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Pov. James

"Se saprai dove trovarmi ci vedremo stasera. E lo saprai"

Queste erano le parole che ora vorticavano nella mia testa, che pulsava. Chiusi le palpebre, accasciandomi con la testa verso il cuscino del letto, del Motel. Presi una stanza. Pareti di legno, ed il resto scarno, come era la mia anima. Daniel era sempre con lei. Quasi un tormento. Mi doveva parlare. Il suo tono mi diceva che era una cosa bella, ma non lo sapevo. Era diventata più brava di me a mascherare l'emozione, e a non rivelare nulla in quelle pietre che mi avevano trafitto il cuore.

Le doghe deboli del letto, cigolarono appena, e ripercorsi un viaggi a ritroso nel tempo. Da quando c'incontrammo a tutto il resto. Non poteva essere andata nel locale. Lo escludevo. Poiché c'erano stati anche ricordi brutti che avremmo dovuto spazzare via come foglie secche in un giorno di autunno freddo e piovoso.
Ora ci sarebbe stato solo il sole. Sarei stato il suo raggio che l'avrebbe scaldata. Volevo credere che mi perdonate, pregavo, speravo. Non mi sarei arreso. Lei era il mio cuore.

In un attimo, mi fu tutto chiaro e limpido. Un'illuminazione che mi abbagliò la visione.
Il nostro primo "Ti Amo" in quella casetta di legno, dove ci eravamo amati sul serio, meglio di qualsiasi altra volta. La spiaggia. Lei adorava il mare. La prima volta che lo vide davvero era con me. Le feci provare la sensazione di entrare in acqua. Dei granelli di sabbia.

Mi alzai dal letto in uno scatto repentino sentendo le molle emettere un gracchio, passandomi una mano tra i capelli. Sapevo dove andare. Non avevo tempo da perdere.
Mi misi una maglia bianca con lo scollo a V ed un paio di jeans chiari.
Mi assicurai di aver preso tutto, dal comodino di legno. Cellulare, chiavi. Avevo tutto, mancava solo lei.

Richiusi la porta con un tonfo secco, scendendo i gradini di ferro battuto a chioccia, ed andare verso la macchina.
Misi in moto, e la ghiaia del parcheggio scricchiolò sotto il peso delle ruote, finché non m'inoltrai sull'asfalto liscio.

Abbassai il finestrino, prendendo il vento che entrava ed usciva dal piccolo spazio. Rivivevo quel giorno, ed avevo precisamente in testa la visione del suo corpo nudo ed arreso a me. Cazzo! Era perfetta. Una perla che nessuno avrebbe dovuto toccare.

Sembravo indemoniato. Sfrecciavo sulla strada per arrivare verso la mia meta ed incontrare la metà del mio cuore usurato. Lei era il mio bianco. Vestiva i miei giorni di candore.

Accesi una sigaretta, lasciandola metà al vento ed un po' a me. Strusciava sulle mie labbra il filtro giallo, ed assorbiva il mio respiro. Una melodia passava sulla radio. Una canzone latina di cui non conoscevo il nome. Sapevo che a Cindy piacevano e l'ascoltai. E mi venne in mente quando ballò in macchina.
Sorrisi e mi girai, come spinto da una forza di gravità. Guardai il sedile vuoto. Ma dopo speravo che ci sarebbe stato il suo corpo a riscaldare il tessuto.

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Trovi divertente il mio modo di ballare?" Mi chiese, assumendo un tono offeso e corrugando la fronte.
Risi di gusto nel vederla così. Cazzo! Non era divertente, era altamente eccitante. Avrei sostato la macchina e l'avrei scopata per sentire i suoi ansimi dolci. Per stringere quelle gambe diafane intorno al mio bacino. Riempirla e farla gridare il mio nome.

"No, non mi permetterei mai, sei...come dire...sensuale?!" Affermai pensando un po' alla risposta. Per non sembrare rude, precipitoso. Era una perla da trattare con i guanti. Lei non era come le altre.

Sorrise soddisfatta.
"Lo so" confermò ridendo, ricominciando a ballare.
Ed il mio cuore iniziò a scalpitare.
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Sostai la macchina nel parcheggio, di fronte alla spiaggia. C'erano dei cespugli, mentre la spiaggia restava dopo la discesa sabbiosa e terrosa.
Avanzai con le scarpe, togliendomele solo quando arrivai sul punto della spiaggia pulito. Un refolo di vento mosse i miei capelli, facendo finire il ciuffo moro, di lato.
Cercai con occhi vigili e attenti. Scrutavo. Captavo se ci fosse la sua figura. Pregavo di non essermi sbagliato. Che la mia mente ed il mio sesto senso, non mi avessero tratto un tranello.

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