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Pov. James

Eravamo lì, gli avevo iniettato una siringa di calmante, per trascinarlo al centro e legarlo con delle catene di ferro ai polsi, sopra un'inferriata arrugginita.

La testa china, come arreso al nostro volere, al suo destino da infame.
Riprese a poco conoscenza, tossendo ed annaspando a fatica, sbattendo più volte le palpebre che nascondevano degli occhi malvagi.

"Ehh" tentò di cacciare fuori una sillaba strisciata, mentre Linda rideva entusiasta, tenendo una spranga di ferro in mano che batteva sul palmo aperto, con fierezza.

"Linda non esagerare, è pur sempre tuo padre" le accennai, toccandole la spalla in modo delicato per farla calmare. Ma si spostò scontrosa, ridendo avaramente.

"No James, non mi chiedere di essere buona. Lui...mi fa schifo" lo disse con talmente tanto disprezzo e digrignando i denti, che vedevo i tratti del suo volto diventare felini e feriti.

Sentii i passi di Linda, avvicinarsi a Robowsky, prendendogli il mento tra il pollice e l'indice, conficcando quasi le unghia prive di smalto, sulla carne chiara di lui.

"Hai perso l'uso della lingua. Rispondi quando ti parlo" gli assestò uno schiaffo rude, sul viso, facendolo riprendere e tossire di nuovo più forte ed avvilito.

Non pensavo di assistere ad una scena tanto cruda, quando era stata lei stessa a dirmi di non macchiarmi di sangue nero. Ed era vero che il tempo cicatrizzava, ma il dolore rimane come un segno indelebile sotto pelle. Solo tu lo puoi vedere, lo puoi avvertire. Ci puoi morire di quel dolore, perché non svanirà mai.

Ed in quel momento pensavo a Cindy. A tutta la merda che le avevo lanciato addosso. Speravo ancora che mi aspettasse. Non mi avrebbe perdonato, forse, troppi errori. Troppe cazzate. Non sono mai stato un ragazzo perfetto, ed ho tentato mio malgrado. Ma ciò che mi circondava andava ben oltre ogni mio buon proposito, e tutto svaniva.

"Li...impossibile...tu...s...sei mor...ta" impastò le vocali con voce sommessa, mentre Linda si girò verso di me con un ghigno.

"Ti sarebbe piaciuto vero? Scommetto che quando ti hanno dato la lieta notizia hai fatto un banchetto in onore della mia morte, il giorno più bello della tua vita. Ma come vedi...sono viva. E ti chiederai come, ed avremo tempo di discutere, o forse no. Dipende da te" parlò calma e pacata, prendendo una sedia di legno e mettendosi di fronte a suo padre, sedendosi con le ginocchia divaricate, ed i gomiti poggiati sopra di esse.

"Non so di cosa parli. Ti ho sempre comprato tutto ciò che volevi" Le rivelò stercale e affannoso, sentendo Linda scoppiare in una fragorosa risata che risuonò tra le pareti di ferro, come un eco.

"Già, il bene materiale è più importante di tutto. Perché non parliamo di ciò che hai fatto. Se ci penso mi viene un senso di conato che mi si strozza in gola" si portò la mano sul collo, con un cenno di ripudio sul volto, mentre Robowsky alzò appena la testa.

"Linda, io..." tentò di parlare, e lei in uno scatto repentino si alzò, andandogli a muso duro difronte.

"Tu mi hai violentata, ero tua figlia. Avevo solo nove anni. Mia madre era a lavoro e tu hai abusato di me sul mio lettino" una lacrima le rigò il volto privo di trucco, mentre poggiai una mano sul pilastro di ferro, stringendolo e sentendo il suo stesso dolore. Figlio di puttana.
Parlava fievole e sommessa, mentre Robowsky la guardava affranto.

"Stavo giocando con la mia Barbie, quella nuova che mi comprasti. La stavo vestendo e parlando come se fosse una mia amica, perché non ne avevo. Arrivasti...e ti vidi sullo stipite della porta guardarmi. Mi alzai accennandoti un sorriso per venirti incontro. Ma..." si fermò un attimo con il cuore che le scoppiava nel petto e si portò una mano lì come per placare i singhiozzi che rendevano le parole appena percettibili, e subito dopo si asciugò le lacrime che ormai avevano allagato il suo volto ovale. Una mano stretta a pugno sotto il naso, e scosse i capelli.

Stronger Together Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora