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Ci fermammo un po' più in là, in un sentiero in mezzo ad un campo.
Ormai il tramonto era calato, avvolgendoci piano il buio e un cielo ricoperto da stelle farci da scenario.

"Che intenzioni hai? Mi vuoi uccidere?" Gli chiesi, girandomi verso di lui. mostrandogli un sorriso, mordendomi il labbro.

"Si...voglio fare l'amore fino a non farti più respirare" rivelò, mostrandomi le sue nubi diventare più scure, facendomi fremere le parti più intime del mio corpo, volendo saziare la mia voglia rimasta insoddisfatta.

Si protese verso di me, tirandomi i capelli all'indietro per scoprire meglio i tratti del mio volto.
"Sei tremendamente bella" sussurrò con voce roca, alitando sul collo il suo odore che mi mandava in delirio.

Dopo due mesi non volevo così la nostra rappacificazione fondendo i corpi e l'anima. Ma il desiderio di sentirlo dentro di me era smisurato al tal punto di non interessarmi più niente, se non di infiammare l'abitacolo causando un incendio d'amore, di passione, di corpi che si bramano e sensazioni che tenevamo represse per troppo tempo.

Pigiò un pulsante, scoprendo il tettuccio della macchina, che mostrò il cielo stellato, una visione che si rifletteva addosso a noi come uno specchio.
Guardai all'insù quella costellazione perfetta, sembravano essersi alleati insieme per formare un mantello con cui coprire i nostri corpi.
"Lo so, non è romantico, probabilmente non era questa la tua idea, ma..." Lo bloccai premendogli piano un dito sulle labbra.

"È perfetto. Se ci sei te lo è sempre" rivelai, facendo scendere il dito piano, tracciando tutti i contorni che mi erano mancati. Piccole scosse si muovevano sul mio polpastrello come se avessi preso una scossa, elettrizzandomi.

Mi prese il polso, fermando il mio tragitto lento ed estenuante, mischiando i suoi pozzi alle mie pietre, spingendomi dentro, per finire nel fondo. Quel fondale che mi era mancato dannatamente, in cui mi sarei lasciata cascare ogni santa volta.

Mi sollevò entrambi i polsi, stringendoli delicatamente, portandoli in alto, per farmi afferrare al poggia mani.
"Tienile lì e non abbassarle, per nessun motivo" il tono risoluto, mi faceva ancor di più spazientire ed eccitare. Era un James diverso. Voleva prendere il controllo, che gli avrei lasciato, per trascinarmi dove avrebbe voluto.

Annuii con la testa, mordendomi il labbro in attesa.
Mi sganciò i pantaloni, sfilandoli piano, mentre mi tolsi le scarpe aiutandomi con i piedi.

"Mettiti a sedere su i ginocchi" replicò, posizionandomi sotto il suo sguardo inquisitore, e malizioso.
Mi passai la lingua sul labbro, che mi frizzava da quanto mi ero morsa.
"Non lo fare" mi ammonì sicuro.

"Che cosa?" Lo stuzzicai alzando il mento, ripetendo lentamente il gesto.

Si avvicinò sbattendomi la schiena al vetro freddo, la maglia si era alzata, facendomi sentire brividi.
Puntò i miei occhi nei suoi, con sguardo ardente. Giocando con l'elastico delle mutandine.
Mugolai per il voler di più.

Scosse la testa divertito, tirando l'elastico verso di se, rilasciandolo contro la mia pelle, causandomi un pizzicore ed un leggero dolore.
Mi morsi il labbro senza volere. Accorgendomi del suo sguardo buio ed ammonitore. Quando gli stavo per chiedere "scusa", mi prese per la nuca, facendo combaciare le nostre labbra, con desiderio vivido e possessivo.
Ansimai dentro la sua bocca, facendo scivolare la sua lingua ruvida contro la mia, smaniosa.
Poggiò il palmo aperto sotto la mia intimità, stuzzicandomi attraverso il tessuto, scostando l'elastico, immergendo due dita dentro. Sussultai a quel gesto, muovendomi priva di controllo.
Gli morsi il labbro inferiore,succhiandolo, sentendolo emettere un gemito roco, spingendo le dita più in fondo e più velocemente.

"Oddio ti prego" lo pregai, sulle sue labbra, vedendo le sua aprirsi in un sorriso sornione. Lo stesso che rivelava le sue fossette, facendomi impazzire totalmente.

Quando si fermò, lasciando la mia intimità pulsante, guardandolo con occhi supplichevoli, sganciarsi i pantaloni, tirando fuori il membro eretto e pronto.
Mi abbassai, pressando il petto contro i ginocchi, leccando piano la lunghezza, per poi prendere tutto di lui, riempiendomi. Emisi un mugugno di apprezzamento.
Lo sentii ansimare forte, incastrando le sua dita dentro ai miei capelli, tirandomeli su, per non farli ricadere in avanti, spingendo delicatamente, facendomi andare più forte. I suoi gemiti m'invogliavano a leccare di più, roteando la lingua, vogliosa.

Mi tirò indietro la testa piano, sollevandomi il mento con due dita. Occhi di pietra lussuriosi, sentivo il corpo sciogliersi come ghiaccio difronte a fuoco vivo.
"Appoggia i palmi sul cruscotto" disse soave, soffiando sulle mie labbra arrossate per la troppa foga.

Annuii staccando le mani, poggiandole sul cruscotto. Sentii il sedile abbassarsi del tutto, vedendo James passare dalla mia parte, facendomi piegare con la schiena. I palmi arrivavano talmente vicino al vetro che le dita toccavano il freddo, mi piegai di più distendendo le braccia. Mi sentii sbottonare la camicetta, con le braccia di James che mi avvolgevano la vita, sganciandoli in fretta, per poi poggiarla sul sedile affianco.
Risalì sganciandomi il reggiseno da dietro, lasciando cadere anche quello, stringendomi un seno tra le mani, roventi.
Sfarfallii indefiniti si contorcevano nello stomaco, facendomi vibrare l'anima.
Ero troppo concentrata a darmi totalmente che parlare non sarebbe servito a niente.
La luna si rifletteva su i nostri corpi, diventando parte di quello spettacolo magnifico.

Lo sentii lasciarmi baci umidi lungo la spina dorsale, mentre i brividi aumentavano, roteando i glutei per fargli capire che Quell'attesa estenuante mi stava logorando.
Sapevo che le sue labbra divine si stavano aprendo in un sorriso terribilmente sexy, da farmi fremere le pareti vaginali.
Avvertii la durezza dietro le natiche, scendendo piano, trovando l'entrata della mia intimità, scivolando piano dentro, mentre sospiri pesanti si elevavano dalle nostre labbra dischiuse, riecheggiando per poi dissolversi nell'aria come fumo.

Eravamo dentro una nube tossica in cui non poteva entrare nessuno. Tra dolori, segreti e passione, io lo volevo ancora, contro tutto e tutti l'avrei sempre scelto.
Le mani scorrevano lungo il mio corpo bruciandomi viva, accendeva fiamme per cui sarei andata anche all'inferno se fosse stato necessario.

Lo sentivo dentro, riverberarsi in tutte le parti intime e non, il cervello scollegato da ogni pensiero anche il più superfluo. Mi bastava saperlo lì, mi bastava essere un tutt'uno, un'insieme di sensazioni che scorrono nelle viscere, provandoli in sincronia.
Andava sempre più preciso, piano e deciso, fino in fondo, godendo di ogni spazio anche il più piccolo. Ansimi che si fondevano in uno solo. Incastrò le dita con le mia, affondando di più, fino a sentirmi invadere e travolgere come un fiume in piena, rilasciando anche io ogni cosa, rilassandomi contro di lui.

Mi cinse la vita, attirandomi contro di se, facendomi scontrare la schiena al suo petto duro. Inebriandomi del suo odore.
Poggiai la testa sull'incavo del suo collo, mentre mi accarezzava i capelli.
"Ho notato che sentivi la mancanza di J." Mi sussurrò all'orecchio sfiorandolo con le labbra, facendomi contorcere dolcemente.

Annuii aprendo le palpebre che avevo chiuso, abbandonandomi alle sue carezze.
"Moltissimo Signor Miller" ammisi sorridendo.

"Signorina Foster, mi lusinga saperlo" scherzò fissandomi rilassato. Mi era mancato tutto questo, la passione che s'incendia per trasformarsi in amore che ti avvolge facendoti sentire il calore e la protezione.

"Sarà meglio tornare" m'intimò, lasciandomi un bacio sulla spalla, prima di rivestirci.

Avevo accantonato i pensieri, perché non si possono abbandonare. La luce del giorno prima o poi deve tornare.

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