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Avevamo passato la giornata in tranquillità, ma in realtà era di nuovo una maschera che mi stavo mettendo, ancora per reggermi, per aggrapparmi.

Ero una Cindy diversa ma ero sempre la stessa. Si può essere due personalità opposte così contemporaneamente?! Non ci credevo neanche più. Ma qualcosa era cambiato da quando James aveva sciolto il nostro legame. Ero stata un mese ad afferrare quella speranza vana. Ed oggi che era il giorno del mio diciannovesimo compleanno, l'avevo abbandonata del tutto. Non si può rimanere aggrappati a qualcosa e tirare se dall'altro capo della corda non vi è nessuno.

"Che ne dite di uscire un po' stasera...Cindy a te va bene?" Proruppe Kevin, rivolgendo la domanda più a me che a Katy e Daniel. Vedevo il suo sguardo su di me, era tutto il giorno, tentava ancora di capirmi e come sempre ci riusciva.

Sospirai debolmente. Avrei voluto dire di no, che non era una grande idea. Ma come tutto il giorno, i loro visi illuminati mi fecero cedere ad un "ok" quasi smorzato dalla voce incerta che cacciai fuori a fatica, come sillabe e vocali che ti rimangono intrappolate.

Si avviarono nella camera a prepararsi raggianti, mentre Daniel si avvicinò a me, entrando nella mia camera. Non perché avesse avuto il mio consenso, ma solo perché sapevo che non l'avrei fermato neanche volendo.

"Sei sicura di voler uscire? Se vuoi resto a farti compagnia" il suo tono ora era più basso, più delicato. Gli davo le spalle non perché volessi ignorarlo, più che altro perché voltandomi avrebbe trovato ciò che cercava nella sua domanda.

"Sì certo" riuscii a dire senza cedere al tremolio, aprendo le ante dell'armadio, facendo finta di ispezionare i vestiti.

"Allora guardami" una semplice affermazione così risoluta da farmi trasalire. Deglutii affaticata e socchiudendo gli occhi un attimo per imprecare mentalmente, mi voltai con un vestito qualsiasi in mano.

Si avvicinò lentamente, togliendomi il vestito di mano, adagiandolo sul letto con delicatezza e compostezza, quella che aveva sempre avuto, quella che mi ricordava James.

"Perché non ti sei fatta quasi mai sentire?" Era una domanda ed una constatazione ovvia. Fissava il mio viso in ogni minima parte, talmente vicino da sentire il suo respiro scivolare sulla mia pelle.

Avrei voluto abbassare lo sguardo, ma era meglio tenerlo saldo ed ancorato a lui.
"Non avevo novità sensazionali" rivelai pungente, facendo spallucce.

Mi girai di nuovo, ma la sua presa sul mio polso mi riportò al punto di partenza.
"Cindy ti ho detto che per qualsiasi cosa ci sarei stato. Che non ti avrei abbandonata, ma hai lasciato in parte che lo facessi...anche io" sull'ultima parola gli morì la voce, mentre risi amaramente e debolmente.

"Anche io cioè come ha fatto James, era questo che volevi intendere vero? Che mi ha abbandonata e non tornerà. Ma sai che c'è, ci sono abituata agli abbandoni. Sembra che lo scopo delle vite altrui sia -Abbandonare Cindy-" ricalcai le ultime parole con una voce che neanche mi apparteneva, ma usciva dal petto e si scatenava fuori.

"Ma io non voglio lasciarti sola. Non spingermi fuori dalla tua vita Cindy. Non escludermi, non farlo" erano parole supplichevoli, le stesse che volevo sentire ma non ero certa che le volessi udire da lui. Da lui che mi ricordava James in ogni gesto il più perfetto ed imperfetto. I suoi occhi che anche se di un altro colore e di un altro taglio, vigevano vigili
Su di me, non mi lasciavano via di uscita.

"Perché non dovrei farlo? Dammi un motivo valido" aggiunsi in fretta, per non dimenticarmene. Avevo il cervello in panne, e dovevo già combattere con i miei mostri interiori che non ne volevo altri.

Si avvicinò mentre arretrai di scatto, non sapendo cosa fare. Ma ciò che trovai dietro fu solo il muro freddo.
Portò le mani sulla parete ai lati della mia testa. Vedevo i muscoli tesi e le spalle ancora più ampie de possibile. Ogni centimetro del suo corpo flettersi verso di me, ed i suoi occhi in cerca dei miei e delle sue risposte.
Abbassò lo sguardo, sussurrando un quasi impercettibile "non ci riesco, non ci riesco proprio".

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