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Mi svegliai con la luce fioca che entrava dalla camera, aggiustandomi la bretella della sottoveste che mi era ceduta. Avevo perso qualche chilo ed i miei vestiti se ne accorgevano. Il mio corpo no. Non reclamava cibo, ma dovevo mangiare.

Mi alzai da quelle lenzuola soffici e volevo restare incollata ad un sogno. La nostra prima volta al mare. Ero tornata in quel momento felice della mia vita. Lui che mi baciava l'incavo del collo, scendendo con la mano verso il mio ventre per trovare la mia intimità, portandomi a poggiare la testa sul suo petto. I raggi scaldavano i corpi e dentro bruciavo di una passione accecante. I suoi pozzi sereni e con un luccichio speciale. Dio erano così vere quelle immagini che strinsi il lembo del lenzuolo con la mano stretta in un pugno, ricordandomi che lui non c'era più.

Era diventato frutto della mia fantasia perversa. Invadeva i miei sogni erotici.

Rifeci il letto, aggiustando i cuscini scuotendoli per dargli volume. E scesi piano le scale stando attenta allo scalino che scricchiolava per non svegliare Daniel. Quando mi accorsi che la coperta era piegata sul bracciolo del divano consumato e rattoppato. Forse era andato via. Un pensiero si fece largo dentro di me.

Era vero non contraccambiavo i suoi sentimenti. Il mio cuore non ha mai avuto dubbi. Ma mi faceva sentire meno sola di quanto già non fossi. A quel pensiero mi rattristai, trattenendo un singhiozzo e tirando su con il naso. Avviandomi in cucina con la testa bassa.

Finché non sentii il rumore del frigo chiudersi con un tonfo debole, ascoltando il rumore che emetteva il congelatore sopra.

Alzai gli occhi su i suoi splendenti di prima mattina. I capelli senza gel scomposti e più mossi, avevano vita propria e gli incorniciavano il viso spigoloso alla perfezione come quella poca ricrescita che pungeva dolcemente.

Mi sorrise con le labbra incurvate in maniera dolce ma malizioso. Finché non scivolai sulla sua figura, mossa da un'istinto che partiva dalla testa.
Era solo con dei boxer neri che aderivano su i suoi fianchi e...Dio mio Cindy.

Mi passai la lingua sul labbro inferiore, tornando di nuovo sul suo viso. Ed ora il suo sorriso la diceva lunga e forse anche il mio rossore sulle gote ne sapeva qualcosa.

"Buongiorno" mi salutò finalmente, allungandosi con il braccio per prendermi una tazza con del caffè dentro, appena pronto, poiché Vidii la nube di fumo fuoriuscire e disperdersi nell'aria della cucina.

"Grazie. Come hai dormito?" Gli domandai, portandomi la tazza sulle labbra per soffiare all'interno e prendere un sorso caldo, di ciò che mi avrebbe dovuto svegliare dal mio stato di trance.

Si fece più vicino, mettendosi al mio lato come a volermi superare per poi toccare il suo braccio possente contro la mia spalla. Sentii il suo alito caldo solleticarmi la nuca e l'incavo del collo.
"Chi ti ha detto che ho dormito? Magari ho guardato la TV. O magari altro" sussurrò con tono rauco sul mio lobo che da prima freddo ora scottava.

Chiusi appena le palpebre perché Daniel non poteva farmi sempre questo maledetto effetto. Ma era viscerale. Mi partiva dalla pancia ed arrivava con fitte prepotenti nella mia parte intima. Mi sentivo sciolta.
Mentre con James partiva dal cuore fino alla punta dei piedi che si arricciavano.

Feci un sorrisetto malizioso come il suo, allungandomi con il busto verso il tavolo per posare la tazzina. Mi girai sorpassandolo, con ancora un sorriso. Finché la sua mano attorno al mio polso non mi strattonò, facendomi sbattere contro il suo petto ed il lato destro della sotto veste cedette, rivelando parte del capezzolo turgido.

Mi affrettai a coprirlo ma lo sguardo di Daniel cadde lì. E la sua mano aperta sul mio fondoschiena, che scendeva sempre più giù non aiutava a farmi aggiustare come avrei dovuto.
Mi sentii in imbarazzo, ma non mi mossi.
Sollevai appena lo sguardo vedendo il suo da sotto le mie ciglia.
Era rimasto con lo sguardo incollato sul mio seno, finché non lo sentii sospirare pesantemente e rilasciare il respiro che mi solleticò il collo, facendomi svolazzare dolcemente alcune ciocche.

"Sarà sempre così vero?" Domandò sconfitto più a se stesso che a me.

Scossi la testa come se non capissi.
"Così come?"

"Che io ti desidero da impazzire e tu non puoi avvicinarti a me. Ed io non ti voglio obbligare. Io lo so il tuo cuore a chi appartiene." Conteneva angoscia la sua ammissione.

Alzai una mano, scostandogli una ciocca ribelle dalla fronte, mentre i suoi occhi combaciarono con i miei. Forzò la presa dietro al mio fondoschiena, finendo tra la spaccatura delle mie natiche. Sussultai a quel contatto, e mi sfuggì un ansimo.
"Ti desidero troppo" ricalcò debole quella parola, e sentii la sua erezione crescere e spingere sul mio ventre. Mi stavo iniziando a scaldare.

Mi morsi il labbro ed i suoi occhi caddero lì come i miei sulle sue labbra, incontrandoci di nuovo.

Fu un attimo e mi sollevo di peso, prendendomi da sotto le natiche, per poggiarmi a sedere su di lui a cavalcioni sul divano.
Gli accarezzai il viso, andandogli vicina, finché le nostre labbra non si trovarono, lasciandoci sfuggire degli ansimi.

Senza rendermene conto mi stavo muovendo su di lui sentendo la sua erezione premere sulle mie labbra. A dividerci solo l'intimo e mi sentivo eccitata.
Scesi con le mani verso le sue scapole, attirandolo contro di me, mentre le sua mani rimanevano ancorate ai miei glutei. Finché non salì lentamente per i fianchi dove anche la sotto veste si muoveva e si alzava appena. Mi guardò negli occhi e con una delicatezza inaudita mi abbassò la spallina della sottoveste, baciandomi il collo, fino a scendere su il mio seno. Tracciava con la punta della lingua il contorno del mio capezzolo con movimenti rotatori, facendomi bagnare.

Finché i suoi pozzi non mi apparvero davanti.
"Daniel..." lo richiamai in affanno, frenando il suo assalto sul mio capezzolo rosso e lucido della sua saliva.

Mi scostai, alzandomi come se avessi visto un fantasma ed infatti era così ma dentro la mia testa.
"Mi dispiace" ammisi ingoiando il magone che mi stringeva la gola.

Le sue mani erano ancora aperte come se avesse ancora il mio corpo lì su di lui.
Fino a richiuderle.
"Sei stata con lui vero? È anche per questo che sei partita" non me lo stava chiedendo me lo stava confermando per cercare la risposta nei miei occhi che gliela diedero come il cenno di assenso della mia testa.

"Lo sapevo. Cazzo" si alzò, prendendo la maglia ed infilandosela.

"Daniel aspetta. Io non ti ho mai illuso. Non ti ho mai detto quella parola" cercai di farlo ragionare ma i suoi occhi erano un mare buio in tempesta.

"No, hai ragione. Ma io ti amo Cindy. Continuo a farmi del male" lo disse come se se ne rendeva conto. Non volevo far soffrire nessuno. Tanto meno Daniel.

"Te ne andrai?" Gli domandai sperando che fosse "no" la sua risposta, mentre tentavo di ricompormi e lo Vidii infilarsi la cintura.

Si fermò un attimo guardandomi negli occhi per poi avvicinarsi a me. Vedevo ancora quel desiderio sincero. Mi prese il mento tra il pollice e l'indice, avvicinandosi ancora di più, sentendo il suo alito entrare nelle mie labbra schiuse.
"Non ti abbandono. Resterò finché avrai bisogno di me. Di una mano, di un conforto. Infondo a questo servono gli amici. Se non posso essere altro mi accontento" rivelò arreso. Mi sentivo una vera stronza. Non avrei mai pensato di sentirmi così ma ora si.

Tornai su e mi vestii con la divisa.
"Daniel io vado a lavoro" lo avvisai, vedendolo annuire, per poi seguirmi.

"Ti accompagno. Non ho molto da fare" rise di cuore e mi unii a lui.

Arrivai davanti al luogo di lavoro, entrando dentro e sentii il tintinnio. Facendo sedere Daniel.
"Credo che a casa mia il cibo scarseggiasse. Mettiti comodo e ti cucino qualcosa io" mi avvicinai al suo viso, dandogli un bacio sulla guancia.

"Sono nelle tue mani" mi riprese, sapendo che aveva più senso quella frase, mentre mi voltai lasciandolo seduto con un sorriso.

"Cam" lo salutai, legandomi il grembiule più stretto dietro. Mentre i suoi occhi scuri guizzarono su di me.

"Un nuovo boss?" Domando derisorio, inarcando il sopracciglio scuro, mentre gli diedi una pacca sul braccio.

"Finiscila. È un amico" affermai sorridendo e facendo spallucce.

Certo un amico con cui stavi per scopare, Cindy! Mi ricordò la mia mente. Ma mi ero fermata ed era giusto così. Tenevo a Daniel ma non lo amavo. E non potevo dare il mio corpo a chi prima non aveva il mio cuore. E quel cuore aveva già il suo posto nel mondo.

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