8

5.3K 286 66
                                    


Era bellissimo stare tra le sue braccia, l'unica cosa che mi calmava, dai pensieri spaventosi che dovevamo affrontare.

"Lo sai che prima o poi dovremo uscire da questa stanza? Mi voltai lentamente dalla parte di James, attirandomi contro il suo petto.

"Se invece non volessi?" Chiese con tono di voce roco, a causa del risveglio avvenuto poco prima, sentendo la sua erezione spingere contro il mio bacino, mentre brividi irrefrenabili si propagavano arrivando fino alle mie parti più nascoste.

"Non mi tenti signor Miller" canzonai scherzosa, vedendo le sue nubi scurirsi, riempiendo quei pozzi della stessa voglia che avevo io.

Non ebbi il tempo di ridere del suo sguardo, e sgusciare via, che m'incatenò con il suo corpo, mettendosi sopra di me, strusciando il membro contro il tessuto delle mie mutandine che ero sicura fossero già bagnate senza il suo aiuto.
"Come...così. Signorina Foster?" Si accostò al mio orecchio, rabbrividendo al contatto con il suo alito, mentre piccoli baci umidi venivano lasciati sul mio collo.

Non dissi nulla, incapace anche solo di pensare. Quando si trattava di James ogni mio pensiero veniva annebbiato, spazzato via come una folata di vento.

Quando la porta si aprì, mostrando un Daniel sulla soglia, con gli occhi gelidi e sgranati. James scese dal letto andandogli incontro, mentre mi coprii con le lenzuola, imbarazzata.

"Scu...cazzo non volevo" tentò di scusarsi, rimanendo incollato al mio corpo coperto, vedendo James irrigidirsi.

"Che ci fai qui?" Asserì serio, guardando Daniel. Mentre lui si ridestò, voltando la testa dalla parte di James.

Mi sentivo ancora più in imbarazzo. Il suo sguardo freddo mi aveva spiazzato.

"Credo sia meglio che vieni giù. Devo parlarti" lo incalzò, mentre James annuì confuso, chiedendo un attimo con il dito alzato, richiudendo la porta.

Si girò verso di me. La mascella contratta, mentre il mio viso iniziava a perdere di colorito. Non volevo si facesse idee strane. Per quanto la distanza avesse separato come sempre i nostri corpi, le anime e il cuore restavano collegati.

L'ansia si stava simulando in me, quando lo vidii avvicinarsi, alzandomi il mento tra il pollice e l'indice. Le labbra si schiusero automaticamente, lasciando che ne prendesse pieno possesso, in modo dolce e voglioso.

Si staccò, lasciandomi con gli occhi lucidi. Mentre s'infilò un pantalone della tuta che lo rendeva ancora più sexy di ciò che era, ed una maglia nera attillata.
Mi alzai buttando il lenzuolo sgualcito sul letto, andandogli incontro, superandolo con una spallata per raccogliere i miei vestiti piegati sulla sedia, lanciandogli uno sguardo malizioso. Quando mi piegai per prenderli, sentii le sue mani, premute su i miei fianchi che mi portarono a girarmi ed attaccarmi al muro prepotentemente.

"Mi stai provocando Foster" sussurrò quelle parole, con tono deciso, attaccato alle mie labbra, sfiorandole senza mai fermarsi e farle attaccare, lasciando crescere in me il bisogno di averle. Era una tortura lenta e piacevole.

Decisi di fare una mossa. Gli leccai le labbra chiuse, vedendolo irrigidirsi e sorprendersi della mia mossa.
"Ci sto riuscendo?" Gli chiesi di rimando, mentre mi guardava ancora ipnotizzato.

Portò una mia mano sulla sua erezione, lasciandomi sentire, quanto ci riuscissi.
"Giudica te" soffiò sul mio collo, lasciandomi sfuggire un ansimo, apprezzando.

Mi guardò lasciavo, staccandosi piano, avviandosi alla porta, mentre M'infilai il vestito, raggiungendolo per scendere nel salotto.

Trovai Daniel a sedere, con il cellulare tra le mani, e l'indice e il pollice tra gli occhi, sospirando pesantemente.

"Cosa c'è?" James scostò una sedia da sotto il tavolo, mettendosi a sedere, poggiando i gomiti sul legno del tavolo.

Alzò gli occhi guardandoci entrambi, facendo partire un audio vocale.

Brusii, un rumore impercettibile, come del vento. Tendevo le orecchie, poi...
"A...a...aiu...t...o...o, aiu...t...t...o" una voce metallica, spezzata tra i singhiozzi, paura, panico, agitazione, come quella che era dipinta ora su i nostri volti, ancora un brusio e poi il nulla.

Scaraventò il cellulare, prendendo potenza con il braccio, contro il divano in pelle, rimbalzandoci sopra.

"È Linda cazzo. L'avete sentita?! Non sono pazzo. È viva" gridava senza ritegno, alzandosi dalla sedia facendola scontrare con il tavolo in modo agitato. Era senza freni. James mi guardava, incerto se fosse lei o meno. Eppure aveva la certezza che fosse morta. Mille ipotesi passavano nella nostra testa. Non poteva aver pagato il dottore che ha analizzato il corpo. Era impossibile. Ma la voce anche se duro ammetterlo sembrava la sua. Era tutto strano e inquietante. Sensi di panico si attanagliavano. Cadevano ombre sulle nostre certezze, facendo oscurare anche quelle poche che avevamo.

"Forse è una voce simile. Non lasciarti ingannare" tentai di parlare, vedendo i suoi occhi blu in tempesta scagliarsi contro i miei che cercavano di farlo ragionare di nuovo lucidamente. Ormai era entrato in un cerchio di convinzione, anche se ormai neanche noi sapevamo più nulla.

"L'hai sentita Cindy cazzo" asserì duro e tagliente. Una voce grave.

"Basta" James portò due palmi in alto, facendoci segno di stare zitti. Lo vedevo pensieroso. Ma non in bene.

"Non capisci che è una trappola Daniel?! Non so come ma sento che c'è lo zampino di Rudy. Lui ha aspettato che uscissi dal carcere per colpirci. Per farci confondere. L'unico è attirarlo da noi. Se usciamo fuori dalla zona sarà più pericoloso. La polizia mia ha munito del necessario. È pericoloso ma non possiamo fare altro. Se sarà vero che Linda è in vita giuro su dio che la libereremo" precisò con cura, fissando Daniel, che si tirò i capelli tra le dita, annuendo da prima debolmente e poi con più convinzione.

Vidii James prendere il telefono dal divano, componendo un numero.

Lanciò occhiate ad entrambi per poi staccare il contatto visivo, rispondendo.
"Sono James Miller"
Mi gettò un attimo un occhiata, ricominciando a parlare. Mentre ascoltavamo attenti.
"Abbiamo contatti con Rudy. Attraverso un altro telefono. Ci ha chiesto un appuntamento"
Secondi interminabili di silenzio.
"Come mi comporto?" Chiese, riducendo gli occhi a due fessure, annuendo.
"Si lo so già"
Confermò ciò che gli era ovvio.
"Sicuro. Grazie"
Richiuse, poggiandolo sul tavolo, alzando di nuovo gli occhi su di noi. L'aria nella stanza era stata appesantita, e si sentiva.

"Bene. Abbiamo la conferma. Ho avvisato la squadra di polizia che aspetterà le mie mosse.
Dobbiamo dargli appuntamento in queste zone. Un posto sicuro e in mezzo al nulla.
Dovrà credere che gli crediamo."
C'informò, poggiando la sua mano, sulla mia.

Guardammo Daniel annuire, per poi passargli di nuovo il telefono.
"Fai ciò che devi" affermò. Ricevendo un cenno della testa da James. Per fargli capire di fidarsi e stare tranquillo.

Ormai era arrivato il momento. Tra molti se e ma, sapevamo che era arrivato, ed avevamo bisogno di farci forza insieme.

Stronger Together Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora