per me è stato un periodo bruttissimo dopo mille avvenimenti, ho gira il mondo è conosciuto mille persone che mi hanno raccontato la loro di storia e allora ho deciso di dedicarmi a farle sapere, sono entrata in depressione e di getto ho scritto questa lettera. Non sapevo più cosa fare e mi sono sfogata in questo modo. -
Apro là lettere che scrissi anni fa e con tutto il coraggio che ho in corpo iniziò a leggere.

Novanta, sessanta, quaranta, tre numeri, tre misure, mille complessi, mille problemi, un modello da seguire e mille copie imperfette. Oggi come oggi i giovani sono presi di mira, insomma oggi noi giovani abbiamo l'etichetta, siamo classificati come massa di persone che non sanno distinguersi, o peggio, persone maleducate senza ragione, o peggio ancora, persone che con il loro comportamento finiranno per distruggere loro stessi e il loro futuro. La domanda che mi pongo è, per tutti è così?
Cosa succede quando anche solo una persona inizia a distinguersi? Cosa succede quando applica il minimo cambiamento? Non si sa, purtroppo non si sa, insomma nessuno ha mai pensato che tre semplici numeri (90, 60, 40) siano in grado di mandare in tilt, non una, non due non tre, ma milioni e milioni di ragazze, ragazzi, donne uomini ed a volte anche bambini! Nessuno sa che magari dei pregiudizi su una taglia quarantasei o quarantotto possa portare. Complessi o a problemi molto più seri. Un esempio? Disturbi alimentari, odio verso se stessa, autolesionismo. Ne ho avuto a che fare con la mia migliore amica.
- Non so cosa vuol dire essere accettata per ciò che si è, non so cosa sia l'amore di una famiglia e non so, anzi non ho la minima idea di cosa si prova nel piacere a se stessi -
Davvero? Insomma la società ha fatto e sta facendo cio? La società sta rovinando milioni di adolescenti? Forse non è la società forse sono le persone.
È difficile, è davvero dura parlare " Male " di qualcosa della quale faccio parte anche io, soprattutto se le cose delle quali stiamo parlando siano ancora considerate tabù, ma è davvero facile dare la colpa ad una parola che sta perdendosi propri valori.
Disturbi alimentari, bipolarismo, depressione, ansia, autolesionismo, odio e rabbia repressa, una maschera da indossare per riuscire ad essere accettati, sono cose che non dovrebbero far parte della vita adolescenziale e me meno in quella degli adulti perché non succede solo tra i ragazzini.

Esiste una giornata contro l'autolesionismo,dove solitamente si usa mettere un fiocco arancione al polso. È difficile accettare tutto ciò, non lo si pensa fino a quando non hai le prove sotto al naso. I vestiti vanno larghi, i polsi sempre coperti, e poi il loro sguardo, perso nel vuoto, buio e senza luce.
- ho freddo, è stato il gatto, sono caduta -
Solitamente sono queste le scuse più usate per nascondere questo segreto, diventa una dipendenza da persone che hanno perso una battaglia contro se stesse.
Pirandello ha ragione, mi rispecchio in ciò che scrive.
L'UOMO E COME UNO STRUMENTO, UN ROBOT, UN QUALCOSA CHE È COSTRETTO A ESSERE CIÒ CHE NON È E A FARE CIÒ CHE NON VUOLE PER ESSERE ACCETTATO, MA ALLO STESSO TEMPO È COSTRETTO A SENTIRSI IMPRIGIONATO IN VESTITI CHE NON GLI APPARTENGONO.
La conosco come la ragazza che sorride che vive.
Sbagliato. Ridi scherzi giochi canti balli, ma non vivi, sopravvivi.
Vivere e sopravvivere si nota la differenza?
Sono due verbi, che c'è di diverso? La loro cogniugazione? La lunghezza? O forse qualcosa di più importante?
Forse hanno un significato diverso, o forse sono solo io che noto una differenza così enorme da sembrare quasi un annoso o un universo infinito. Fa male i problemi sono così duri è difficile che a volte per non pesare sulle spalle altrui ci aggrappiamo a noi stessi trascinando i da soli in un vicolo buio.
È una cosa che mi spaventa, la società mi terrorizza, le persone mi fanno paura,non la morte nemmeno il buio. Perche queste due cose fanno parte della vita, ma la paura di non essere abbastanza non dovrebbe par parte di noi.
Abbiamo paura di distinguerci dalla massa, ci spaventa il fatto di avere una quarantotto di taglia una prima di seno e così via, ci spaventa il fatto di non avere le misure giuste, tutti vorremmo essere una quarantatré o una trentotto. Forse vogliamo essere perfetti.
Non ho parole, siamo attori, la vita è un film, il mondo un palcoscenico gli altri telespettatori e critici, tutti vogliono un lieto fine, nessuno fa qualcosa per averlo, tutti vogliono la rivoluzione, nessuno fa qualcosa per ottenerla.

- Questa signore e la mia prima lettera che ho scritto e da allora non ho mai smesso. -
- Sensazionale Cristina davvero, il fatto che tu abbia dedicato tutto ciò a chi sta male ti fa onore, bisogna sensibilizzare molto di più questi fattori. Brava, ma cerca di ricorreggere alcuni errori che hai commesso nel testo. -
Gli piace? Davvero? Dio mio la mia mente fa mille piroette per la felicità e sono orgogliosa che gli piaccia e che mi abbia detto brava. Lo amo!
- Adesso Cristina devo andare al lavoro purtroppo. Non immagini quanto vorrei esser qua ancora con te. Ma ci vediamo al White Collar stasera. Voglio parlare ancora. -

Detto ciò si alza e se ne va come se niente fosse, ma non mi importa a questo punto, mi sento così fiera di me stessa che non mi interessa più di nulla adesso.

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