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Pov. Daniel

Ero stato accanto a Cindy, tutto questo tempo. Cosa speravo? A cosa puntavo? Al suo cuore? Impossibile! Non puoi donare un cuore a chi l'hai già donato. Lei aveva fatto la sua scelta. Contro tutto e tutti avrebbe sempre scelto James. Il loro amore era stato fatto di ostacoli, prove che hanno sempre superato. Divisi e ritrovati. Perché ciò che non si può perdere torna sempre.

La guardai andare via su quel taxi, via da me, per andare da lui. Per dargli la lieta notizia di un cerchio che si sarebbe chiuso. Un'amore completo. Ora che niente più barriere li avrebbero divisi, non sarei stato certamente io a dividerli. Lei apparteneva a James da sempre. Io ero solo un'antagonista. Una figura che rimpiazzava i suoi giorni scuri. Finii quel pezzo di pane come se fosse stato cemento, sotto i miei denti.
Mi feci la valigia. Ero ora di tornare a Los Angeles. Da mio padre, dalla madre di James, e al mio lavoro, rimasto accantonato per troppo tempo, ma avevo mesi arretrati. Poiché non andavo mai in vacanza.

Chiusi quella porta di casa sua, con una morsa allo stomaco che mi stritolò quasi le viscere. Non mi voltai, non mi soffermai a vedere il divano, la cucina. Le parole e la voglia che avevamo entrambi. Era solo passione da parte sua, da parte mia era ben altro.

Il viaggio in aereo fu tranquillo, tutto come sempre. Guardavo fuori sapendo cosa stavo lasciando. Tornare alla mia solita routine. Iniziare di nuovo da dove avevo lasciato.
Arrivai all'aeroporto, scendendo dall'aereo, sentendo apprezzamenti da due hostess, che mi salutarono cordialmente. Le rivolsi un sorriso dolce ad entrambe, ma era un sorriso finto. Non avevo voglia di possedere delle donne. Volevo solo scordarmi di tutto.

Mi avviai con la valigia nera, verso il sottopassaggio. Dove avevo accantonato la mia macchina. Era lì. Mi guardava con i suoi fari spenti come i miei occhi. Mi dava il bentornato. Potevo sentire il refolo di vento caldo di Los Angeles, passare attraverso quelle colonne di cemento, grigie.
Tirai fuori le chiavi dalla tasca del pantalone, e posai la valigia piccola dietro il bagagliaio.
Aprii lo sportello, della macchina nera lucida, sistemandomi sul sedile di pelle e tessuto nero, prima di richiuderlo con un tonfo pesante, innestare la prima e partire.

La macchina che avevo affittato a Miami, la lasciai all'aeroporto. Quella macchina che aveva ospitato Cindy, le sue paure, il suo imbarazzo, la sua risata, i suoi occhi persi. Tutto di lei, ed ora in questa mia mi sentivo perso, senza più il suo profumo ad impregnare i tessuti che sapevano ancora di nuovo e di pelle.

Guidai piano, lento. Non avevo più furia, non stavo perdendo più niente. Finché non arrivai davanti casa mia. Era una villetta con una piccola aiuola, senza fiori. Odiavo quel profumo inebriante, che assaliva le narici. Amavo di più il profumo di erba tosata, e di umidità. Amavo la pioggia, perché il sole andava e veniva. La pioggia durava di più e quando se ne andava lasciava la scia del suo odore pastoso.

Sostai la macchina, nel vialetto, asfaltato di fronte al garage dal bandone verde bottiglia.
Salii i gradini di mattone, aprendo la porta di casa, marrone lucida, con un giro di chiave lunga nella toppa di ferro dorata.
Trascinai la valigia, in modo svogliato, sulle mattonelle bianche lucide variegate, con sfumature sul taupe. Appoggiandola al muro beige.
Sentii lo spruzzo del deodorante per ambienti, spruzzare veemente, e l'odore aggrumato, diffondersi tra quelle pareti, dandomi sollievo.

Aprii il frigo, trovando il cartone, delle lattine di birra ancora intatto. L'unica cosa che avevo lasciato in frigo. Ne presi una, sentendo quanto fosse fresca al contatto con la mia mano calda, stappandola con un rumore rilassato, della levetta in metallo. Mi portai alle labbra il liquido, rinsavendomi.
Per quale cazzo di motivo mi sentivo abbattuto? Come se fossi stato un fottuto involucro di me stesso, senza più una ragione. Strinsi la lattina tra la mano destra, scagliandola contro il cestino, e facendo centro, prima di lasciarmi andare sul divano di pelle nero, con la testa china ed i capelli tra le mani.

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