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Mi voltai vedendo una Katy appoggiata al lavello, con le braccia conserte.

"Avanti. Fammi la predica" sbruffai, spostandomi i capelli con la mano. Il suo sguardo preannunciava una ramanzina, e magari me la meritavo sul serio.

Scosse la folta chioma rossa, voltandosi per prendere i bicchieri sporchi dal tavolo e lavarli.
"Non ti dirò niente Cindy. Insomma è un bel ragazzo, ha un buon lavoro, non ha segreti, non ha nemici. Perché dovrei farti la predica" rivelò schietta, asciugando i bicchieri con la pezza per riporli sotto lo scola piatti.

Mi sentivo confusa, e tremendamente in imbarazzo. Non mi aiutava a pensare ma non voleva dirmi le cose per non ferirmi. Ma era l'ultima cosa che potesse fare. Dovevo sentirmi dare una scossa, qualcosa che mi facesse aprire gli occhi e guardare là dove non riuscivo a vedere.

"Katy, ho bisogno che mi dica qualcosa." Andai ad abbracciarla, avvolgendo le mie braccia intorno alle sue spalle, dato che era ancora girata di schiena. Il tono esprimeva bisogno, il bisogno di sapere.

Mi accarezzò il polso con la sua mano, annuendo, per staccarmi.
"Avevo previsto che sarebbe successo. L'ho notato subito quanto fosse preso da te, ma tu? Tu sei presa da lui? E non sto parlando sul punto di vista estetico. Cindy devi fare scelte nella vita, rischiose o meno, ma lo sai bene dentro di te cosa c'è" mi spiegò dolcemente, con quel tono rassicurante che aveva sempre avuto.

Guardai in basso il parquet non sapendo bene cosa rispondere.
"Ho un caos dentro" rivelai, riportando gli occhi su i suoi dolci ed apprensivi.

"Lo so. Ed è per questo che ti dico che se è un modo per dimenticare lui, non farlo. Non giocare con i sentimenti di Daniel. L'attrazione è una cosa, l'amore è un'altra e c'è una linea molto spessa tra di esse" elargì, piegando la testa di lato, guardandomi ed indugiando su i miei occhi.

Mossi le labbra, corrucciandole, mordendomi l'interno guancia appena.
"Lo so, credo" scossi la testa, passandomi una mano sul volto.
"Vado a lavoro. Ci vediamo più tardi" la vidii annuire, prima di afferrare la borsa ed il cappotto, scendendo le scale della palazzina.

Adoravo camminare, ormai era diventato naturale e da quando non avevo più problemi la mia vita girava libera, finché non pensavo a lui. In quei momenti mi sentivo di nuovo risucchiata nel tornado James.

Arrivai davanti al Bennevi's, entrando dentro per andarmi a cambiare.
Mi ero fatta qualche amicizia, ma non andavo al di là del lavoro, anche se spesso mi chiedevano di uscire ed andare a ballare con loro, non me la sentivo.
Era un locale stile rustico. Tutto in legno, panchine e tavoli compresi, le sedie con imbottitura verde bottiglia, e dei faretti sul
Soffitto a travi ad illuminare quanto bastava, comprese delle Abat-Jour a goccia disposte su delle alzatine in oro.

"Ciao Cindy." Mi salutò Aisha, mettendosi la divisa tedesca. Era un locale dove vendevano prettamente birre e piatti tedeschi, e ci obbligavano a vestirci con abiti di quell'usanza.
Il corpetto era la parte più scomoda, e molto spesso i clienti si soffermavano a vedere più lo scollo che metteva in risalto il seno che i miei occhi per prendere l'ordinazione. Ma ormai vi ero abituata. Mi ricordava il locale di James quel corpetto.

Aprii l'armadietto, sganciandomi i jeans.
"Puoi aiutarmi con i lacci del bustino?" Mi riscosse Aisha da i miei pensieri, riportandomi al presente.

"Certo" le risposi gentilmente, stingendo ogni laccio per fare il fiocco in fondo.

Mi ringraziò con un sorriso, avviandosi al bancone. Il mio turno iniziava tra venti minuti, ero arrivata prima del previsto, così mi cambiai ed uscii nel retro per fumarmi una sigaretta. Era raro che fumassi, ma quando sentivo l'ansia crescermi era l'unico modo per placarla e stare con la mente concentrata sul posto di lavoro. I primi tempi ero sempre altrove e sbagliavo le ordinazioni, o rovesciavo tutto a terra. Il lavoro mi serviva per aiutare Katy e Kevin. I soldi dei gioielli li custodivo per tirare mio padre fuori dalla clinica, e molto presto forse sarei tornata. Lo chiamavo spesso, nei giorni in cui c'era di più con la testa, e riuscivo a mentirgli ma forse lo sapeva che mentivo, i genitori sanno tutto anche senza guardarti.

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