Capitolo 17

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John Pov.

Baciarla sicuramente non è stata una delle mosse migliori. Ma non ho resistito, quelle labbra così rosse e piene mi hanno praticamente invitato a fiondarmi su di lei. Assaporare la sua bocca è stato meraviglioso, il suo sapore di vino e menta mi hanno fatto eccitare e se non avessi avuto autocontrollo me la sarei scopata li su due piedi.
Lei crede che per me sia un gioco tutto questo, ma non ha capito che faccio sul serio, con lei.
Dal primo giorno che l'ho vista, mi ha colpito la sua bellezza e innocenza. Era seduta a sorseggiare un Martini in completa solitudine, guardando le altre persone scambiarsi battute e sorridere, mentre lei aveva uno sguardo stanco, stufo a dirla tutta. Sembra scocciata da quella situazione, ci ho messo mesi per trovare il momento giusto per parlarle, e quando quella sera ha bevuto un bicchiere in più, ne ho approfittato. Ha avuto carattere a rispondermi ma quando l'ho invitata a pranzo a casa mia, sembrava un agnellino davanti al lupo, e ho avuto la conferma di quanto fosse fragile e innocente, poi quando le ho stretto i polsi e l'ho messa sotto di me ho sentito la sua eccitazione anche quando le ho fatto un po male, non si è lamentata anzi sembrava piacerle. Ma quando ha capito quel che stava succedendo è scappata a gambe levate, che ragazza.
- Fransuá, voglio che tu segua la signorina Cristina in ogni momento, se serve anche appostamenti sotto casa sua, fammi sapere quel che fa durante il giorno dove va. Ci siamo capiti? -
- Si signore. Tutto chiaro. Quando vuole che inizi? -
- Da domani mattina va benissimo. -
- Sarà fatto signore. -
Fransuá è uno dei miei più fidati autisti e guardie del corpo. Lo conosco da vent'anni e ho avuto più volte la certezza della sua lealtà. Mi fido molto e mi ci sono affezionato, cosa alquanto rara.

Sta diventando un ossessione lei. La ho continuamente tra i miei pensieri, dio se solo sapesse quello che le farò quando sarà mia, il mio membro si indurisce al solo pensiero di lei inginocchiata mentre mi supplica di fotterla. Mentre la colpisco con la cintura e i segni diventano violacei, prenderla per il collo e stringere, sentire la sua delicatezza, credo che riuscirei a strozzarla con una sola mano da quanto sia fragile e piccola.
Dio sto scoppiando, ho bisogno di sfogarmi, ma voglio aspettare che sia mia.
La voglio fottere prima mentalmente e poi fisicamente, la farò diventare dipendente dalle mie parole, sarà mia in ogni senso, non farà nulla se non glielo dirò io.
La voglio più di ogni altra cosa, forse è davvero la sua innocenza che mi fa andare dritto il sangue al mio pene. Tanto da farmi sentire i pantaloni stretti.

Quel che mi eccita di più e la sua riluttanza nell'accettare che lei è una sottomessa nata.
Nonostante gliene abbia dato prova diverse volte, ogni volta scappa perché si impaurisce.
Il telefono improvvisamente squilla e mi scoprendo a vedere il nome di Cristina sulla schermo.

- Allora hai scelto? -
- Accetto, ma a delle condizioni -
- Ne parliamo domani a cena, vestiti elegante Fransuá verrà a prenderti alle sette in punto.
Benvenuta all'inferno piccola. -

Adesso il gioco inizia.

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