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Finalmente presentai alla ginecologa il mio futuro marito, senza dubitare più sul fatto del mio orientamento sessuale. Ed anzi, nel modo di guardarlo mi scattò un attacco di gelosia prepotente. Mi sentivo più su di giri ora che ero incinta. Ogni cosa sembrava amplificata dentro il mio corpo, come se stessi tramutando e divenendo un'altra persona. E forse era proprio così. Ero una nuova Cindy, una donna più sicura, senza più paure ormai, senza più ostacoli e barriere.

James tenne gli occhi sempre affissi su di me, e sentii l'impiastro liquido e fresco sul mio ventre, passandoci sopra la Sonda. La ginecologa puntò lo sguardo verso il monitor dove sia io che James guardammo. Vidi apparire l'immagine del mio fagiolino più cresciuto. Sentii un'esplosione dolce nascermi infondo al cuore e riverberarsi in ogni fibra del mio essere, in modo così delicato da farmi sentire la pace interiore.

Un sorriso misto a stupore si formò sul volto spigoloso e perfetto di James, osservandolo come incredulo e stringendo la mia mano.
"È...è mio figlio quello?!" Più che una domanda era una constatazione, con voce basita e cristallina.

Si girò verso di me, incatenandomi con i suoi occhi anche se ero distesa sopra un lettino, l'unica cosa a tenermi ferma erano i suoi pozzi più limpidi.
"È nostro figlio" mi ripeté come se avesse appena fatto una scoperta ultraterrena e sensazionale, volendomelo rivelare.

Mi trattenni dal ridere, mordendomi con delicatezza il labbro e guardai la ginecologa che entusiasta annuì.
"È vostra figlia" ci comunicò carezzevole, mentre sgranai gli occhi come James.

"È femmina? È femmina?" Domandai per due volte la stessa cosa, vedendola ridere ed indicarci con l'indice il monitor, dove era andata ad approfondire e zoommare.

"Vedete? È una piccola fagiolina. Complimenti" ci confidò di nuovo, spegnendo il monitor, e passandomi un pezzo di carta per pulirmi il gel trasparente.

"Suo marito è rimasto senza parole" sussurrò a bassa voce, accostandosi al mio orecchio con tono divertito, mentre soppressi di nuovo un'altra risata.

"Temo di sì" affermai soffice, drizzandomi dal lettino ed aggiustandomi il vestito.

"Una femmina" proruppe James dopo secondi interminabili, che fissò il monitor ormai spento e girandosi verso di me con occhi dolci.

"Già" feci spallucce, riservandogli un sorriso tenero, e lo guardai venire verso di me, stampandomi un bacio all'improvviso, sotto lo sguardo della Ginecologa, che sorrise nel vederci così.

"Ci vediamo alla prossima visita Cindy" affermò sicura e vellutata, mentre annuii, e richiudemmo la porta bianca, con un tonfo debole.

Lo seguii fuori, superando le porte in vetro, ed una volta raggiunti alla macchina, mi sollevò per i fianchi, con leggerezza. Alzai le ginocchia all'indietro e volteggiai per tornare sulla terra ferma, senza mai staccare i nostri occhi che si amavano, ed i nostri sorrisi sinceri e veritieri.
"Ti rendi conto? Una piccolina" esclamò ancora scioccato, tenendomi per i fianchi, con le sue mani che emanavano calore.

Allacciai le braccia esili al suo collo annuendo, e sfiorando la punta del mio naso con il suo.
"Una piccolina tutta nostra. Ho già in mente un nome" mi morsi il labbro, poiché azzardai l'ultima affermazione, mente innalzò il sopracciglio scuro.

"Dica il nome che ha pensato, signorina" si fece amorevolmente beffa di me, e corrucciai le labbra.

"Rose" gli rivelai, sapendo quel nome che significato contenesse. Era il nostro marchio tatuato su pelle e sotto pelle perché avevano dei significati quei tatuaggi, per entrambi. Lei sarebbe stata quei tatuaggi, combaciati in uno solo, per nascere perfettamente, come una rosa.

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