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Mi ero addormentata solo fissando un punto fisso nella stanza buia. Con mille pensieri a sfiorarmi. Mi tirai su la coperta, aggiustandomi meglio, premendo la mano sul cuscino.
Non poteva dire sul serio, non poteva partire proprio ora che era tornato. Non potevo perderlo ancora.

Sapere che Linda era morta, mi aveva stretto il cuore, certo non era mai stata una grande amica, ma sapeva che aveva sbagliato. Quanto si può sbagliare per amore?! Tanto, più di quello che si pensa, doni anima e corpo a quella persona, abbandonandoti totalmente, perdendo quasi il lume della ragione, impari ad essere accondiscendente, ti graffi procurandoti lesioni interne da sola, lo sai ma non lo ammetti mai, era solo una vittima, d'amore.

Mi girai lentamente, stiracchiandomi piano. La luce filtrava dalla finestra, ma il cuore era troppo in subbuglio per essere riscaldato.

Sentii aprire la porta. Non c'era bisogno che chiedessi chi era, il suo profumo assaliva i miei sensi, come sempre, mi lasciavo avvolgere da quella fragranza che m'incendiava e mi spegneva. Era il mio fuoco e il mio estintore.

Il materasso si abbassò sotto il suo peso, sentendo la sua mano avvolgermi la vita, attirandomi contro di lui, che inspirava tra i miei capelli.

Piccoli brividi si propagavano dalla punta dei piedi fino ai capelli. Mi smuoveva sensazioni come un mare mosso, onde più possenti, si stagliavano sul mio corpo, come se fossi uno scoglio.

"Perdonami" il suo sussurro caldo, mi fece chiudere gli occhi. Le sue labbra si posarono sulla mia spalla nuda, dandomi lievi baci, a cui non riuscivo a rimanere impassibile.

Mi girai verso di lui, trovandomi il suo viso troppo vicino, catturandomi con le sue nubi scure.

"Cosa dovrei perdonarti James? Il fatto che vuoi andare via ora che sei tornato? Quello di mettere in pericolo la tua vita? Ricorda mentre te pensi a fare una mossa lui ne ha già fatte dieci. Perché non vuoi rispettare i piani che la polizia ti ha dato, per poter chiudere tutto" rivelai mentre si stese a pancia in su, poggiando le mani sotto la testa, fissando il soffitto, come se ci fosse la risposta alle mie domande.

Il silenzio ci avvolgeva, ed anche i nostri cuori erano muti. Avevamo perso quel ritmo sincronizzato che avevamo la sera prima. Era rimasto lì, imprigionato sotto quel cielo stellato, che ci aveva visto ricongiungerci, sfumando tutto nell'aria fresca notturna.

"Non ho le risposte che cerchi" sospirò pesante, come se fosse combattuto.
Mi sollevai dal letto, sovrastandolo, facendo finire i miei capelli sulla sua spalla.

"Allora non darmele. Dimmi che rimarrai al mio fianco. Che combatteremo insieme tutto" lo supplicai con lo sguardo e con le parole flebili. Non avrei permesso che si allontanasse, non potevo. Lo necessitavo, troppo, talmente tanto da poter star male, era la mia dipendenza, e senza sarei crollata come i pezzi del domino, cadendo uno ad uno finendo a terra.

"io non so se..." Si bloccò, tirandosi su. Mi scansai, guardandolo con disprezzo. Come poteva pensare di uscire di nuovo dalla mia vita.
"sai quale sarebbe il mio errore più grande Cindy?" Chiese, voltandosi dalla mia parte, mentre mi alzai, tenendo il lenzuolo avvolto intorno al mio corpo, come una protezione, al male che mi avrebbe fatto.

"no, ad essere sincera non lo so. Sei venuto qui, ribaltandomi la vita come hai sempre fatto, perché poi?" Gli andai vicino, scrutandolo. Se sapeva che sarebbe andato di nuovo lontano, perché?! Non ne potevo più di soffrire, di vedere la terra mancarmi sotto i piedi, ero stufa. Mi sentivo come in delle sabbie mobili, camminavo ma rimanevo sempre bloccata lì, affondando ad ogni movimento di più.

Mi passò una mano tra i capelli, attirandomi contro di lui, lasciando cadere il lenzuolo che ci separava.
"Pensare di poter vincere, ma sapere di poter perderti" ammise mentre il mio cuore perse un battito. Alzai lo sguardo, cadendo nel baratro dei suoi pozzi, ancora, sempre.
"Ecco quale sarebbe, perla" mi baciò i capelli, annusando il mio profumo.
Era la mia corrente elettrica.

Stava davvero dicendo che sarebbe rimasto. Perché era questo che voleva dire.

"Dimmi che rimarrai" gli presi il volto tra le mani , per una volta volevo che lui venisse trafitto dalle mie pietre, per una volta volevo restare io a galla e non precipitare.

Posò una mano sopra la mia, facendomi tremare.
"Dovremo prepararci, ma te sei la mia forza più potente" confessò, infilando le mani sotto la mia maglia, percorrendo la schiena con il suo tocco che m'infuocava.

Gli alzai la maglietta, togliendogliela, poggiando i palmi, sul suo torace rovente, sentendo di nuovo lo stesso ritmo rimbombare nel petto.
Mi fece girare, facendomi sbattere contro la parete, togliendomi il top. Mentre i miei capezzoli turgidi e infreddoliti si scontravano con il suo corpo che emanava un calore disarmante.

"Resterai per sempre?" Era una domanda bisognosa, dovevo sapere che nessuna distanza ci avrebbe più separato.

Mi baciò con foga, portando le mie mani in alto, incastrando le sue dita con le mia alla parete fredda. Mentre le nostre lingue si amavano. Il suo membro pigiava attraverso la stoffa del pantalone.

"Per sempre" sussurrò sulle mie labbra, con l'affanno. Vedendo il suo petto alzarsi ed abbassarsi.

M'infilò una mano nelle culotte, accarezzandomi e stringendomi una natica, leccandomi il collo.
Gli afferrai l'elastico dei pantaloni, abbassandoglieli insieme ai boxer.

Mi tirò su, continuando a baciarmi, quando lo
Sentii riempirmi con un colpo solo, affondando dentro le mie pieghe morbide, che lo bramavano.

Ansimavo, senza freni. Mi appoggiai alle sue spalle possenti, affondando le unghie, mentre i suoi gemiti venivano soffocati dai miei baci, spingendosi  più forte e veloce, facendomi sbattere la schiena al muro ad ogni colpo.
Il contrasto caldo, freddo mi eccitava.

Ora sapevo che sarebbe rimasto, che avremo superato tutto

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Ora sapevo che sarebbe rimasto, che avremo superato tutto. Solo una cosa tenevo celata, ed avevo paura che ne venisse a conoscenza. Non riuscivo a mentirgli ma neanche a confessare, o almeno non per adesso. Avrei preferito dopo che si sarebbe risolta la questione Rudy. In questo momento dovevamo restare uniti e la paura che si spezzasse il nostro legame mi oltrepassava l'anima.
Perchè da quando i suoi occhi mi catturarono in quel locale, mentre bevevo, e attiravo la sua attenzione, mi ero persa, mi sentivo smarrita, ma nei suoi pozzi seppur profondi che mi portavano nel fondale sapevo di trovare le risposte alle mie domande. Del perché fossi a Miami e non accanto a mio padre. Perché rimanevo nonostante non avessi nessun motivo.
Lo sapevo. Era per lui. Per le sue nubi, per l'attrazione che mi legò subito come un filo invisibile. Era il mio nero, ed io ero il suo bianco, e nulla di più perfetto ed imperfetto avrei mai trovato.

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