19

4.7K 270 107
                                    



Mi levai su dal letto con i raggi del sole fuori. Ero ancora scossa per gli avvenimenti avvenuti una settimana prima. Non avevo ancora sentito Daniel. Ero troppo in subbuglio e la testa confusa.

Scostai le lenzuola, avviandomi verso la finestra. Scostai la tendina bianca portandomi i capelli di lato ed un palmo sul vetro. Mi sembrò di vedere la figura di James correre, ma era solo frutto della mia immaginazione. Quando la voce di Katy dalla cucina mi portò ad andare di là.

"Buongiorno dormigliona" mi salutò venendomi a scoccare un bacio sulla guancia, avvolta in una camicia lunga di Kevin. Ormai erano diventate di sua proprietà, mentre io mi strinsi nella mia vestaglia. Quella che avevo la prima volta che facemmo l'amore. Mi sciolse il fiocco esattamente come il mio cuore, donandogli tutto di me. Forse era per questo che mi sentivo come un albero spoglio senza foglie.

"Kevin?" Domandai, prendendo un sorso di succo all'ananas, portandomi il bicchiere di vetro sulle labbra assetate.

Rigirò il pancake nella padella, alzando le spalle.
"È andato a lavoro. Ha trovato impiego come personal trainer" rivelò entusiasta, elargendo un sorriso su quel viso bellissimo anche struccato, mettendole in evidenza gli occhi verde chiaro.

"Cavolo. Una notizia...stupenda" biascicai quasi con il boccone in bocca. E per la prima volta le erano venuti dei pancake ottimi. Dopo mesi di prove fallite era il minimo.
"Katy, sono ottimi" affermai assaporando un altro boccone, mentre tentai di prendere un'altra fetta, rimasta sola nel piatto, quando la bloccò infilzandoci la forchetta.

"Proprio per questo me ne sono lasciata una" borbottò prendendola, mangiandola sotto il mio sguardo truce ma divertito, mimando un verso di piacere. Era unica.

"Stupida" la rimbeccai beffarda, alzandomi, vedendola rincorrermi. Afferrai un cuscino dal divano parandomi come se fosse uno scudo.
"Fatti sotto Katyusha" la chiamai con il suo nome di battesimo, vedendo il suo viso tramutarsi in una smorfia di disapprovazione.

"Hai voluto la guerra" esultò soddisfatta, afferrando un altro cuscino, mentre il divano in mezzo ci divideva, sorridendo come due bambine.

Mi venne in contro, mentre alzammo contemporaneamente i cuscini, iniziando a tirarceli bonariamente contro, vedendo alcune piume fuoriuscire, come se fossero piccoli fiocchi di neve, ricoprendo quasi tutto il parquet marrone.

Quando suonarono alla porta, chiedendomi Time-out con le mani. Rise ancora e cercò di riprendere fiato, portandosi una mano sulla milza.

"Chi è?" Chiese prendendo la cornetta del citofono.

"Sali" affermò subito dopo, correndo in camera. Probabilmente si sarebbe messa qualcosa di più consono, anche se non sapevo chi fosse. Finché non vidii comparire la sua figura dalla porta. Era sempre la stessa scena, lui che mi fissava io che non riuscivo a tenere il suo sguardo indagatore.

Scivolò con lo sguardo pieno di desiderio sul mio corpo coperto solo dalla vestaglia di seta, parandomi con le braccia il seno. Non indossavo il reggiseno e sapevo che aveva visto la forma dei miei capezzoli attraverso la stoffa leggera.
Il suo blu cobalto mi stava divorando, ed era difficile assumere una posizione comoda ed indifferente.

"Ciao Cindy" parlò per primo, rompendo il silenzio glaciale. Alzai lo sguardo su di lui che ancora ardeva. I pantaloni sartoriali neri ed una camicia bianca con due bottoni sbottonati. La ricrescita della barba che sembrava ispida e pungente insieme ai capelli tirati indietro con un po' di gelatina, a renderlo affascinante come era sempre stato, insieme alla sua compostezza.

Stronger Together Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora